Banana Yoshimoto: "Se non avessi visto quel film avrei finito per uccidermi"
Alcune curiosità sulla scrittrice giapponese: dal suo vero nome alla passione per l'Italia, ma anche le influenze musicali, cinematografiche e culinarie...
Alcune curiosità sulla scrittrice giapponese: dal suo vero nome alla passione per l'Italia, ma anche le influenze musicali, cinematografiche e culinarie...
Nell’ormai lontano 1987, mentre lavorava come cameriera in un country club, Banana Yoshimoto scrisse il suo primo libro, Kitchen, e non si fermò più. Oggi, dopo decine di romanzi e un successo internazionale mai sopito, è la scrittrice giapponese di maggiore successo mondiale. La conosciamo attraverso le sue storie, le copertine colorate e i titoli diventati già dei classici, ma di lei sappiamo relativamente poco. Ecco alcune curiosità, svelate negli anni durante le interviste o nel suo sito personale.
Il mondo la conosce come Banana Yoshimoto, ma il suo vero nome è Mahoko Yoshimoto. Scelse di farsi chiamare così per la sua passione per i fiori rossi di banano, ma anche perché è un nome che si pronuncia nello stesso modo in quasi tutte le lingue importanti. Nata a Tokyo il 24 luglio 1964, laureata alla Nihon University con una specializzazione in letteratura, appartiene a una famiglia che vive d’arte: sua sorella, Haruno Yoiko, è una famosa disegnatrice di anime giapponesi. Suo padre Takaaki Yoshimoto è stato invece un filosofo e critico molto conosciuto negli Anni Settanta. Suo marito è il musicista Hiroyoshi Tahata, che ha sposato nel 2010: insieme a lui ha avuto un figlio, Manachinko, nato nel 2003.
Banana Yoshimoto non ha mai nascosto il suo amore per l’Italia, parlandone nelle interviste, ringraziando i lettori italiani di tutte le generazioni che la seguono fin dal debutto e persino citando alcune città italiane nei suoi libri, come Milano. Intervista qualche anno fa da LaPresse, ha parlato del capoluogo lombardo, che sente vicino al suo Giappone per un motivo culinario.
La cosa che mi ha colpito di più di Milano fin dalla prima volta, quella che per me rappresenta un po’ l’immagine di Milano, è la nebbia. Per me Milano è la città della nebbia perché in autunno ho visto questa nebbia incredibilmente fitta, un tipo di nebbia che in Giappone non avevo mai visto, e l’ho trovata splendida, bellissima. Avvolge ogni cosa e questo mi ha colpita moltissimo. Per quanto riguarda la cucina, c’è un aspetto curioso: quando si parla di Milano si parla di cotoletta alla milanese e di risotto allo zafferano; un equivalente della cotoletta esiste anche in Giappone e il riso naturalmente come tutti sanno è la base dell’alimentazione giapponese. Una cosa che mi fa sempre molto ridere è che, quando vado in un ristorante a Milano, immediatamente capiscono che sono giapponese e mi consigliano di mangiare la cotoletta e il risotto allo zafferano proprio perché si sa che, oltre a essere tipici, sono piatti per i quali noi giapponesi abbiamo una sorta di affetto perché un po’ li sentiamo vicini.
“L’Italia è un paese in cui riesco a essere me stessa e a diventare contemporaneamente una persona dalle mille facce”, ha detto. “Paese che accogli tutto, che aiuti la bellezza degli esseri umani a fiorire, fantastica Italia… Amo molto anche la vostra arte e il cinema”.
In un’intervista a nonsolomanga, Banana Yoshimoto parlato della sua passione per il cinema italiano, in particolare per Nanni Moretti, su cui ho scritto un saggio, e Dario Argento. Ed è proprio stato diretto dal maestro dell’horror il film che le ha cambiato la vita, Suspiria.
Da ragazzina ero ossessionata dall’idea di non essere normale, ma quando ho visto le immagini dei film di Dario Argento ho sentito che mi veniva concessa la possibilità di stare al mondo. Sono numerosi i suoi sostenitori che, come me, dopo aver visto i suoi film hanno addirittura rinunciato all’idea di suicidarsi.
Il libro preferito di Banana Yoshimoto è Cime tempestose di Emily Brontë, che ha riletto più volte nel corso della sua vita. Le piacciono molto anche Isaac B. Singer, Truman Capote e David H. Lawrence. Fin da piccola è sempre stata anche un’accanita lettrice di fumetti e manga, che ha sempre considerato una forma di letteratura.
Intervistata tempo fa da Repubblica, Banana Yoshimoto ha parlato dell’influenza dei viaggi sui suoi libri, che l’aiutano a sentirsi “meno giapponese”.
La verità è che da ogni viaggio non si torna mai uguali a prima. Nelle esperienze che ho fatto fuori dal mio paese una componente importante è sempre stata rappresentata dalle differenze linguistiche, dalla possibilità di comprendere la lingua del luogo. Non so perché, ma a me succede di pensare sempre meno in giapponese quando mi trovo all’estero, e allo stesso tempo è come se il mio animo si acquietasse, come se trovassi pace. E poi c’è la differenza nella percezione tra chi è del posto e chi, invece, viene da fuori: ciò che agli abitanti di un paese o di una città può apparire del tutto normale, banale, agli occhi di un turista può rivelare scoperte e sorprese.
“Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina…”: così inizia Kitchen, il primo romanzo di successo di Banana Yoshimoto. Le cucine, nuovissime e luccicanti o vecchie e vissute, riempiono i sogni della protagonista Mikage, rimasta sola al mondo dopo la morte della nonna, e rappresentano il calore di una famiglia sempre desiderata. Ma la famiglia si può non solo scegliere, ma anche inventare. Così il padre del giovane amico Yuichi può diventare o rivelarsi madre e Mikage può eleggerli come propria famiglia, in un crescendo tragicomico di ambiguità.
Sarao Takase, scrittore giapponese che ha vissuto a lungo in America, muore suicida lasciando due figli gemelli, il maschio Otohiko e la femmina Saki, e il manoscritto di un libro incompiuto, che viene pubblicato con solo 97 dei 100 racconti previsti. N.P. di Banana Yoshimoto è proprio il racconto n°100 che Takase non aveva fatto in tempo a scrivere, mentre il mistero degli altri due viene svelato durante la lettura.
Uscito a puntate nell’edizione giapponese di Marie Claire e pubblicato integralmente nel 1989, Tsugumi è il più grande successo internazionale di Banana Yoshimoto. Le protagoniste, Maria e Tsugumi, sono amiche fin dall’infanzia anche se sono molto diverse. Maria, l’io narrante, è dolce, mentre Tsugumi è bellissima, ma dotata di un carattere terribile.
“Queste tre storie”, ha detto Banana Yoshimoto, parlando di Sonno profondo, “raccontano la notte di alcuni personaggi che si trovano in una situazione di blocco, in una fase in cui il flusso regolare del tempo si è interrotto”. In questa sospensione, emergono i temi a lei più cari, i percorsi del suicidio, la decadenza dell’istituzione familiare, il ruolo della sessualità, ritratti questa volta in noir, per suscitare una forte emozione.
Il corpo sa tutto è una raccolta di tredici racconti che descrivono l’arduo percorso dal dolore alla guarigione attraverso un’ampia gamma di modulazioni. Il corpo è così attaccato al dolore da opporsi alla guarigione, fino a che la liberazione si fa strada a un tratto, accarezzando la mente e alleggerendo il peso della carne. A ostacolare la guarigione a volte è solo la paura di nuovi dolori, di altri ostacoli, come traumi infantili, ricordi dolorosi, la contiguità fra felicità e dolore, il lutto e la morte.
In Un viaggio chiamato vita, Banana Yoshimoto parla di ricordi, dalle emozioni del primo amore alla scoperta della maternità, dalle piramidi egiziane alla Tokyo degli anni settanta, accompagnandoci fino al centro del suo mondo letterario, invitandoci a a riappropriarci del nostro tempo e a non perdere mai la fiducia negli altri esseri umani.
Quando la nonna guaritrice decide di lasciare il Giappone, Shizukuishi si ritrova improvvisamente sola e deve abituarsi in fretta alla vita in città: uno spazio nuovo, incomprensibile e persino minaccioso. Lontana dal suo ambiente, Shizukuishi cercherà una nuova famiglia, una casa in cui tornare, qualcuno da amare, una dimensione in cui poter essere se stessa. Andromeda Heights, prima parte della saga Il Regno. è una storia di solidarietà e amicizia, di rispetto per la natura e per gli esseri umani, ma soprattutto di piccoli gesti.
Another World è il capitolo conclusivo della quadrilogia Il Regno, iniziato con Andromeda Heights e proseguito con Il dolore, le ombre, la magia e Il giardino segreto. Ambientata tra Mykonos, Okinawa e Tokyo, la storia di Noni è la chiusura di un cerchio: torna la forza delle piante e delle pietre, l’amore della natura e quello, complesso e ingovernabile, tra gli esseri umani, il confronto con la morte e l’abbandono. Un libro che è un invito a leggere il mondo oltre i confini e le gerarchie, a riconoscerci come parte di un unico sistema dove conta soltanto la verità delle sensazioni.
Rimaste orfane, Guriko e Donko gestiscono un sito di posta del cuore che si chiama Le sorelle Donguri. Donko è tanto energica e indipendente quanto la sorella è solitaria e taciturna. Attraverso la voce narrante di Guriko, Banana Yoshimoto affronta temi quali la perdita e il superamento del dolore, ponendo l’accento sul potere salvifico della condivisione e sulla capacità dei sogni di sciogliere tensioni e problemi.
Il lago racconta una storia d’amore inusuale, dove il bisogno di affetto e comprensione diventano più importanti dei tradizionali cliché di una relazione. Chihiro ha perso da poco la madre e sta cercando di rifarsi una vita a Tokyo, lontano dalla cittadina di provincia a cui la legano brutti ricordi. Nakajima è tormentato da un passato misterioso che gli impedisce di vivere fino in fondo i propri sentimenti. Mino e Chii vivono in una casa nei pressi di un lago, un luogo fuori dal tempo e dallo spazio.
Web content writer e traduttrice. Parlo poco, scrivo tanto e cito spesso Yeats.
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