Emily Dickinson e quello che le ha fatto una famiglia che si vergognava di lei
La complicata vicenda editoriale delle poesie di Emily Dickinson: ci volle un secolo per leggere le vere parole della poetessa
La complicata vicenda editoriale delle poesie di Emily Dickinson: ci volle un secolo per leggere le vere parole della poetessa
“Vivo in casa di mio padre”, continuò a ripetere Emily Dickinson dopo la morte del genitore, l’uomo dal cuore “puro e terribile”, discendente da una famiglia dominata da figure maschili che avevano contribuito alla conquista del suolo americano.
In un contesto puritano e asettico come quello di inizio Ottocento, la poetessa coltivò un cuore libero e impetuoso, che trovò sfogo nelle poesie e nelle lettere che ancora oggi conservano lo stesso ardore.
Come sembra strana la vita di una Ragazza
Da dietro questa soffice Eclissi –
Penso che la Terra appaia così
Alla gente in Cielo – ora –
Non tutti conoscono, però, la faida familiare celata dietro la pubblicazione postuma del suo corpus poetico. Ne ha parlato recentemente la biografa Lyndall Gordon, che ha descritto in Come un fucile carico il periglioso cammino lungo cent’anni per arrivare alla pubblicazione definitiva delle liriche, senza tagli e modifiche. Durante la sua vita, Emily Dickinson pubblicò solo dieci delle sue 1800 poesie circa: al resto pensarono gli eredi, più o meno legittimi.
Nata il 10 dicembre del 1830 ad Amherst, Massachusetts, Emily Dickinson apparteneva a una famiglia borghese molto in vista. A causa delle condizioni precarie di salute, visse il periodo scolastico in maniera discontinua, pur manifestando grande intelligenza e curiosità. La morte era già una presenza costante nella sua vita: la camera in cui visse dai dieci ai venticinque anni era affacciata sul cimitero e dalla finestra poteva assistere quotidianamente alle sepolture, chiedendosi quando sarebbe arrivato il suo momento.
Accanto a lei si intrecciavano le vite di suo fratello Austin e della sorella Lavinia, due figure importanti per comprendere le vicende legate ai suoi scritti. La sua prima fedele lettrice fu Susan Huntington Gilbert, carissima amica e futura moglie di Austin. Era l’unica a interessarsi delle sue poesie, mentre la famiglia interpretava la sua passione come una conseguenza dei suoi problemi di salute (pare soffrisse di epilessia). Nessuno, però, sapeva della quantità di taccuini e foglietti che andava accumulandosi nella cassapanca di Emily.
Tra i tanti misteri che ancora avvolgono la biografia di Emily Dickinson, resta anche quello del rapporto con la cognata Susan. Sembra sia stata a lungo innamorata di lei, tanto da dedicarle 276 poesie. Leggevano gli stessi libri, si immedesimavano nei personaggi dei romanzi e avevano due sensibilità affini: forse Emily pensò che, non potendola avere, fosse meno doloroso convincerla a scegliere suo fratello. Ma il matrimonio di Austin e Susan non fu felice.
Mentre Emily si eclissava sempre più nel suo piccolo mondo domestico, vestita solo di bianco e divisa tra l’affetto del suo cane e le peonie in giardino, il fratello si invaghì di una donna molto più giovane di lui, Mabel Loomis Todd. Fin da subito incuriosita dalla sorella del suo amante, conosciuta in città più come esperta di giardino che poetessa, chiese di conoscerla. Nel 1882 riuscì a convincere Austin a portarla da lei. Ma la poetessa non scese di sotto: si limitò a farle portare un bigliettino con una poesia.
Dopo la morte di Emily Dickinson, nel 1886, sua sorella Lavinia scoprì i manoscritti e provò a farli pubblicare, facendosi assistere proprio da Mabel: fu un gravissimo errore. Quest’ultima mise mano alle poesie, correggendo la punteggiatura (un tratto distintivo della sua scrittura) e togliendo le invenzioni linguistiche che le rendevano uniche. Nonostante i titoli banali e le semplificazioni, le liriche arrivarono comunque dritto al cuore dei lettori, decretandone subito il successo commerciale.
L’editore presentò la poetessa come “capricciosa”, “esasperante” e “irregolare”, mentre si andava creando un’immagine pittoresca, di cui anche Austin era responsabile, andando contro l’altra sorella ancora in vita. Dal canto suo, Mabel ne parlava come se fosse stata una sua grande amica, perché non poteva ammettere di non averla mai vista in volto. Messa alle strette, alla fine disse di averla vista una sola volta “volteggiare”. Un’immagine inconsapevolmente poetica, che descrive Emily Dickinson molto meglio di quanto abbiano fatto decenni di pubblicazioni parziali e devianti.
La raccolta Poesie contiene tutto il corpus poetico di Emily Dickinson, nella sua originale bellezza.
Una parola muore quando è detta
Una parola muore
quando è detta
Dice qualcuno −
Io dico che proprio
Quel giorno
Comincia a vivere.
Sillabe di seta raccoglie alcune tra le più belle poesie di Emily Dickinson.
Che sia io la tua estate
Quando l’estate sarà lontana!
E la tua musica, quando allodola
E pettirosso taceranno!Saprò evitare la tomba e fiorirò per te
E seminerò promesse di fiori
Ovunque! Ti prego coglimi-
Anemone-
Tuo fiore- per sempre!
La mia lettera al mondo, antologia con testi a fronte tradotti e curati da Andrea Sirotti, offre uno sguardo inedito, meno accademico ma più vero, sulla scrittura e i temi squisitamente dickinsoniani: l’amore, la morte, il silenzio, la natura, l’altro, l’America, il mondo letterario. Come osserva lo stesso Sirotti nella postfazione, tale inedita traduzione “aspira a farsi portatrice di una fedeltà, ma non al significato e nemmeno alla forma, quanto piuttosto all’assertività e l’autorevolezza di una voce poetica unica”.
Lettere d’amore è una raccolta che ripercorre tutta la vita di Emily Dickinson, seguendo un percorso tutto spirituale eppure compiutamente terreno, pervasivo di ogni aspetto della vita e sorgente di poesia. È forza motrice dell’universo, sotto il cui segno ogni vivente arriva a vedere la luce.
Senza la speranza di ricambiare i Fiori Mattutini del Giorno di Festa, ancora dolcemente rammentati, la prego di permettermi di provare.
E –
Web content writer e traduttrice. Parlo poco, scrivo tanto e cito spesso Yeats.
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