I migliori libri del 2018 scritti da donne che devi leggere se non l'hai già fatto
La consapevolezza fa sempre la differenza. E leggere aiuta molto. Ecco perché consigliamo questi volumi come migliori libri del 2018.
La consapevolezza fa sempre la differenza. E leggere aiuta molto. Ecco perché consigliamo questi volumi come migliori libri del 2018.
Quali sono i migliori libri del 2018? Lungi da noi stilare l’ennesima classifica, ne abbiamo scelti alcuni che sono per noi imperdibili – ma in ordine sparso, non li troverete quindi in ordine crescente o decrescente per quello che riguarda il nostro apprezzamento. Si tratta di volumi che possiedono una forte identità femminile – e sono scritti da donne naturalmente – e spesso si parla in essi di empowerment femminile.
C’è un romanzo distopico, un saggio giuridico, un pamphlet sulla maternità ma anche tanto femminismo e tanta rivoluzione. Non mancano neppure varie riflessioni sugli standard estetici, sui retaggi, sui pregiudizi di genere di cui è permeata la società. E le autrici sono note e autorevoli, come la scrittrice Zadie Smith o il magistrato Paola De Nicola.
Crediamo fermamente che conoscenza e riflessione siano fondamentali per cambiare il mondo, per abbattere i muri e distruggere stereotipi e retaggi. E allora ecco i consigli sui migliori libri del 2018 secondo Roba da Donne.
Autorevolezza e autoironia. Sono questi gli ingredienti della raccolta di 26 tra articoli e saggi scritti da Zadie Smith dal 2010 al 2017. In questi pezzi che compongono un ricco mosaico è fortemente presente l’impronta femminile, a partire dai ritratti di due artiste come Billie Holiday e Joni Mitchell fino a un quadro settecentesco che contiene un indizio sull’identità femminile.
Se avete mai visto il film Suffragette, avete avuto un’illuminazione molto chiara: dagli inizi del Novecento fino agli anni ’70, l’Occidente ha vissuto una stagione straordinaria per le rivendicazioni femminili. Diritto di voto, divorzio, diritto alla scelta ma anche scalata alle posizioni lavorative un tempo occupate dagli uomini. Il femminismo ha fatto tanto per le donne fino agli anni ’80. Dopo di che c’è stata una stasi e ancora oggi violenze e molestie sessuali sono all’ordine del giorno – accompagnate da una profonda vergogna da parte di chi le subisce. Così Giulia Blasi propone una vera e propria rivoluzione per rovesciare i retaggi che sono proliferati di fronte al femminismo dormiente di questi decenni. E lo fa dando dei consigli concreti – tra i quali forse uno dei più importanti e sottovalutati: rafforzare la solidarietà femminile. E nella sua parabola non mancano neppure gli uomini.
La comunicazione tra le persone è diventata un bel problema. Sui social network si ergono spesso muri di intransigenza, ma solo perché rispecchiano la vita reale. E tutti finiscono per litigare. Così Irene Facheris dà in questo volume alcuni consigli non solo sulla corretta comunicazione ma anche degli input su come percepire ciò che ci circonda.
Avete mai percepito come quasi sempre le donne che denunciano una violenza non siano le vittime con il filtro del senso comune (ma lo siano effettivamente nella realtà)? I pregiudizi permeano la nostra società – anche e soprattutto nel settore giuridico – perché sono retaggi del maschilismo che si perpetuano e perpetuano differenze di genere. Quindi, con la sua esperienza da magistrato, Paola De Nicola affronta l’argomento e mostra che laddove dovrebbe regnare la giustizia, regnano invece sovente gli stereotipi di genere.
Sulla falsariga de Il racconto dell’ancella, nasce quest’altro romanzo distopico. Jean, la figlia e le altre donne americane hanno al polso un bracciale contaparole, che consente loro di pronunciare solo 100 parole al giorno – quando normalmente sarebbero 16mila. Come le ancelle non possono avere soldi propri, non un passaporto, non un lavoro. Ma la cosa più importante è la voce, perché essa ci dà la possibilità di ribellarci.
Si tratta di una straordinaria storia autobiografica. Roxane Gay aveva 12 anni quando fu vittima di una violenza feroce – alla quale reagì diventando insaziabile, mangiando affinché il suo corpo si rendesse inespugnabile agli sguardi maschili. La battaglia di Roxane però non è solitaria. Tantissime ragazzine lottano contro una cultura che spinge le donne a odiarsi se non corrispondono a degli standard.
Parlare apertamente delle mestruazioni significa per le donne avere una nuova consapevolezza della propria identità. Purtroppo si tratta di un argomento che risente di un retaggio, un retaggio che si traduce in vergogna. Quella che ancora spinge qualcuno a non aver il coraggio di chiedere al proprio padre, per esempio, di comprare gli assorbenti. Quella resistenza di qualcuna tra noi ai tamponi interni. Quelle perifrasi come «barone rosso» che utilizziamo per non dire la parola giusta: mestruazioni. E quindi Élise Thiébaut compie un viaggio antropologico per mostrarci come superstizioni e leggende abbiano avuto per secoli un chiaro peso sulla discriminazione di genere.
Le donne oggi vivono in una sorta di limbo. Sanno che la bellezza non significa nulla, si indignano guardando Il corpo delle donne di Lorella Zanardo, criticano l’aspirazione della bellezza a tutti i costi, eppure cercando di tendere a certi standard estetici, continuano a guardare determinati programmi televisivi e mascherano i difettucci che tutti abbiamo con il fotoritocco. Renee Engeln esplora l’argomento da psicologa, mostrando le ricadute che questa ossessione presenta, dai disturbi alimentari ai danni dei processi cognitivi, fino allo spreco di tempo e denaro. Ma in questo libro non c’è solo la pars destruens, perché contiene preziose idee e soluzioni per accettare se stesse.
Esistono delle pressioni sociali che spingono le donne a fare figli. La maternità deve essere una scelta, libera, consapevole, non un’imposizione. E soprattutto il fatto che abbiamo un utero non significa che dobbiamo usarlo anche se non lo vogliamo.
Ma io lo volevo ‘sto figlio? – scrive Michela Andreozzi – Perché non capivo se lo volevo perché lo volevo o perché lo volevano tutte le altre. Ma si può anche dire di no. Anche se la pressione sociale è un vero e proprio mobbing. Sottile, fatto di giudizi, paragoni, allusioni, confronti, sfide. È possibile non avere figli, ma non ti è permesso rifiutarne l’idea. Dire: io non ne voglio, grazie. Eppure siamo tante ed è arrivato il momento di farci avanti.
Anche qui parliamo di rivoluzione del femminismo. Jessa Crispin mette in evidenza come il femminismo oggi abbia perso in un certo senso la sua valenza: accanto alle rivendicazioni, si accettano i valori del patriarcato ed è come sconfessare, adeguarsi, smettere di lottare. E allora questo libro propone alle donne di riformare il mondo, di renderlo anche a loro misura. Le parole non bastano, non bastano più i proclami.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
Cosa ne pensi?