“L’essenza del fascismo fu la violenza”, racconta Antonio Scurati in un’intervista al Corriere, terza puntata di una lunga riflessione dedicata ai nuovi populismi. Lo scrittore e vincitore del Premio Strega con M. Il figlio del secolo, il romanzo ispirato alla vita di Benito Mussolini, spiega come persista una comune turlupinatura riguardo alla figura del duce.

C’è una leggenda secondo cui il fascismo e Mussolini avrebbero degenerato alla fine, in cui in principio Mussolini sarebbe stato uno statista, avrebbe fatto cose buone e poi soltanto nell’ultimo periodo con le leggi razziali e l’alleanza con Hitler sarebbe sprofondato nell’abisso della violenza: è falsa. La violenza connota essenzialmente il fascismo fin dalla sua origine. Se noi vediamo una foto dello studio di Benito Mussolini quando era direttore del Popolo d’Italia, il giornale da lui fondato nel 1919, vediamo una stanzetta povera, male attrezzata e male arredata, una scrivania con sopra una rivoltella da furiere e dietro la scrivania una bandiera che a noi sembra la bandiera dei pirati. […] Non era la bandiera dei pirati, era la bandiera degli arditi.

Gli arditi erano una truppa d’assalto della Prima guerra mondiale, specializzata nel combattimento corpo a corpo e formata dai soldati più temerari. Caddero in disgrazia dopo la disfatta di Caporetto, che più avanti il fascismo cercò di cancellare dalla storia, come dimostra la censura ai danni di un libro uscito nel 1920 e scritto da Fausta Cialente, che aveva osato anche solo citare la débâcle. Nel 1918, durante la commemorazione delle Cinque giornate di Milano, Mussolini salì proprio sul camion degli Arditi.

Nessuno li voleva, tutti li consideravano ormai pericolosi, perché non erano più utili allo sforzo bellico. E lui li recluta, li avoca a sé. Comincia a scrivere articoli in loro difesa e loro brindano in suo nome. Ecco, questi professionisti della violenza diventano il primo nucleo delle squadracce fasciste. Sono la sua arma principale. Il fascismo inventa per la prima volta nel ventesimo secolo il modello di un movimento politico che sorge dal basso, ma che è fiancheggiato da una milizia paramilitare. Un modello sciagurato, nefasto, che poi verrà imitato da molti, a cominciare da Hitler.

Per rendersi conto della mistificazione del fascismo, è sufficiente fare un piccolo esperimento su Google. Basta digitare la chiave di ricerca “Mussolini ha” per vedere apparire nei primi risultati suggeriti le ricerche più comuni sul web. A quanto pare, la gente vuole sapere se abbia scritto poesie, inventato la tredicesima, fatto le case popolari e creato lo stato sociale. E c’è anche “Mussolini ha sempre ragione”, il motto satirico coniato dall’editore Leo Longanesi nel 1926 e poi diventato suo malgrado un slogan fascista. Nessun cenno alle peggiori nefandezze commesse, che hanno portato il nostro Paese a precipitare nella povertà e nella violenza.

Mussolini non soltanto fomenta nel crepuscolo della guerra quelle passioni tristi, quegli stati d’animo di sconforto, di malumore. Non soltanto fomenta e cavalca la paura, ma fa un passo più in là. Prima fomenta la paura per la rivoluzione socialista, per i socialisti che vengono dipinti come un esercito nemico e straniero invasore che si è accampato all’interno del territorio nazionale. Erano italianissimi, erano cresciuti a fianco degli altri, ci avevano giocato insieme, ma la propaganda fascista li dipinge come stranieri invasori. […] Poi fa un passo avanti: spinge i suoi accoliti, i suoi seguaci, i piccoli borghesi impauriti a commutare la paura in odio. Prima gli dice abbiate paura, c’è l’invasore, lo straniero alle porte. E poi gli dice “Non abbiate paura, odiate”.

Antonio Scurati non lo ricorda, nell’intervista, ma Mussolini in gioventù era stato proprio un fervente socialista, salvo poi essere espulso dal partito nel 1914 per le sue posizioni interventiste, sorte dopo aver ricevuto segretamente ingenti somme dalla Francia, che gli chiedeva così di spingere il popolo italiano alla guerra a fianco degli alleati. No, Mussolini non ha fatto anche cose buone, come spiega anche un recente saggio di Francesco Filippi dedicato alle infinite fandonie che circolano in rete.

