Quell'unica follia di Agatha Christie, dopo il tradimento del marito
Instancabile autrice di gialli, Agatha Christie svelò tutti i misteri, tranne uno: il motivo che l'aveva spinta a scomparire nel nulla dopo essere stata tradita dal primo marito
Instancabile autrice di gialli, Agatha Christie svelò tutti i misteri, tranne uno: il motivo che l'aveva spinta a scomparire nel nulla dopo essere stata tradita dal primo marito
Quando si pensa ad Agatha Christie, una delle più grandi gialliste del Novecento, è facile immaginarla come la donna posata, elegante e con i capelli canuti che appare nelle poche fotografie conosciute.
Una signora dal volto rassicurante e per nulla sfingeo, ritratta mentre è impegnata alla sua macchina da scrivere. Quello che forse non tutti ricordano è che anche nella sua vita accadde qualcosa di indecifrabile, ancora oggi ammantato dal mistero. Diversamente dai suoi libri, che si concludono sempre con la risoluzione dell’enigma, forse non sapremo mai cosa accadde alla fine del 1926, quando la scrittrice decise di sparire nel nulla.
A quel tempo Agata Christie aveva trentasei anni e solo da pochi anni si era scoperta romanziera. Nata nel Devon, in Inghilterra, e appartenente a una famiglia anglo-americana dell’alta borghesia, aveva vissuto un’infanzia felice e serena, circondata dall’affetto di tante figure femminili forti. Indipendente e curiosa, si era appassionata alla lettura fin da piccola, con una particolare predilezione per il nonsense di autori per l’infanzia come Lewis Carroll e Edward Lear.
Rimasta orfana di padre a undici anni e conclusi i classici studi da “signorina”, da lei mal digeriti, aveva iniziato a muovere i primi passi nella scrittura e in amore. In entrambi i territori, però, erano fioccate le prime delusioni: dopo il rifiuto dei suoi primi manoscritti e qualche breve relazione con uomini separati, nel 1913 si era innamorata dell’ufficiale dell’esercito Archibald Christie, sposato un anno dopo con lo scoppio della guerra.
In seguito alla fine del conflitto, la coppia aveva poi trovato una sorta di pace, tra la nascita dell’unica figlia Rosalind Margaret e la pubblicazione nel 1920 del primo giallo di Agatha Christie, intitolato Poirot a Styles Court, a cui ne seguirono molti altri.
Tra la scrittura e i viaggi in tutto il mondo con il marito, impegnato nella promozione dell’impero britannico, fino al 1926 la vita della famiglia Christie era sembrata tutto sommato normale.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, nel 1926 Archibald chiese il divorzio: si era innamorato di un’altra donna, Nancy Neele, e voleva ricominciare una vita con lei. Dopo un litigio, il 3 dicembre 1926, lui se ne andò di casa per andare a passare il fine settimana in campagna con la sua amante. Rimasta sola, dato che la figlia passava spesso il suo tempo dalla nonna e dalla zia, Agatha scrisse una lettera per la segretaria, in cui diceva di essere diretta nello Yorkshire, e quella sera stessa scomparve nel nulla, come ricorda oggi un articolo del Guardian.
Alla notizia dell’inspiegabile sparizione di Agatha Christie, a quel tempo già piuttosto conosciuta al grande pubblico, seguirono giorni di grande preoccupazione e scoramento. Cosa poteva essere accaduto? Dopo il ritrovamento della sua auto, lasciata sopra una cava di gesso con all’interno una patente di guida scaduta e dei vestiti, la polizia iniziò a indagare e venne persino offerta una ricompensa.
Persino un altro grande autore, Sir Arthur Conan Doyle, si adoperò per trovarla, portando uno dei guanti della scrittrice a una medium, affinché potesse “aiutare” agenti e volontari che brancolavano nel buio.
Dieci giorni dopo, il 14 dicembre 1926, Agatha Christie venne ritrovata allo Swan Hydropathic Hotel di Harrogate, nello Yorkshire, dove si era registrata come Mrs Teresa Neele da Città del Capo, usando il cognome dell’amante di Archibald. “Non sa perché si trovi qui”, titolò il giorno dopo il Daily Herald, che aveva intervistato il marito.
L’uomo disse al giornale che la moglie sembrava aver avuto una perdita di memoria tale da non riconoscere nemmeno lui. L’opinione pubblica si divise: c’era chi pensava si fosse davvero trattato di un momento di vuoto, ma altri sospettavano che la giallista volesse incastrare il marito per vendetta, facendo credere di essere stata uccisa.
Nella sua autobiografia, intitolata La mia vita e pubblicata nel 1977 un anno dopo la sua morte, Agatha Christie non fece alcun cenno alla vicenda. Nonostante le diverse ipotesi formulate dai biografi e da chi la conosceva, oggi è ragionevole pensare che si sia trattato davvero di uno “scherzetto” per il marito fedifrago sfuggito al suo controllo.
Certo è che seguì un divorzio, nel 1928, e l’incontro avventuroso con il nuovo marito: nel 1930 conobbe in Turchia l’archeologo Max Mallowan, più giovane di tredici anni, e se ne innamorò. Con lui visse fino alla fine dei suoi giorni, lasciandosi dietro circa un centinaio di opere di vario genere (principalmente gialli) e un mistero irrisolto.
