Dedicando una poesia a Mary Wollstonecraft, femminista ante litteram, Voltairine de Cleyre scrisse che erano serviti “cent’anni di polvere” per sottrarla all’oblio. “Tu che avesti la spugna, la mirra / E l’amara croce / Sorridi. Poiché è giunto il giorno / In cui misuriamo l’ampiezza della nostra perdita”. Le stesse parole potrebbero oggi valere anche per lei, troppo a lungo dimenticata dalla storia, nonostante la sua importante opera come scrittrice e attivista per i diritti delle donne.

Perché devo essere la schiava dell’Uomo? Perché dicono che il mio cervello non è pari al suo? Perché il mio lavoro non è pagato tanto quanto il suo? Perché il mio corpo è sotto il controllo di mio marito? Perché si appropria del mio lavoro domestico dandomi in cambio soltanto ciò che ritiene giusto? Perché può portarsi via i miei bambini? Perché devo rifiutarli prima ancora che nascano?

Voltairine de Cleyre nacque il 17 novembre 1866 a Leslie, in Michigan, da genitori poveri, ma ricchi di stimoli intellettuali. Sua madre Harriet aveva militato nel movimento abolizionista, mentre suo padre Hector era francese e grande sostenitore del libero pensiero, tanto da chiamare la figlia proprio in onore del grande Voltaire. Dopo la tragica morte per annegamento di Marion, una delle due sorelle di Voltairine, la famiglia si trasferì in un piccolo paese, nel tentativo di dimenticare il dolore.

Segnati irrimediabilmente dal dramma, i coniugi de Cleyre iniziarono a discutere e i continui litigi portarono poi alla separazione. Hector lasciò la casa per lavorare come sarto itinerante a Port Huron, senza più ritornare. Intanto Voltairine cresceva, dimostrando fin da piccola grande sensibilità e intelligenza. Come racconta un articolo del New York Times, a quattro anni leggeva già il giornale e a sei compose la sua prima poesia.

Quando sua sorella Adelaide si ammalò gravemente, la piccola Voltai (come veniva chiamata in famiglia) fu spedita dal padre. Nel tentativo di calmare la figlia, che giudicava forse troppo difficile da gestire, e per darle un’istruzione adeguata, l’uomo decise di mandarla a studiare in un istituto religioso, in Canada. Lì rimase per quasi quattro anni, senza riuscire mai ad adattarsi alla vita delle suore e soprattutto senza perdonare il padre per averla mandata proprio in quella scuola.

“Provo pena per me stessa quando ripenso a quei giorni: ero una povera anima che combatteva solitaria nelle tenebre della superstizione religiosa”, scrisse poi Voltairine de Cleyre, parlando di quegli anni. Tuttavia, ebbe modo di studiare materie come la fisiologia, la mitologia, il francese, la matematica, la musica e la calligrafia. Imparò anche a suonare il pianoforte e questa conoscenza le permise di mantenersi più avanti.

Dopo il diploma nel 1883, che le valse una medaglia d’oro, Voltairine era finalmente pronta per vivere la vita a modo suo. Guadagnandosi da vivere grazie a quanto imparato dalle suore, iniziò a farsi conoscere come libera pensatrice. Scriveva di temi delicati come la scelta di non avere figli, la questione razziale e le condizioni dei lavoratori, e in breve tempo cominciò a girare il paese come oratrice.

Su ogni cosa vivente, se uno osserva con rigore, è tracciata la linea d’ombra di un’idea – un’idea, morta o viva, qualche volta più forte quando morta, con linee rigide, ferme che marcano l’incarnazione vivente con l’impronta austera immobile del non esistente. Giornalmente ci moviamo tra queste ombre inflessibili, meno permeabili, più dure del granito, con l’oscurità dei secoli in loro, dominanti i mutevoli corpi viventi con anime morte immutabili.

