Sesso e potere nel femminismo: da Alix Kates Shulman a oggi

Sesso e potere sono due categorie centrali per la storia del femminismo. Pagine e pagine sono state scritte su questo connubio. Da Alix Kates Shulman alle esponenti del femminismo contemporaneo, dal femminismo radicale a quello intersezionale: un breve excursus sulla letteratura femminista.

Il femminismo è un movimento storicamente composito e complesso; l’avvicendarsi di diverse correnti ha sempre portato con sé novità e rivoluzione. Nello specifico, nel passaggio dalla femminismo di prima a quello di seconda generazione, l’organizzazione dei primi gruppi radicali pose al centro del discorso femminista il legame tra sesso e potere.

Il cambiamento rivoluzionario fu nel non intendere più la sessualità femminile come un fattore unicamente biologico, ma politico. Su questo aspetto si concentrerà gran parte della letteratura femminista, dalla seconda ondata fino a oggi.

Sesso e potere agli albori del femminismo radicale

La scrittrice e attivista americana Alix Kates Shulman nel 1980 apparve con uno speciale sulla rivista “Signs” in cui sviscerava il tema del nesso tra sesso e potere come fondamento del femminismo radicale.

A partire dagli anni Sessanta, divenne prerogativa del movimento femminista la liberazione sessuale. Tutti i tabù legati alla sessualità femminile assunsero la forma di strumento di autodeterminazione, in virtù del principio secondo il quale “il personale è politico“. Questo slogan, pronunciato per la prima volta da Carol Hanisch, vuole significare che il modo in cui le donne vengono trattate nell’intimità deve intendersi come un fatto politico, poiché ascrivibile in un quadro più generale di discriminazione. Lavoro, casa, sesso, maternità, linguaggio, ruolo sociale, non sono altro che aspetti diversi di uno stesso atteggiamento nei confronti delle donne.

È in questo periodo che si apre il dibattito sull’autodeterminazione del corpo femminile. Le prime testimonianze sull’aborto sconvolsero l’opinione pubblica e nacquero i primi movimenti, come quello delle Redstockings di cui Shulman fu membro, per la maternità libera.

Obiettivo fondamentale per il femminismo radicale è, dunque, la riappropriazione del corpo della donna. Battaglia, questa, che non poteva non essere condotta nel campo della sessualità. Se immaginiamo il rapporto sessuale come un’istituzione politica, noteremo che in esso si ripropongono le stesse dinamiche di potere tra uomo e donna. Esistono delle “posizioni sessuali”, definite normali, che mettono al centro esclusivamente il piacere maschile; questo processo si concretizza, ad esempio, nella mitizzazione dell’orgasmo vaginale, legato all’esperienza sessuale penetrativa.

Shulamith Firestone e la “dialettica dei sessi”

Tra i testi prodotti a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, molte femministe hanno concentrato la loro attenzione sul tema del rapporto tra sessi. L’attivista canadese Shulamith Firestone, nel suo saggio più conosciuto La dialettica dei sessi, costruisce un apparato critico dei pensieri di Marx e Freud, declinandoli in ottica femminista.

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Nella sezione dedicata all’amore, inteso come rapporto eterosessuale, Firestone sottolinea che il rapporto amoroso necessita di una vulnerabilità reciproca che, però, diviene dannosa per la donna per via della dinamica sociale iniqua. In una società maschilista, una donna è subalterna nei rapporti sociali quanto in quelli sessuali; per questo il superamento del privilegio maschile risiede, anche, nell’appropriazione dei mezzi di riproduzione da parte delle donne.

Il lesbismo radicale come strumento di potere

In seno al femminismo radicale, proprio in relazione alle dinamiche di sesso e potere, si è sviluppato il lesbismo politico; teoria che intende l’orientamento sessuale come scelta di lotta politica. Una teoria del genere coglie nei rapporti eterosessuali il fondamento della struttura patriarcale. Le dinamiche relazionali tra donne e uomini insistono su un’immagine di donna che risponde al desiderio maschile e l’unico modo per liberarsene è evitare che questa dinamica si ripeta.

Martha Shelby, una delle prime donne a definirsi lesbica radicale, scrisse su Lesbianism, and the Women’s Liberation Movement:

Secondo me, il lesbismo non è una stranezza che riguarda poche donne e che il Movimento deve considerare come una questione secondaria. In un certo senso, è il punto centrale del Movimento di Liberazione della Donna. Per potersi liberare dall’oppressione della casta maschile, le donne debbono unirsi, debbono imparare ad amarsi, debbono diventare più forti e indipendenti e trattare con l’uomo da una posizione di forza […] Le donne sono… considerate deboli, dipendenti e amorevoli. Ma quel genere di amore è autolesionismo. L’amore può esistere solo fra eguali, non fra oppressi e oppressori.

Sesso e potere nel femminismo contemporaneo

Ancora oggi l’esercizio del potere, nonostante gli innegabili progressi, rimane qualcosa di limitato per le donne. L’idea di una donna che esercita potere è legata ancora a stereotipi da abbattere e ostacoli da superare; ed è ancora largamente diffuso il preconcetto della donna che agisce in maniera “maschile” per garantirsi rispetto.

Per questo anche la letteratura femminista più recente si è trovata, anche se da un punto di vista diverso e meno radicale, a riprendere le nozioni legate alle dinamiche di sesso e potere, riflettendovi in ottica intersezionale.

È il caso di Colette Guillaumin, sociologa francese e esponente del femminismo materialista, che in numerosi saggi lega le categorie di sesso e razza nel tentativo di decostruirle. Anticipando l’approccio del femminismo intersezionale, Guillaumin definisce le nozioni di razza e di differenza sessuale come delle costruzioni funzionali al mantenimento delle classi e di una forma di asimmetria sociale.

In questo senso, la donna è oggetto di appropriazione. La sua soggettività, la sua sessualità, il suo corpo e i frutti di questo sono vittime di quello che l’autrice, coniando un nuovo termine, definisce sexage. Recentemente alcuni saggi di Guillaumin sul tema sono stati pubblicati in Italia da Ombre Corte, nella raccolta Sesso, razza e pratica del potere.

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La vastissima produzione sul tema arriva fino alla storia recentissima del femminismo. Ad esempio, Jennifer Guerra nel suo saggio d’esordio Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà, ritorna sul tema del corpo e del personale come strumento politico, attraverso un excursus sui movimenti femministi.

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Questo costante interesse evidenzia, dunque, come il tema sia tutt’altro che superato. Proprio perché la questione del potere e della parità è ancora tutta da giocarsi nel campo del sesso e del desiderio.

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