“Sono un fallimento come donna, sono un fallimento come femminista”: inizia così il folgorante Ted Talk di Roxane Gay, scrittrice, docente e femminista americana. Anzi, cattiva femminista, per citare la sua raccolta di saggi più celebre, che prende spunto da una posizione per molti spiazzante.

Ho opinioni appassionate riguardo l’uguaglianza di genere, ma ho paura che accettare apertamente l’etichetta di “femminista”… non sarebbe giusto verso le buone femministe. Sono una femminista, ma piuttosto cattiva. E perciò mi definisco una Cattiva Femminista. O se non altro, avendo scritto un saggio, e poi un libro dal titolo “Cattiva Femminista”, nelle interviste la gente ha iniziato a chiamarmi “la cattiva femminista”.

Nel 2012 Roxane Gay si è fatta notare con l’articolo Feminism (Plural), diventato poi l’introduzione della già citata raccolta del 2014 Bad Feminist,  in cui sosteneva che le “femministe professioniste” non fossero davvero vicine alle donne che avevano bisogno del loro aiuto. Da allora è diventata un punto di riferimento nella nuova ondata femminista, ma anche un’autrice affermata e la prima donna di colore a scrivere per la Marvel Comics.

L’ultima frase nel mio libro “Bad Feminist” dice: “Preferisco essere una cattiva femminista che non esserlo affatto”. Questo è vero per tante ragioni, ma innanzitutto, dico questo perché una volta la voce mi fu rubata, e il femminismo mi ha aiutato a riprendermela. Ci fu un incidente. Lo chiamo incidente così posso portare il peso di quanto accadde. Dei ragazzi mi annientarono quando ero così giovane da non sapere come i ragazzi potessero annientare una ragazza. Mi trattarono come fossi niente. Cominciai a credere di essere niente. Si presero la mia voce, e dopo non osavo credere che qualsiasi cosa dicevo potesse contare. Ma… avevo la scrittura.

Il corpo violato e odiato

Classe 1974, nata a Omaha (Nebraska) da genitori di origine haitiana, Roxane Gay ha raccontato la sua storia in Fame, un memoir intenso sulla sua vita passata a lottare contro un corpo non accettato dalla società e contro una violenza subita da giovanissima.

Tutto ebbe inizio da un episodio accadutole quando aveva solo 12 anni e frequentava un ragazzo: fu proprio lui, di cui si fidava, a portarla in una capanna abbandonata in un bosco, dove si trovavano altri suoi amici. La violentarono a turno, ma dopo lo stupro lei non ebbe il coraggio di parlarne alla famiglia o alle amiche.

Il giorno dopo, a scuola, i suoi aggressori raccontarono la loro versione di quanto accaduto. Fu derisa e chiamata puttana: per difendersi, scelse di trovare conforto nel cibo, sperando di sentirsi più forte e grande. Iniziò così un’altra storia, quella del suo corpo diverso dagli standard richiesti dalla società, diventato una fortezza inespugnabile in cui nascondersi.

Vivo in questo corpo ribelle da oltre vent’anni. Ho tentato di farci la pace. Ho tentato di amarlo o almeno tollerarlo in un mondo che lo disprezza e basta. […] Sono cresciuta in una cultura generalmente deleteria per le donne e che cerca con pervicacia di disciplinare i loro corpi, quindi so che è importante resistere agli standard irragionevoli su come dovrebbe essere il corpo mio o di chiunque.

Fame. Storia del mio corpo

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Roxane Gay racconta la storia di una battaglia contro se stessa e contro un corpo che è diventato una fortezza da cui uscire è un'impresa: la sua lotta è quella di tante donne che non vogliono piegarsi alle aspettative della società.
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La nuova vita da scrittrice

Ho letto parole di donne che potevano comprendere storie come la mia, e donne che erano come me, che capivano come fosse muoversi nel mondo con la pelle scura. Ho letto parole di donne che mi mostrarono che non ero “niente”. Ho imparato a scrivere come loro, e poi ho imparato a scrivere come me stessa. Ho ritrovato la voce, e ho iniziato a credere che la mia voce fosse potente oltre i limiti.

La risposta migliore a chi non la faceva sentire adatta è arrivata proprio dalle parole. Dopo un master in scrittura creativa e un dottorato in retorica, Roxane Gay ha iniziato a lavorare come docente e scrittrice: non solo i saggi sul femminismo, ma anche World of Wakanda, lo spin-off tratto dal fumetto Black Panther della Marvel, e un’intensa raccolta di racconti intitola Donne difficili.

Donne difficili

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Tramite la scrittura e il femminismo ho capito anche di essere un po’ coraggiosa, un’altra donna può ascoltarmi, vedermi e riconoscere che nessuna di noi è quel “niente” che il mondo vuole convincerci di essere. In una mano ho il potere di ottenere qualsiasi cosa, e nell’altra tengo l’umile consapevolezza di essere solo una donna. Sono una cattiva femminista, sono una brava donna, cerco di diventare migliore nel modo di pensare e in ciò che dico e faccio, senza abbandonare tutto ciò che mi rende umana. Spero che possiamo fare tutti lo stesso. Spero che possiamo tutti essere più coraggiosi nel momento in cui ne abbiamo bisogno.

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