Pilar del RÃo: per José Saramago la donna è "l'essere umano più finito e perfetto"
Le donne viste da José Saramago, Premio Nobel per la letteratura nel 1988: dai personaggi dei suoi libri alla moglie, traduttrice dei suoi libri
Le donne viste da José Saramago, Premio Nobel per la letteratura nel 1988: dai personaggi dei suoi libri alla moglie, traduttrice dei suoi libri
Nel 1996, due anni prima del Nobel per la letteratura, José Saramago si trovò a chiacchierare su una spiaggia di Lanzarote insieme a un caro amico. Doveva essere un momento personale, tra due persone unite da interessi comuni o semplicemente dalla vita, ma ne uscì una straordinaria testimonianza. In Un ritratto appassionato, Baptista Bastos tratteggiò soprattutto il punto di vista dello scrittore portoghese sulla donna, da lui definita come “essere umano più finito e perfetto”.
Non è un caso se in molti dei libri di Saramago siano proprio le figure femminili a emergere positivamente. Succede in Cecità , dove la sola donna a non restare cieca durante l’inspiegabile epidemia è proprio una donna. E in Memoriale del convento arriva a dire che “oltre alla conversazione delle donne, sono i sogni che trattengono il mondo nella sua orbita”. José Saramago raccontò a Bastos anche il suo rapporto con Pilar del RÃo, sua moglie dal 1988, oltre che traduttrice delle sue opere dal portoghese allo spagnolo.
Oggi il mio tema è Pilar grazie alla sua intelligenza, alla sua capacità creativa, alla sua sensibilità e anche alla sua tenacia, la vita di questo scrittore ha potuto essere quella di un continua ascesa umana.
Dopo la morte dello scrittore, nel 2008, Pilar ha continuato a portare avanti la memoria del marito, ma non vuole che la si chiami musa. Intervistata qualche anno fa da Le parole e le cose, ha spiegato come si è formata in lui una coscienza così femminista, parte integrante della sua forza narrativa.
L’esperienza essenziale del giovane Saramago gli insegnò che nel mondo rurale, o nei quartieri poveri dove lui visse da piccolo, la donna era l’essere umano più forte. L’uomo andava al lavoro ed era molte volte colui che maltrattava e che andava ad ubriacarsi nei bar. […] Erano le donne quelle che sostenevano la grande impresa di mantenere una vita dignitosa. E di queste donne José Saramago si innamorò.
Nato nel 1922 da una famiglia di agricoltori portoghesi che non avevano abbastanza soldi per mandarlo a studiare, José Saramago conosceva bene la vita in campagna. Lui stesso aveva dovuto accettare ogni tipo di lavoro prima di poter riuscire a trovare il suo posto nel mondo dell’editoria. Conosceva bene la forza delle donne, ma la sua non era certo una visione angelicata fine a se stessa.
Chiaro che non tutte sono angeli: esistono donne opportuniste, frivole, cattive e quelle che vivono del lavoro degli altri senza coscienza e dignità . Saramago conobbe anche esseri indegni tra le donne, e quando si scontrava con una figura così soffriva molto, come se gli crollasse il mondo addosso. Anche se sapeva che queste donne esistevano, ciò non gli interessava; le sue opinioni erano rivolte alle donne forti e sicure, anche se si sbagliava.
Per questo partiva sempre dalla realtà per creare i suoi personaggi femminili, pur inserendole quasi sempre in romanzi fantastici, nel bene e nel male.
Saramago, come tutti gli scrittori, scriveva quello che vedeva, sentiva e rifletteva, non esistevano le cosiddette muse, né il fatto di pensare a cose vicine o domestiche. Non è così che Saramago affrontava il momento di iniziare a scrivere.
In Cecità , uno dei romanzi più celebrati di Saramago, all’improvviso l’intera popolazione di un luogo non precisato diventa cieca per un’inspiegabile epidemia. Esplodono così terrore e violenza, conseguenze drammatiche di questa misteriosa patologia. Lo scrittore ritrae la grande metafora di un’umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose con razionalità .