Fin dall’inizio il fascismo ha scatenato la guerra civile in Italia, con gli squadristi schierati a controllare le piazze già dall’inizio degli anni Venti. Ha impedito ai deputati antifascisti di parlare e ha fatto uccidere Giacomo Matteotti e molti altri esponenti politici. Ha usato la violenza contro i giornalisti e chiuso i giornali all’opposizione. Ha mandato migliaia di persone al confino e ha persino convinto decine di migliaia di disoccupati italiani ad andare in Germania, dove sono diventati schiavi del nazismo. Prima ancora delle leggi razziali del 1938, ha scatenato l’odio e il terrore nelle colonie in Eritrea ed Etiopia, paesi conquistati con la violenza. No, il fascismo non ha fatto anche cose buone.

Di seguito i libri di Antonio Scurati:

1. Antonio Scurati, "M. Il figlio del secolo"

 

M. Il figlio del secolo

M. Il figlio del secolo

Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall’interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo. E vince lo Strega.
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La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della vita di Mussolini. Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Ma non è inventato nulla del dramma di cui in M. Il figlio del secolo compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti. Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti a cui l’autore attinge, ma soprattutto per l’effetto che produce. Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita e un’opera senza precedenti nella letteratura italiana. Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall’interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo.

2. Antonio Scurati, "Il padre infedele"

 

Il padre infedele (Tascabili Vol. 1304)

Il padre infedele (Tascabili Vol. 1304)

Con Il padre infedele Antonio Scurati scrive il suo libro più personale, infiammato dal tono accorato della confessione e, al tempo stesso, il romanzo dell’educazione sentimentale di una generazione.
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“Forse non mi piacciono gli uomini.” Il giorno in cui tua moglie, all’improvviso, scoppia a piangere in cucina, è una piccola apocalisse. Uno di quei giorni in cui la tua vita va in frantumi ma giunge, anche, per un attimo, a dire se stessa. E allora Glauco Revelli, chef di un ristorante blasonato, maschio di quaranta anni, padre di una figlia di tre, va alla ricerca della propria verità di uomo. Dall’ingresso nell’età adulta, l’innamoramento, la costruzione di una famiglia, la nascita e l’accudimento di una figlia, fino al disamore della moglie (che gli si nega dal momento del parto) e al ritorno feroce degli insaziabili demoni del sesso, tutto è passato in rassegna dal suo sguardo implacabile e commosso. Con Il padre infedele Antonio Scurati scrive il suo libro più personale, infiammato dal tono accorato della confessione e, al tempo stesso, il romanzo dell’educazione sentimentale di una generazione.

3. Antonio Scurati, "Il sopravvissuto"

 

Il sopravvissuto.

Il sopravvissuto.

Romanzo di idee e di immagini, dove la narrazione si intreccia a profonde meditazioni, Il sopravvissuto fa riecheggiare con forza estrema lo “spirito del tempo” di un’epoca, la nostra, in cui tutti siamo possibili vittime di una violenza casuale, priva di motivi plausibili e di cause individuabili. Una violenza che viene da uno spazio interno, sotterraneo. Da una rinata memoria del sottosuolo.
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Un liceo come tanti, il giorno della prova orale dell’esame di Stato. La commissione attende il primo candidato: un ventenne fatalmente maledetto candidato a una seconda bocciatura. Quando finalmente arriva, Vitaliano Caccia estrae una calibro 9 e stermina i suoi professori, a uno a uno, a bruciapelo. Risparmia soltanto Andrea Marescalchi, l’insegnante di storia e filosofia. Il sopravvissuto. Spetterà a lui il compito di interrogarsi sulle ragioni dell’inaudita violenza. Romanzo di idee e di immagini, dove la narrazione si intreccia a profonde meditazioni, Il sopravvissuto fa riecheggiare con forza estrema lo “spirito del tempo” di un’epoca, la nostra, in cui tutti siamo possibili vittime di una violenza casuale, priva di motivi plausibili e di cause individuabili. Una violenza che viene da uno spazio interno, sotterraneo. Da una rinata memoria del sottosuolo.

4. Antonio Scurati, "Il tempo migliore della nostra vita"

 

Il tempo migliore della nostra vita (Romanzi Bompiani)

Il tempo migliore della nostra vita (Romanzi Bompiani)

Il tempo migliore della nostra vita racconta la storia di Leone Ginzburg, fondatore della casa editrice Einaudi, che rifiutò di piegarsi al fascismo.
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Il tempo migliore della nostra vita racconta la storia di Leone Ginzburg, fondatore della casa editrice Einaudi, che rifiutò di piegarsi al fascismo. Nel racconto rigoroso e appassionato con il quale Scurati le rievoca, accanto a quella di Leone e Natalia Ginzburg, scorrono le vite di Antonio e Peppino, Ida e Angela, i nonni dell’autore, persone comuni nate negli stessi anni e vissute sotto la dittatura e le bombe della Seconda guerra mondiale. Dai sobborghi rurali di Milano convertiti all’industria ai vicoli miserabili del “corpo di Napoli”, di fronte ai fucili spianati, le esistenze umili di operai e contadini, artisti mancati e madri coraggiose entrano in risonanza con le vite degli uomini illustri.

