Per anni è stata considerata più fredda di Emily e meno realizzata di Charlotte, ma la storia Anne Brontë merita di essere raccontata proprio come quella delle sue più celebri sorelle. Per lei la scrittura rappresentò una via di fuga dalla vita che non aveva desiderato: la sua morte prematura e l’insuccesso dei suoi due romanzi contribuirono a fare scivolare il suo nome nell’oscurità.

In ogni storia vera è racchiusa una morale; in alcune può essere difficile trovarla e, dopo averla trovata, è così povera e piccola che non valeva la pena schiacciare il guscio per quella noce rinsecchita. Non posso giudicare io se sia o non sia questo il caso per la mia storia. A volte penso che possa rivelarsi utile per alcuni e gradevole per altri; ma sarà la gente a giudicare da sola: protetta dalla mia oscurità, dal trascorrere degli anni e da alcuni nomi inventati, inizio senza timori la mia avventura; e rivelerò in tutta sincerità al pubblico quel che non confiderei all’amica più cara.

Quando iniziò a scrivere il suo primo romanzo, Agnes Grey, Anne Brontë stava lavorando come istitutrice per la famiglia Robinson di Thorp Green, vicino a York. Come racconta un articolo del Guardian, molto probabilmente trovava il tempo per dedicarsi alla scrittura tra un obbligo e l’altro. Si sentiva umiliata perché viveva in una sorta di limbo: era esclusa dalle conversazioni dei padroni di casa, ma non poteva nemmeno sedersi a tavola con la servitù, dato che la consideravano comunque superiore a loro.

China sul suo scrittoio rivestito di velluto rosa, ogni sera riusciva a trovare il tempo da dedicare alla storia che si stava formando nel suo taccuino. Era un segreto: se l’avesse saputo, la famiglia per cui lavorava avrebbe pensato che stava trascurando i bambini. Era un lavoro difficile il suo, ma le forniva tutto il materiale di cui aveva bisogno per il suo romanzo. E forse, mentre scriveva, già immaginava l’effetto che avrebbero potuto avere le sue dure parole.

Ogni romanzo è, o dovrebbe esser scritto affinché lo leggano uomini e donne, e non riesco proprio a immaginare come potrebbe un uomo permettersi di scrivere qualcosa di davvero vergognoso per una donna, o perché una donna dovrebbe essere censurata per aver scritto qualcosa di decoroso e appropriato per un uomo.

Ma chi era veramente Anne Brontë? Nata il 17 gennaio del 1820 a Thornton, in Inghilterra, era l’ultima di sei figli, cinque femmine e un maschio. Sua madre morì quando lei aveva solo un anno, così suo padre decise di trasferirsi ad Haworth, dove era vicario. Per dare un’educazione ai figli, decise di mandare le quattro più grandi in diversi istituti religiosi, ma si rivelò purtroppo una scelta tragica: due delle quattro sorelle, Maria ed Elizabeth, si ammalarono e morirono nel giro di un mese. Charlotte ed Emily vennero fatte tornare a casa in fretta e furia, per evitare loro lo stesso infausto destino.

Da quel momento, Charlotte, Emily, il fratello Patrick Branwell e Anne vennero educati a casa, principalmente dal padre e dalla zia, senza grandi possibilità di interagire con altri coetanei. Tutti e quattro dimostrarono uno spiccato interesse per la letteratura: leggevano Omero, Virgilio, Shakespeare, Milton, Byron, Scott e molti altri. Ciò stimolò moltissimo la loro fantasia: quando il padre regalò dei soldatini di ferro al figlio, nel giugno del 1826, i ragazzi iniziarono a creare un vero e proprio mondo immaginario, con tanto di mappe illustrate. La realtà, però, era tutta un’altra storia.

Solo a 15 anni Anne potè finalmente lasciare casa per studiare in una scuola pubblica. Era una giovane intelligente, tranquilla ed era determinata a ricevere l’educazione necessaria per mantenersi da sola. Di salute cagionevole, riuscì comunque a diplomarsi e a 19 anni cercò lavoro come istitutrice. Nella prima famiglia in cui si trovò a lavorare, nel 1839, i bambini erano viziati e indisciplinati: perse il posto pochi mesi dopo, perché non fu considerata sufficientemente capace. La famiglia successiva fu proprio quella dei Robinson, dove rimase per diversi anni.

