Il book sharing è un’attività affascinante. Il mercato dei libri ci dice che gli italiani comprano un tot di libri all’anno. Di volta in volta ci vengono sciorinate delle statistiche che raccontano la situazione degli editori o le vendite su Amazon e altre piattaforme. Ma non è detto che ogni libro acquistato corrisponda a un libro letto. Come non è detto che ogni libro letto corrisponda a un libro acquistato.

Ci sono infatti molti canali di prestito o scambio per chi ama la lettura. La più antica forma di prestito è probabilmente la biblioteca, quelle che sono in rete con il Sistema bibliotecario nazionale permettono anche il prestito interbibliotecario: significa che se una struttura non è munita di un volume può farselo mandare da un’altra biblioteca.

C’è poi il book crossing, che è un modo per “liberare i libri”, lasciandoli in luoghi pubblici per altri lettori che ci sono sconosciuti. C’è il consiglio dell’amico o dell’amica, che ha letto qualcosa e ci presta il suo tomo. E infine c’è il book sharing.

Come funziona il book sharing?

Book sharing
Fonte: iStock

L’espressione significa letteralmente “condividere il libro”. Funziona come potrebbe avvenire in un gruppo di amici: ci si scambia vicendevolmente uno o più libri. Con la differenza che alle spalle del meccanismo c’è un’organizzazione (di solito una piattaforma che agisce come mediatrice attraverso uno scambio postale) e coloro che sono al tempo stesso donatori e ricevitori di libri sono sconosciuti tra loro. E il libro che doniamo, come si legge in un pezzo dell’agenzia Dire, non deve necessariamente piacerci, magari non ci è piaciuto per niente e lo diamo via proprio per questo: qualcun altro lo amerà.

Vantaggi e benefici del book sharing

Ci sono diversi pro a questo sistema di lettura, perché il book sharing:

  • rimette in circolo libri fuori catalogo. Mettiamo che vogliate consigliare un libro che non è mai stato ristampato. Accade molto spesso con le piccole produzioni locali di autori magari molto pregevoli ma che non hanno mai “sfondato” a livello nazionale. Prima degli anni ’90 non c’era Internet e quindi è possibile che un autore e un’autrice senza agente letterario rimanessero confinati al loro territorio di riferimento, ma non è detto non fossero di qualità, tanto che oggi esiste una critica letteraria tendente a riportare in auge le realtà locali, anche e soprattutto in termini di poesia vernacolare;
  • consente risparmio di carta. Oggi la carta è un bene importante, perché, al netto del riciclo, vengono comunque tagliati degli alberi per realizzarla. Scambiandosi i libri, è come se la carta fosse utilizzata da più utenti/fruitori e non uno solo, come se venisse sfruttata al massimo per una migliore resa anche delle materie prime (oltre che del prodotto intellettuale e creativo contenuto all’interno);
  • arricchisce la cultura personale. A volte finiamo per leggere sempre gli stessi autori, quelli che già conosciamo, che ci piacciono, dei quali abbiamo letto già qualcosa. Invece in questo modo possiamo conoscerne di nuovi, magari meno noti o blasonati e il processo ci consente anche di superare diversi pregiudizi rispetto alla nostra lettura;
  • fa risparmiare. I libri costano, costano sempre di più. E chi legge non sempre può permetterselo, specialmente se è uno studente non lavoratore. In questo modo l’accesso alla lettura è molto più economico e accessibile anche a chi non ha un budget mensile da dedicarvi.

Book sharing e book crossing: le differenze

Book sharing
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Per capire la differenza, dobbiamo spiegarvi nel dettaglio cos’è il book crossing. Si tratta di un’usanza, che torna di moda di tanto in tanto, per cui in alcuni luoghi che potrebbero essere stati significativi per il donatore, troviamo un libro con una piccola nota all’interno: è la nota che esprime la volontà del donatore di “liberare il libro”, facendolo leggere a uno sconosciuto o a una sconosciuta che è capitata nello stesso luogo. Può essere una spiaggia, una panchina al parco, un locale come un bar o un pub e così via.

Ma il book crossing, a parte alcune iniziative, non è così ramificato come il book sharing. Inoltre presenta un carattere di estrema casualità. Nel momento in cui condividiamo un libro con il book sharing, noi sappiamo che verrà ricevuto da qualcuno che a propria volta ci donerà un suo libro. Con il book crossing non riceviamo nulla in cambio e il libro rischia anche di finire nella pattumiera, se viene incontrato da una persona che non sa o che non è interessata alla lettura.

Come fare book sharing in Italia

Ci sono diversi modi per fare book sharing in Italia, vi raccontiamo i più comuni:

  • con i social network. Su Facebook, Instagram, nelle chat Telegram, sono molto diffusi i gruppi in cui potersi scambiare i libri anche vivendo a grandi distanze. Basta solo cercare il gruppo che fa per voi;
  • attraverso piattaforme come Acciobooks. Acciobooks è una piattaforma italiana sicura e ramificata attraverso la quale donare e ricevere libri vicendevolmente;
  • iniziative pubbliche o private. Per esempio la Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli svolge quest’attività il cui centro propulsore è la stazione di Gianturco, all’interno della stazione metropolitana Linea 2 al primo piano. Vi basta andarci per donare e ricevere un libro.

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