Rimasta incinta dalla relazione con James B. Elliot, anche lui libero pensatore, nel 1890 diede alla luce l’unico figlio Harry, che decise di affidare al padre. Dopo lungo vagare, alla fine si stabilì a Philadelphia, dove nel 1892 fondò un gruppo di donne che si riunivano per discutere di sesso, socialismo, anarchia e rivoluzione. In particolare, si confrontavano sulla concezione della figura femminile del loro tempo, spesso costretta a casa o impegnata in lavori umili e faticosi.

Voltairine de Cleyre sosteneva che fosse importante superare la classica idea di moglie e madre, anche nella scelta di non mettere al mondo una nuova vita. La sua esperienza sicuramente giocò un ruolo importante nella formazione delle sue idee, che si fondavano sulla “libertà dell’amore” e sulla “libertà della maternità”.

Il compito della donna dovrebbe essere prima di tutto, quello di approfondire il concetto di sessualità e di informarsi sul controllo delle nascite: mai avere un bambino a meno che non lo si voglia davvero e mai volerlo egoisticamente per il puro piacere di avere un giocattolo carino con cui intrattenersi. Mai averlo, inoltre, se non si è in grado di mantenerselo da sola.

Perseguitata dalla malattia e dalla depressione per gran parte della sua vita, tanto da provare a suicidarsi in almeno due occasioni, nel 1902 riuscì a sopravvivere al tentato omicidio da parte di un suo ex studente. Lo perdonò subito, nonostante l’episodio l’avesse lasciata con un dolore cronico all’orecchio e alla gola che talvolta le impediva di concentrarsi e di parlare. “Nella mia bocca, tutto è amarezza; ogni cosa diventa cenere fra le mie mani”, scrisse negli ultimi anni della sua vita. Voltairine de Cleyre morì a soli 46 anni il 20 giugno 1912, a causa di una meningite.

[…] ma lei sopravvive tutt’ora
nel cuore assopito del mondo
lei vive ancora.

Questi sono alcuni testi sulla sua figura:

1. Voltairine De Cleyre, "Un'anarchica americana"

 

Un'anarchica americana

Un'anarchica americana

Un’anarchica americana raccoglie le riflessioni di Voltairine De Cleyre e le sue battaglie sulla condizione della donna, che sfociano in un’anarchia di genere del tut
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Emma Goldman, sua contemporanea, disse di lei “Voltairine de Cleyre è la più dotata e brillante donna anarchica che gli Stati Uniti abbiano mai generato”. Un’anarchica americana raccoglie le sue riflessioni e le sue battaglie sulla condizione della donna, che sfociano in un’anarchia di genere del tutto inedita e quanto mai attuale anche a distanza di cento anni.

2. Voltairine De Cleyre, "Una poetessa ribelle"

 

Voltairine de Cleyre: una poetessa ribelle

Voltairine de Cleyre: una poetessa ribelle

Nella raccolta Voltairine de Cleyre. Una poetessa ribelle è possibile ripercorrere tutta l’opera della scrittrice americana, nota soprattutto per i saggi. Nelle sue poesie, in particolare, riesce a esprime il suo anelito alla libertà, fil rouge di ogni suo scritto. Se nei saggi rimarca i legami tra letteratura e anarchismo, nei racconti mostra una spiccata sensibilità nei confronti degli ultimi del suo tempo: lavoratori, donne oppresse, emarginati.
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Nella raccolta Voltairine de Cleyre. Una poetessa ribelle è possibile ripercorrere tutta l’opera della scrittrice americana, nota soprattutto per i saggi. Nelle sue poesie, in particolare, riesce a esprime il suo anelito alla libertà, fil rouge di ogni suo scritto.  Se nei saggi rimarca i legami tra letteratura e anarchismo, nei racconti mostra una spiccata sensibilità nei confronti degli ultimi del suo tempo: lavoratori, donne oppresse, emarginati. Nelle lettere si scopre invece una Voltairine più intima, come in quelle agli amici o alla madre, ma anche potente come quando si rivolge a un senatore degli Stati Uniti.

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