Magdalēna è ricoverata presso la clinica psichiatrica di Strenči, centro km circa da Riga; la sua diagnosi è psicosi maniaco-depressiva. È incinta del direttore della struttura in cui è ricoverata, in un periodo storico, gli anni ’30, dove in Lettonia vige la dittatura di Karlis Ulmanis.

È in questo contesto che si muovono le storie e i personaggi di Frammenti di vetro, l’ultimo romanzo della scrittrice, poeta e attivista lettone Inga Gaile, pubblicato in Italia il 23 gennaio scorso con la traduzione di Margherita Carbonaro.

Frammenti di vetro

Frammenti di vetro

Siamo in Lettonia, alla fine degli anni Trenta del Novecento quando al potere vi sono il dittatore Ulmanis e le sue teorie sull'eugenetica. Protagonista è tale Magdalēna, ricoverata presso la clinica psichiatrica di Strenči, a un centinaio di chilometri da Riga, incinta del medico che la tiene in cura per una diagnosi di psicosi maniaco-depressiva. Attraverso la sua vicenda e quella degli altri personaggi che, con lei, si muovono sulla scena, ricostruiamo la storia di un Paese e di un'Europa sull'orlo della Seconda guerra mondiale e del culto nazionalista che si fa sempre più forte e diffuso ai danni, soprattutto, dei più deboli, delle donne e, ovviamente, dei "malati di mente".
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È un contesto che parla di cultura ultranazionalista che si sta diffondendo in tutta Europa, di vera e propria cancellazione di tutto ciò che è considerato devianza o malattia, di un culto del “popolo sano e forte” che troverà il proprio apice, ovviamente, nel genocidio compiuto da Hitler.

Non a caso, come ricorda la stessa autrice nella postfazione, quasi tutti i pazienti dell’ospedale psichiatrico di Strenči furono massacrati dai nazisti nel 1942.

Inga Gaile è sicuramente una figura di spicco nel panorama del femminismo lettone, e della letteratura; poeta, romanziera, drammaturga e stand-up comedian, ha scritto versi sia per adulti che per bambini e diverse opere in prosa; Stikli (il titolo originale di Frammenti di vetro) è il suo primo romanzo, il primo tradotto in Italia, mentre le sue poesie hanno traduzioni in più lingue.
Le sue opere esplorano soprattutto tematiche legate all’esperienza femminile, allo stigma dell’appartenenza a gruppi sociali marginalizzati e all’intimità della mente. Interrogata da noi sui temi del femminismo, anche in riferimento ai gruppi TERF, ci ha infatti spiegato (nella traduzione di Margherita Carbonaro)

Ritengo importante che a parlare sia il più ampio numero possibile di quelle persone a cui finora non è stato consentito di far sentire la propria voce. Credo che le donne trans siano donne e che, in generale, nessuno abbia il diritto di definire chi e cosa sia una persona e cosa debba provare, amare o fare di sé.
Io mi identifico con il femminismo intersezionale, che è inclusivo e sostiene l’uguaglianza di tutti gli esseri viventi.

Non ha neppure paura di definire “fascismo” il tentativo di rivedere il diritto all’aborto in alcuni Paesi, compresa l’Italia, dove il Municipio VI di Roma ha rilasciato una proposta di legge sull’obbligo di far ascoltare il battito alle donne che intendono fare ricorso alla Ivg, parlando di un “tentativo della casta al potere di sottomettere altre persone a un sistema di valori concepito da quella stessa casta. Un sistema di valori che serve all’eteronormatività.
Spero che con il cambio di governo in Polonia possa cambiare anche l’atteggiamento nei confronti delle donne. Penso inoltre che tutto questo stia accadendo perché il #MeToo ci ha messo davanti agli occhi la vera portata della violenza contro le donne e, dato che questa realtà era molto sgradevole da guardare, si è iniziato a incolpare le vittime, rafforzando il controllo sulle donne e cercando di ‘richiamarle all’ordine’.

Naturalmente il numero delle autrici che hanno parlato e continuano a parlare delle esperienze delle donne minaccia e incute paura anche a quanti detengono il potere. Non vogliono perdere l’egemonia che hanno acquisito con l’inganno e la frode e quindi distolgono l’attenzione parlando di bambini e di aborto, cercando di riconquistare il potere perduto e il controllo sulle donne attraverso questa demagogia.

Inoltre, in nessuno di questi casi il potere è disposto a parlare delle ragioni per cui le donne scelgono l’aborto. Nessuno vuole parlare di contraccezione sicura e accessibile, di contraccezione per gli uomini, di responsabilità degli uomini nell’atto sessuale o di altre cose importanti. Tutti vogliono solo ‘controllare e punire’ le donne”.

Per Gaile essere femminist* oggi significa

Lottare per sé e per le altre donne, e anche per le persone e gli esseri appartenenti a gruppi discriminati.
Judith Butler ha detto in un’intervista con Sarah Ahmed: ‘Io combatto il fascismo ogni giorno’. Qualcosa del genere. Per me tuttavia significa anche riconoscere la mia misoginia inversa e non cedervi. Non cedere all’odio e al dubbio nei confronti di me stessa che mi sono stati instillati.

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