Assassinio sull’Orient-Express, pubblicato per la prima volta nel 1934, è da molti considerato il capolavoro di Agatha Christie. In quella che rimane probabilmente la più celebre delle sue imprese, l’investigatore belga Poirot, salito a bordo di un vagone di prima classe partito da Istanbul e diretto a Calais, è costretto a occuparsi di un efferato delitto.
L’assassinio di Roger Ackroyd è ambientato a King’s Abbot, tipico paesino della campagna inglese dove tutti si conoscono e dove non succede mai nulla di speciale. Un giorno però qualcosa accade: l’uomo più ricco del paese, Roger Ackroyd, viene inspiegabilmente assassinato proprio quando stava per leggere una lettera che avrebbe fatto luce su un misterioso suicidio. A risolvere l’enigma è ancora una volta Poirot, che riesce a scoprire una realtà ben diversa da quella che appariva: tutti, anche le persone più insospettabili, hanno qualcosa da nascondere.
Dieci persone estranee l’una all’altra sono state invitate a soggiornare in una splendida villa a Nigger Island, senza sapere il nome del generoso ospite. Eppure, chi per curiosità, chi per bisogno, chi per opportunità, hanno accettato l’invito. E ora sono lì, su quell’isola che sorge dal mare, simile a una gigantesca testa, che fa rabbrividire soltanto a vederla. Non hanno trovato il padrone di casa ad aspettarli. Ma hanno trovato una poesia incorniciata e appesa sopra il caminetto di ciascuna camera. E una voce inumana e penetrante che li accusa di essere tutti assassini. Per gli ospiti intrappolati è l’inizio di un interminabile incubo. Con Dieci piccoli indiani, scritto nel 1939, Agatha Christie ha sfidato se stessa: dieci assassini, isolati, vittime a loro volta di un assassino invisibile.
Il villaggio di St Mary Mead è in grande fermento. Marina Gregg, una delle più famose dive di Hollywood, ha deciso di trasferirsi in questa piacevole località, e per l’occasione ha invitato tutta la cittadinanza a visitare la sua nuova magione. L’avvenimento, però, si svolge in maniera completamente diversa dal previsto: una delle ospiti, Heather Badcock, muore nel corso del ricevimento. Avvelenata, come rivelerà l’autopsia. Alcuni invitati raccontano che pochi istanti prima del delitto la vittima sembrava quasi pietrificata dall’orrore. Ma chi, fra i partecipanti al party di beneficenza, può averla sconvolta a tal punto? Questa la trama avvincente di Assassinio allo specchio, uno dei gialli più amati di Agatha Christie.
In Poirot sul Nilo, il destino riunisce un eterogeneo gruppo di viaggiatori sul lussuoso battello da crociera Karnak, in navigazione sul Nilo. Tra di loro c’è Linnet Ridgeway, la ragazza più ricca d’Inghilterra, dotata di grande fascino e abituata a essere sempre al centro dell’attenzione. Attorno a lei gravitano una ex migliore amica e diversi accaniti ammiratori in competizione tra loro. Ciascuno dei personaggi ha però una sua storia e un suo segreto da custodire, ben nascosto sotto la facciata di rispettabilità e di perbenismo. Fra i turisti c’è anche Hercule Poirot, una volta tanto in vacanza, ma anche in questa occasione il suo ozio è destinato a durare poco. Nel giro di poche ore, infatti, a bordo del Karnak si consumano ben due delitti, e la tranquilla crociera si trasforma in una disperata caccia all’assassino.
Nell’introduzione della raccolta di racconti dedicata a Poirot, intitolata Tutti i racconti, è proprio Agatha Christie a spiegare come è nato il suo personaggio:
Mi concentrai sull’investigatore. Era un bel problema; passai in rassegna tutti quelli che, incontrati nel corso delle mie letture, avevano suscitato la mia ammirazione. C’era Sherlock Holmes, il principe degli investigatori, che non sarei mai riuscita a imitare. C’era Arsenio Lupin, ma non era forse un criminale? Comunque non era il mio genere. Poi mi vennero in mente i rifugiati belgi. E perché non un investigatore belga? Lasciai quindi che il personaggio si configurasse in me con sempre maggior chiarezza. Doveva essere un ispettore per avere una buona conoscenza del crimine. Doveva essere anche meticoloso e molto ordinato. Un omino preciso, con la mania dell’ordine, della simmetria, e una netta propensione per le forme quadrate piuttosto che per quelle tonde. E poi molto intelligente, con il cervello pieno di piccole cellule di materia grigia… ah, che bella frase, non dovevo dimenticarmela. Bisognava anche che avesse un nome importante. E se fosse stato Hercule? Hercule Poirot… perfetto, grazie a Dio, era fatta.
Miss Jane Marple è nata dalla fantasia di Agatha Christie nel 1930: un’epoca nella quale le signorine non sposate di una certa età si chiamavano ancora “zitelle”. E proprio un’attempata ma decisamente arzilla zitella è Miss Marple: tra un lavoro a crochet e una tazza di tè, infatti, finisce sempre per essere casualmente implicata in una serie di delitti che riesce a risolvere facendo appello alle proprie doti di “osservatrice della natura umana”. La raccolta I grandi casi di Miss Marple contiene tre delle sue avventure più note, per chi vuole iniziare a scoprirla.
Web content writer e traduttrice. Parlo poco, scrivo tanto e cito spesso Yeats.
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