Quando incontrò Italo Calvino per la prima volta, durante una conferenza letteraria, Elsa De’ Giorgi aveva già tante vite alle spalle. Era stata un’attrice ammirata per la sua bellezza, ma aveva avuto anche abbastanza coraggio per opporsi al regime fascista e sostenere la Resistenza.

Si era sposata con il nobile Sandrino Contini Bonacossi, entrando a far parte di un circolo ristretto di intellettuali e viveva circondata dalla bellezza di preziose collezioni d’arte. Sembrava avere tutto, ma quelle sue granitiche sicurezze si sgretolarono a cospetto di un amore non previsto e irragionevole. Anni dopo, lei stessa raccontò il suo travaglio di donna nel libro Ho visto partire il tuo treno, che ci svela una storia poco conosciuta nel panorama letterario italiano del Novecento, consumata attraverso un fiume di lettere, fugaci incontri e molti treni tra Roma e Torino.

Ho visto partire il tuo treno, tu al finestrino, t’ho salutata, non visto, dal finestrino del mio treno, bellissima… Il treno che mi sta trascinando su per l’Italia e quello che ti porterà verso il Sud mi paiono un’immagine di feroce violenza, come due cavalli frustati in direzioni opposte, che dilaniano un unico corpo.

Come raccontato dal Foglio in un articolo di qualche tempo fa, anche Elsa De’ Giorgi aveva sempre avuto velleità letterarie. “Sei troppo bella per scrivere”, le aveva detto l’amica Paola Olivetti, sorella di Natalia Ginzburg, “tu la vita la devi vivere, insegnare vivendola, non scrivere. Vai a curvare le tue belle spalle. Lascia scrivere i brutti!”.

Fu proprio lei a presentarle Italo Calvino, che vedendola sembrò provare un certo stupore. Era bella Elsa, bellissima, ma anche colta e intelligente. Lei si complimentò con lui per aver parlato di Cesare Pavese e da quel momento non poterono più sottrarsi al loro destino.

Erano gli Anni Cinquanta e Italo Calvino era un uomo libero di amare, che aveva trovato la sua musa, ma Elsa era una donna sposata e impegnativa. Si rincorsero per diversi anni, dal 1955 al 1958, senza trovare pace. Di quell’amore difficile, che influenzò anche la produzione letteraria di Italo Calvino, ci restano oggi 407 lettere, conservate nel Fondo Manoscritti di Pavia. Missive stilisticamente perfette, arricchite da disegni, che colpiscono per la capacità del grande scrittore italiano di raccontare anche i sentimenti in modo del tutto originale.

Certo, il mio amore per te è nato come una protesta di individualista protesta contro tutto un clima mosso da un bisogno profondissimo, ma con un significato generale, una lezione per tutti, di non-rinuncia, di coraggio alla felicità. Come questa lezione si tradurrà nell’opera creativa è ancora da vedersi. Se mi mancasse il tuo amore tutta la mia vita mi si sgomitolerebbe addosso.

Tu sei un’eroina di Ibsen, io mi credevo un uomo di Cechov. Ma non è vero, non è vero. Gli eroi di Cechov hanno la pateticità e la nobiltà degli sconfitti. Io no: o vinco o mi annullo nel vuoto incolore. E vinco, vinco, sotto le tue frustate. No, cara, non hai nulla dell’eroina dannunziana, sei una grande donna pratica e coraggiosa, che si muove da regina e da amazzone e trasforma la vita più accidentata e difficile in una meravigliosa cavalcata d’amore.

Si incontravano in una dimora sul mare a Sanremo, nel fine settimana, per poi riprendere il treno e tornare alle rispettive case. Lui le scriveva mentre era in viaggio, talvolta per scusarsi dopo uno dei tanti litigi. Quando erano insieme parlavano anche di letteratura e si confrontavano su quello che lui stava scrivendo. Sapevano benissimo che il loro piccolo mondo sarebbe presto esploso, ma proseguirono indomiti fino alla deflagrazione. Quando avvenne, nel 1958, lui scrisse Il Cavaliere inesistente. Negli Anni Novanta, Elsa decise di rendere pubbliche alcune lettere: la vedova di Italo Calvino non ne fu felice, ma aver la possibilità di rileggere le parole del Calvino innamorato è un privilegio.

Gioia cara, vorrei una stagione in cui non ci fossi per me che tu e carta bianca e voglia di scrivere cose limpide e felici. Una stagione e non la vita? Ora basta, perché ho cominciato così questa lettera, io voglio scrivere del nostro amore, voglio amarti scrivendo, prenderti scrivendo, non altro. È forse anche qui la paura di soffrire che prende il sopravvento? Cara, cara, mi conosci troppo, ma no, troppo poco, devo ancora farmi conoscere da te, devo ancora scoprirmi a te, stupirti, ho bisogno di farmi ammirare da te come io continuamente ti ammiro.

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Quell'amore adultero di Italo Calvino per Elsa De' Giorgi che mandò in pezzi ogni certezza
Fonte: Getty Images
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