Ambientato nel Portogallo del primo Settecento dominato da Inquisizione, Memoriale del convento racconta la storia di personaggi opposti e complementari: Giovanni V re di Portogallo, che per la grazia ricevuta di un erede avvia la faraonica costruzione del convento di Mafra; padre Bartolomeu Lourenco de Gusmà o, che mescola scienza e misticismo nel progetto di vincere la gravità con una macchina per volare; Baltasar Mateus il Sette-Soli, ex soldato monco di una mano; Blimunda la Sette-Lune, giovane dotata di poteri occulti che a Baltasar si lega di tenacissimo amore; e il musicista Domenico Scarlatti.
La caverna racconta la storia di una famiglia di poveri artigiani composta da Cipriano Algor, vasaio, la figlia Marta, e il genero Marçal, guardiano in prova presso il Centro, un luogo misterioso, fulcro di ogni attività economica e amministrativa. La vita procede normalmente, con il vasaio che consegna a scadenze regolari le sue stoviglie al magazzino del Centro, finché un giorno, inaspettatamente e senza alcuna avvisaglia che potesse far presagire qualcosa, il Centro annulla il suo ordine per le ceramiche di Cipriano, gettandolo nell’angoscia di un futuro improvvisamente fosco. A quel punto Cipriano e la figlia decidono di cimentarsi in un nuovo progetto da sottoporre al Centro: statuette d’argilla raffiguranti diversi personaggi. Contro ogni previsione, il Centro accetta, ordinandone mille e duecento…
In un paese senza nome scocca la mezzanotte di Capodanno e da quel momento arriva l’eternità : nessuno muore più. All’inizio la gioia è grande, ma non è tutto così semplice: chi sulla morte faceva affari per esempio perde la sua fonte di reddito. E cosa ne sarà della chiesa, ora che non c’è più uno spauracchio e non serve più nessuna resurrezione? Questa la trama surreale de Le intermittenze della morte, in cui la morte ad un certo punto ritorna con le fattezze di una donna.
Forse non tutti sanno che José Saramago nasce come poeta, nel 1966, con la pubblicazione della sua prima raccolta. Le Poesie raccoglie le sue sperimentazioni sulla struttura della frase e la punteggiatura, perché “ci sono poeti che sono artisti / e lavorano i loro versi / come un falegname le tavole!”.
Protagonista de L’uomo duplicato è un professore di Storia di scuola media di nome Tertuliano Mà ximo Afonso. Separato dalla moglie senza ricordare né perché si è sposato né perché ha divorziato, ha difficoltà nelle relazioni col prossimo e si può definire un depresso. Conduce una vita solitaria e noiosa, fino al giorno in cui non fa una scoperta sensazionale: dietro consiglio di un collega, noleggia una commedia leggera in videocassetta ed eccolo faccia a faccia con una comparsa che, ben più che somigliargli, è lui. Un autentico doppio, la cui esistenza travolge quella di Tertuliano, che da quel momento farà di tutto per scoprire chi sia quell’attore, cosa faccia, che storia abbia, e si immerge così in un’inquietante realtà parallela, ricca di suspense e di spunti di riflessione sull’identità .
Il vangelo secondo Gesù Cristo di Saramago rilegge la storia del figlio di Dio, dalla nascita a Betlemme alla morte sul Golgota secondo una prospettiva terrena, con spirito critico e senso logico. Non c’è fede nei miracoli, ma coscienza di trovarsi in balìa della volontà di potenza di un Dio padre distante e indifferente al dolore che provoca. La serie di disgrazie, stragi e morti che costellano l’esistenza di Gesù, fino al non cercato e non accettato compimento del destino di vittima sacrificale, diventa così un’occasione per riflettere sulla contrapposizione tra bene e male.
Dopo le polemiche suscitate dalla pubblicazione del libro Vangelo secondo Gesù Cristo, nel 1991, José Saramago decise di trasferirsi, in una sorta di autoesilio, dal Portogallo a Lanzarote, nelle Canarie. Qui lo scrittore lusitano comincia a tenere, negli anni tra il 1993 e il 1997, una sorta di diario quotidiano, che andrà a confluire nei Quaderni di Lanzarote. Vere e proprie lettere indirizzate alla moglie Pilar, agli amici più intimi e agli scrittori incontrati nel corso di una vita letteraria, costruiscono un vero e proprio universo sentimentale, in cui traspare la vena più personale e riservata del grande scrittore.
Web content writer e traduttrice. Parlo poco, scrivo tanto e cito spesso Yeats.
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