Rossana Rossanda: "Il mio corpo se ne va, non io"

Pasionaria della politica e giornalista, Rossana Rossanda, la donna che chiese a Gabriel Garcia Marquez se "poteva aspettare 5 minuti", è stata molto: ex partigiana, anticonformista, all'avanguardia, a suo modo rivoluzionaria in tutto.

La “donna che ha fatto aspettare Gabriel Garcia Marquez” si è spenta a 96 anni il 20 settembre 2020. Parliamo di Rossana Rossanda, una delle voci più importanti e autorevoli del comunismo italiano prima, poi del giornalismo, ferma sostenitrice del femminismo, portato avanti fino all’ultimo dei suoi giorni o quasi.

Non è stata lei a definirsi così, la “donna che ha fatto aspettare Marquez”, ma un aneddoto raccontato su La Stampa in occasione della morte del grande scrittore premio Nobel nel 1982, avvenuta nel 2014.

García Márquez disse piano: ‘Sono qui per vedere la Rossana Rossanda’ […] Il ragazzo schizzò nella stanza della Rossanda, trafelato ed emozionato, ‘Rossana, Rossana c’è Márquez!’, e la fondatrice del quotidiano [Il Manifesto, ndr.], celebre per la concentrazione sugli articoli, rispose pacata: ‘Digli se per favore mi aspetta cinque minuti’. L’autore più celebre al mondo, amico personale di Fidel Castro, per anni bandito dagli Stati Uniti per le critiche alla politica della Casa Bianca nel suo Paese natale, la Colombia, sospettato dal regime di traffico di armi ai guerriglieri e costretto a vivere in esilio volontario in Messico, doveva aspettare 5 minuti!

Rossanda, classe 1924, aveva in effetti una mente incapace di posarsi, di trovare pace, rapida e pronta, tipica di chi ha mille cose in mente e, nonostante ciò, riesce a fare tutto perfettamente. Ex partigiana che aveva partecipato alla Resistenza, divenne un volto noto del PCI, tanto da essere nominata da Palmiro Togliatti responsabile della politica culturale del partito, proprio grazie all’immensa cultura guadagnata negli studi classici (terminati con un anno di anticipo, tanto per aggiungere altri dettagli a riprova della genialità del soggetto), e da essere eletta, nel 1963, alla Camera dei deputati.

Tutto questo prima dell’espulsione dal partito, nel 1969, per aver aderito alla sinistra critica, perché, si sa, le idee della Rossanda erano o tutto o niente, senza vie di mezzo, senza sfumature. Dopo la radiazione dal PCI, ha fondato Il Manifesto, con Luigi Pintor, Valentino Parlato e Lucio Magri, giornale che ha abbandonato in via definitiva nel 2012, dopo esserne stata la direttrice.

Nel 2018, a 94 anni, la Rossanda, con il solito occhio critico e autoironico da donna intelligente qual è sempre stata, ha deciso di  ripercorrere, proprio attraverso i suoi testi, le diverse fasi della sua vita, avvalendosi anche del supporto della giornalista e scrittrice Lea Melandri, nel libro Questo corpo che mi abita.

Lei che allora si descriveva come “una ragazza di novantatré anni che ha avuto una vita intensa, sempre in collera con il corso del mondo e le sue inique storture” ha accettato di parlare di sé, del suo corpo che stava invecchiando, ma anche e soprattutto della sua mente sempre brillante e curiosa, com’è tipico di una persona che ha studiato da sempre, che è assetata di cultura e di conoscenza.

Proprio il corpo diventa il pretesto per affrontare una riflessione più profonda sul tema del tempo, sul momento inevitabile del declino, quantomeno fisico.

Da tutte le parti questo corpo che mi abita e che abito sfugge e mi torna, come se fosse l’anguilla della mia coscienza, un’anguilla attaccata a me. (…) Mi dicono che il corpo se ne sta andando. Lui se ne va. Non io.