5. Antonio Scurati, "Il rumore sordo della battaglia"

 

Il rumore sordo della battaglia

Il rumore sordo della battaglia

Il rumore sordo della battaglia racconta la sanguinosa epopea delle armi da fuoco in un grandioso affresco storico del tramonto dell’età eroica. La fine del mondo cavalleresco e l’avvento della guerra moderna nel Rinascimento dei Borgia, di Girolamo Savonarola e degli ultimi grandi capitani di ventura.
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Il rumore sordo della battaglia racconta la sanguinosa epopea delle armi da fuoco in un grandioso affresco storico del tramonto dell’età eroica. La fine del mondo cavalleresco e l’avvento della guerra moderna nel Rinascimento dei Borgia, di Girolamo Savonarola e degli ultimi grandi capitani di ventura. Una misteriosa confraternita di uomini in armi si oppone con ogni mezzo alla fine delle aristocrazie guerriere e alla marcia inarrestabile della storia. Il libro di esordio di Antonio Scurati con la sua originaria veste di romanzo storico racconta la nascita del mondo moderno attingendo alle sorgenti dove mito, storia e leggenda si intrecciano, spesso confondendosi tra loro.

6. Antonio Scurati, "La seconda mezzanotte"

La seconda mezzanotte

La seconda mezzanotte

La seconda mezzanotte è un libro non solo ambientato nel futuro, ma rivolto al futuro, a quella speranza di vita che sorge solo nel senso della lotta.
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La seconda mezzanotte è un libro non solo ambientato nel futuro, ma rivolto al futuro, a quella speranza di vita che sorge solo nel senso della lotta. Il giorno che cambierà la sua vita, il Maestro si sveglia prima dell’alba. Guarda il sole sorgere sulla laguna e ascolta le pulsioni dolorose inviategli dal proprio corpo. Sono “i dolori del braccio che regge lo scudo”. È il 25 dicembre, fa già caldo alle sette del mattino e una nuova giostra sanguinaria si prepara. Ma nulla di tutto questo oramai importa. Ora il Maestro ha un motivo per rimanere in vita. 2092, Venezia – ricostruita da una multinazionale di Pechino dopo una terribile onda alluvionale – è la perversa Las Vegas della decadenza europea). In un clima africano, una folla di nuovi ricchi vi accorre per concedersi ogni vizio e, soprattutto, per assistere alle lotte tra gladiatori. Piazza San Marco è, infatti, trasformata in un arena: il Colosseo del terzo millennio. Mentre le Nazioni si dissolvono, il carnevale si avvicina e i padroni cinesi preparano lussi sfrenati e spettacoli crudeli. Gli ultimi veneziani ai quali è stata interdetta la riproduzione, vivono confinati in un ghetto, piegati e derelitti. Nessuno sembra più volersi sottrarre alla violenza e alla lussuria di questo bordello della fine dei tempi. Eppure, perfino in questo parco giochi orwelliano, ci sono due uomini in rivolta che si levano contro l’orgia del potere. “Il Maestro”, guida dei nuovi gladiatori, e Spartaco, suo allievo. L’antica via dei ribelli li condurrà alla città delle donne.

7. Antonio Scurati, "Una storia romantica"

 

Una storia romantica

Una storia romantica

Potente quadro del nostro Risorgimento, Una storia romantica parla di noi, di come, feriti da una dolorosa precarietà sentimentale, siamo condannati a vivere tra le rovine di un mondo che sognò ideali e amori assoluti.
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1848. La rivoluzione infiamma l’Europa. Milano insorge contro la dominazione austriaca. In soli cinque giorni un popolo conquista la libertà e un uomo e una donna si amano perdutamente. Per farlo, tradiscono tutti, rimanendo fedeli soltanto al loro sentimento assoluto. 1885. Il senatore del Regno d’Italia Italo Morosini riceve un manoscritto anonimo. Le pagine lo riportano indietro di quarant’anni: insieme all’insurrezione, il manoscritto racconta anche la passione che travolse la bella Aspasia, allora musa della rivolta, ora fedele e remissiva moglie del senatore. In un’Europa insanguinata dal terrorismo anarchico il destino bussa nuovamente alla porta. Potente quadro del nostro Risorgimento, Una storia romantica parla in realtà di noi, di come, feriti da una dolorosa precarietà sentimentale, siamo condannati a vivere tra le rovine di un mondo che sognò ideali e amori assoluti.

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