Docile e gentile, Anne Brontë faticava a sopportare la lontananza da casa, ma teneva duro. Nel 1843 riuscì a far assumere anche suo fratello come tutore del figlio maschio dei Robinson: la pace si guastò quando scoprì che Patrick Branwell aveva intrecciato una relazione illecita con la padrona di casa. Anne diede le dimissioni nel 1846 e l’anno dopo il fratello fu scoperto e licenziato. Nel frattempo, però, il suo primo romanzo quasi autobiografico era pronto: dopo tanti rifiuti, Agnes Grey venne pubblicato proprio nello stesso anno di Cime tempestose, scritto dalla sorella Emily, e di Jane Eyre, scritto da Charlotte. Mentre il debutto di Anne faticò a farsi notare, gli altri due libri furono successi immediati.

I critici accusarono Anne Brontë di aver usato un linguaggio troppo crudo e violento, ma si trattava semplicemente della vita vera e della sua esperienza da istitutrice. Prima di morire a causa della tubercolosi, nel 1849, fece in tempo a concludere il suo secondo e ultimo romanzo, La signora di Wildfell Hall, ma anche in questo caso non andò bene. La storia di una donna infelice che fugge dal suo matrimonio era considerata troppo audace e irriverente. Troppo moderna, per il pubblico ottocentesco.

Ho idea che ci siano ben pochi uomini al mondo che mi piacerebbe sposare, e di questi pochi ci sono dieci probabilità contro una che io ne conosca mai nessuno. E nel caso, venti probabilità contro una che non sia celibe o che non si innamorerà mai di me.

1. Anne Brontë, "La signora di Wildfell Hall"

Chi è l’affascinate signora vestita in nero che si è installata nella decrepita, isolata residenza di Wildfell Hall? Quella donna sola, che vive con un bambino e un’anziana domestica, sarà davvero la giovane vedova che dice di essere? Helen Graham è estremamente riservata e il suo passato è avvolto in un fitto mistero. Fa il possibile per ridurre al minimo i contatti con i suoi vicini, a costo di apparire scostante e ombrosa, e trascorre le giornate dipingendo e prendendosi cura – fin troppo amorevolmente, dice qualcuno – del piccolo Arthur.

Ma Gilbert Markham, giovane gentiluomo di campagna tutto dedito ai suoi terreni e al corteggiamento di fanciulle tanto graziose quanto superficiali, è subito punto da una viva curiosità per quella donna che lo tratta con insolita freddezza. Il comportamento schivo di Helen suscita presto voci e pettegolezzi maligni e lo stesso Gilbert, che pure è riuscito a stringere una bella e intensa amicizia con lei, è portato a sospettare.

Solo quando la donna gli consegnerà il proprio diario emergeranno i dettagli del disastroso passato che si è lasciata alle spalle. Il linguaggio esplicito, le crude descrizioni di alcolismo e brutalità e l’indipendenza della protagonista fecero diventare La signora di Wildfell Hall un libro scandalo.

2. Anne Brontë, "Agnes Grey"

Basato in larga misura su esperienze dell’autrice, Agnes Grey narra la vicenda di una giovane istitutrice che lascia la casa paterna spinta, più che dalla necessità economica, dal desiderio di conoscere il mondo e di dar prova di sé: una figura che appare di sorprendente modernità nella sua piena consapevolezza, nella implacabile lucidità e nella penetrante ironia con cui osserva il mondo che la circonda.

3. Charlotte, Emily e Anne Brontë, "Lettere"

“Tre giovani, problematiche donne, un fratello dall’esistenza e dalla bellezza inquietanti. Il padre al centro. Silenzioso tesse le trame delle loro vite, trame che nelle lettere si allentano, si disfano per ridisegnare un’immagine diversa del gruppo, dei rapporti ora morbosi, ora possessivi che ne legano i componenti la cui storia non è ancora stata scritta. Le Lettere ne sono il primo tassello.”

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