Del resto, il tema del decadimento fisico lo aveva affrontato in un’intervista al Venerdì di Repubblica, dove le era stato chiesto come percepisse il suo corpo, rivelando anche inaspettati timori ma anche la non ossessione per la vita.

Come vuole che lo viva? Metà del mio corpo non risponde. E allora ne scopri le miserie. Provo a non essere insopportabile con chi mi sta vicino e penso che in ogni caso fino a 88 anni sono stata bene. Il bilancio, da questo punto di vista, è positivo. Mi dispiacerebbe morire per i libri che non avrò letto e i luoghi che non avrò visitato. Ma le confesso che non ho più nessun attaccamento alla vita.

Del resto, da atea convinta – “Non ho più un’idea di Dio dall’età di 15 anni“, diceva – ha sempre affrontato la morte con uno spirito diverso, razionale, come ha dimostrato ne La perdita, persino quando si è trattato di “aiutare” qualcun altro a sceglierla per sé. Come nel caso di Lucio Magri, suo vecchio amico, che lei accompagnò in Svizzera a morire, nel 2011.

Lucio non era affatto un depresso. Era spaventosamente infelice. Aveva di fronte a sé un fallimento politico e pensava di aver sbagliato tutto. O meglio: di aver ragione, ma anche di aver perso. Dopo aver litigato tante volte con lui, lo accompagnai a morire in Svizzera. Non mi pento di quel gesto. E credo anzi che sia stata una delle scelte più difficili, ma anche profondamente umane.

Nel “Manifesto per un nuovo femminismo“, pubblicato sull’Espresso il 13 maggio 2019, scriveva:

È importante che la battaglia per i diritti delle donne sia più estesa e condivisa possibile, contro una ‘cultura maschilista’, intesa anche nell’accezione di ‘senso comune’ di derivazione greca, romana e giudaica, ma si dovrebbe dire anche egizia o cretese, culture che hanno in comune una visione binaria della sessualità, sulla quale si innesta il principio della famiglia patriarcale come ‘società naturale’, basata sulla divisione gerarchica fra maschio e femmina.

Pragmatica come sempre, con idee condivisibili o meno, Rossanda ha incarnato in ogni caso lo spirito libero e indomito di chi sceglie di prendere in mano le redini della propria vita per plasmarla a suo piacimento, senza lasciarsi scalfire dagli eventi o dai luoghi comuni.

Questi alcuni dei libri più recenti pubblicati da Rossana Rossanda, negli ultimi anni della sua vita.

Questo corpo che mi abita

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L'ultimo libro di Rossanda, uscito nel 2018, è una riflessione introspettiva sul corpo, quello femminile in generale, il suo, mai esposto alla pubblica discussione, e sui suoi cambiamenti naturali.
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Quando si pensava in grande. Tracce di un secolo. Colloqui con venti testimoni del Novecento

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Lukàcs, Aragon, Sartre, Grumbach, Althusser, Fischer, Sachs, Rodinson, Sweezy, Salvador Allende, Melo Antunes, Delors, Mendès France, Badinter. Trentin, Ingrao, De Rita, Cofferati, D'Alema, Bertinotti. Sono le voci che Rossana Rossanda raccoglie in questo libro di dialoghi.
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Un viaggio inutile

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In questo libro del 2008 la Rossanda ripercorre l'esperienza fallimentare del viaggio nella Spagna post-franchista, dove fu mandata come inviata del Partito Comunista, scoprendo che solo la destra sarebbe stata in grado di ricomporsi nella totale assenza delle forze liberali.
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La perdita

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Rossana Rossanda ed Emanuela Fraire in un'analisi lucida e razionale sfatano uno dei più grossi tabù dell'umanità, quello sulla morte,
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La ragazza del secolo scorso

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Rossanda dice in questo libro: "Questo non è un libro di storia. È quel che mi rimanda la memoria quando colgo lo sguardo dubbioso di chi mi è attorno: perché sei stata comunista? perché dici di esserlo? che intendi? senza un partito, senza cariche, accanto a un giornale che non è piú tuo? è una illusione cui ti aggrappi, per ostinazione, per ossificazione?"
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