Avresti solo dovuto chiedermelo.

La frase in grado di scatenare l’ira funesta di milioni di mogli e compagne in tutto il mondo è diventato il cavallo di battaglia di Emma, blogger trentaseienne francese, che con molte donne condivide la sensazione che lei descrive come “charge mentale“, ovvero il costante pensiero di occuparsi di tutto ciò che riguarda figli, faccende domestiche, amministrazione della casa, il tutto, casomai, senza trascurare il proprio lavoro e provando faticosamente a ritagliarsi un briciolo di spazio per interessi, hobby o relax.

Dovevi solo chiedere, che in francese si traduce con “Fallait demander“; questo è il titolo del fumetto che ha portato la notorietà a Emma, di giorno ingegnere informatico, per il resto del tempo mamma di un bambino di sei anni, moglie, casalinga, e… disegnatrice. La sua pagina Facebook ha raggiunto e sfondato il muro dei 123 mila like, 25 mila circa le condivisioni dei suoi post; vignette, ironiche ma non troppo, che affrontano con spirito critico e schiettezza piccoli e grandi problemi del mondo d’oggi, spaziando dalla politica, alla violenza, fino a quello che è uno degli argomenti più cari alla blogger: la questione, appunto, della “charge mentale”, di cui è vittima la gran parte delle donne. Il che, tradotto in esempi concreti, significa occuparsi delle incombenze che riguardano i figli, come le visite dal pediatra, o le attività sportive, significa riuscire a mettere in tavola un pranzo o una cena sempre almeno decenti, stirare e fare il bucato affinché tutti i membri della famiglia vadano in giro ordinati e non come senzatetto, il tutto sotto lo sguardo pigro dei mariti/compagni, che vivono in una sorta di mondo parallelo in cui le faccende domestiche e gli impegni dei figli non possono davvero essere considerati alla stregua di un “lavoro”, quindi faticosi, o in cui, dopo l’ufficio o la fabbrica, esiste il relax, la partita di calcio, gli hobby preferiti. Fino al momento in cui, alla richiesta di aiuto della compagna, scatta l’affermazione fatidica: “Avevi bisogno di aiuto? Bastava che me lo chiedessi!”.

Come se non fosse abbastanza evidente che mogli, mamme, che le donne hanno bisogno di aiuto in casa da parte dei loro partner, e che non dovrebbero domandarlo, dovrebbe esser dato loro spontaneamente! Ecco perché Emma ha sentito la necessità di raccogliere tutte le sue spiritose ma sincere vignette in un libro, Un autre regard, che in Italia uscirà, edito da Centauria, alla fine di ottobre 2017 con il titolo di Le brave ragazze si ribellano (acquistabile a questo link Amazon).

Le brave ragazze si ribellano

Lei, che si definisce “inclusiva e rivoluzionaria”, nel libro non ha paura di parlare in prima persona anche della sua esperienza, in primis della maternità, baby blues e ansie comprese, ma il vero motivo per cui Un autre regard è uscito in libreria è per cercare di far comprendere che la “charge mentale” non può essere prerogativa unica femminile. “Per questo ho deciso di realizzare questo fumetto, che non racconta in particolare della mia famiglia ma di tutte le donne del mondo – spiega a Vanity Fair La charge mentale ci impedisce di pensare ad altre attività come riposarci, divertirci, lavorare, fare ciò che amiamo. Spesso il concetto di charge mentale viene utilizzato dai media, soprattutto in Francia, per dare consigli alle donne su come alleggerire il peso delle loro giornate, organizzandosi  meglio o cantando mentre si prendono cura della casa. Io invece mi rivolgo agli uomini“.

Già, l’appello è rivolto proprio ai maschietti, ed è un invito, neppure troppo velato, a svegliarsi, perché le compagne hanno bisogno di aiuto, anche quando non lo chiedono. I fumetti di Emma sono dedicati alle mamme che hanno scelto di restare a casa dal lavoro per occuparsi dei figli, anche per non far cadere la responsabilità sui mariti, ma anche alle donne che sono arcistufe di sentirsi rivolgere quella frase: “Fallait demander”, dovevi solo chiedermelo.

Prendetevi la responsabilità del 50% delle faccende domestiche – dice Emma rivolgendosi agli uomini – che non significa aspettare che la vostra compagna vi chieda di fare delle cose, bensì capire quello che serve e farlo bene. Un esempio? Lavare i piatti senza aspettare che non ci sia più spazio di muoversi in cucina.

E se vi viene detto che non avete fatto bene una cosa, imparate a farla meglio invece che lasciare stare.

Lo abbiamo detto, i disegni della blogger hanno un forte contenuto politico, e toccano spesso temi sociali delicati, come il sessismo, o la questione migranti; anche Un autre regard perciò non fa eccezione, e al suo interno vi sono vignette dedicate a tutte queste tematiche particolari, affrontate sempre con la volontà di mettere in discussione verità troppo spesso date per scontate.

Come scontato è, appunto, il ruolo che frequentemente molti mariti attribuiscono alle mogli, viste come esseri instancabili a cui non è concesso il riposo; concetto del tutto sbagliato, che Emma cerca di evidenziare.

Uomini, prendetevi del tempo per la vostra famiglia, che significa organizzare bene la vostra giornata lavorativa per tornare a casa prima e non rientrare quando i bambini sono già a letto. Se invece siete già tra quelli che contribuiscono attivamente alla vita domestica, mi complimento con voi“.

Femminista convinta, per le colleghe madri, mogli, lavoratrici e casalinghe riserva solo parole dolcissime: “Siete meravigliose. Fate già tantissimo e molto bene. Siete brave persone, brave compagne, brave madri. Gestite così tante cose che non avete nemmeno il tempo di fermarvi e rendervene conto. Siate orgogliose di voi stesse.

Non avete bisogno di consigli ma solo di un partner che sia casa mentre voi uscite a manifestare per i vostri diritti.

Insomma, di un partner presente e responsabile al 50% dell’economia della casa in tutto ciò che questo comporta, pronto a condividere appieno la giusta dose di “charge mentale”. Uno, insomma, che non dica solo “Dovevi chiedermelo”.

 

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