"Dalla stessa parte mi troverai", la responsabilità, il perdono e le parole che salvano un po'

La vicenda di Rossella Scarponi e di Mario Scrocca va raccontata, perché è una storia privata che diventa storia collettiva, fino a rischiare di perdersi, diluita nella Storia con la S maiuscola di questa nostra sgangherata Italia. Quella che dimentica e quella che non vorrebbe dimenticare, quella che nel ricordo imbraccia l’ideologia o mistifica la realtà. Ed è proprio per questo che questa storia va strappata all’oblio; e Valentina Mira lo fa, scrivendo questo libro meritatamente candidato al Premio Strega 2024 da Franco Di Mare.

È anche così che diventi adulta: imparando a provare tenerezza per chi sei stata. Sei tu, tua madre. Ti prendi cura di te come se fossi madre e insieme figlia di te.
È una pratica che riesce a salvarti più di chi ti si improvvisa salvatore.
Così Rossella grande pensa alla Rossella piccola, la vede bere caffè su caffè invece di ingerire cibo. La vede chiudere i pugni e serrare i denti prima di una presa di parola pubblica. La vede fumare sigarette, così tante da prendere il vizio. La vede lottare e lottare, pur senza i mezzi economici e, talvolta, gli alleati giusti per farlo.
Si abbraccerebbe, se si fosse incontrata

da “Dalla stessa parte mi troverai” di Valentina Mira
(Candidato Premio Strega 2024)

Rossella esiste davvero e la sua storia, che è anche la storia di suo marito, merita di essere conosciuta e ricordata, ché la sua, la loro, non è “solo” una vicenda privata. Rossella Scarponi è la moglie di Mario Scrocca, padre del loro figlio Tiziano, che ha due anni quando papà viene arrestato nel 1987 e muore, la notte stessa, nel carcere di Regina Coeli, “suicida” in una cella “a prova di suicidio”.

Scrocca è un militante di sinistra, accusato di far parte del commando che, il 7 gennaio 1978, colpì ad Acca Larentia uccidendo due attivisti di estrema destra davanti a una sede del Movimento sociale italiano nel quartiere Appio Latino, a Roma.

Peccato che i fatti di Acca Larentia risalgano a 9 anni prima, peccato che Scrocca sia arrestato sulla base di una testimonianza de relato, cioè indiretta, insufficiente per incriminare qualcuno per qualsiasi cosa, figuriamoci se si tratta di un duplice omicidio. Peccato che la teste su cui si basa l’accusa fosse, ai tempi dei fatti, una ragazza di 14 anni, che non aveva riconosciuto Scrocca nella fotografia che le è stata mostrata e che uscì dall’interrogatorio con una gamba rotta. Eppure quella notte Mario muore.

La vicenda di Scarponi e di Scrocca va raccontata, perché è una storia privata che diventa storia collettiva, fino a rischiare di perdersi, diluita nella Storia con la S maiuscola di questa nostra sgangherata Italia. Quella che dimentica e quella che non vorrebbe dimenticare, quella che nel ricordo imbraccia l’ideologia e divide in buoni e cattivi, tracciando una linea netta tra il Bene e il Male che (il presente ci mostra come non si sia imparato nulla) non è possibile tirare.

È proprio per questo che questa storia va strappata all’oblio, e Valentina Mira lo fa, come scrive Franco Di Mare citando a sua volta l’autrice nella motivazione con cui ha candidato il libro al Premio Strega 2024, “intingendo la penna ‘nel latte e nel sangue’ con cui Roma ha scritto la sua storia millenaria e raccontando una storia d’amore e del suo potere salvifico”.

Del resto la giustizia, per Tiziano Scrocca che rimane orfano e per Rossella Scarponi, non può essere un fatto privato, perché se la vita e la morte diventano politiche allora in qualche modo dovrà esserlo anche il riconoscimento di una verità. Sì, ma la verità da che parte sta? Quando De Gregori canta “Dalla stessa parte mi troverai”, e quella diventa la canzone di due ragazzi innamorati, da quale parte intendono? Risponde Di Mare:

Da quella del giusto (che non coincide sempre con la giustizia) da quella della Storia (che non sempre la racconta com’è andata) da quella delle vittime (che non possono condividere le responsabilità dei carnefici).

Valentina Mira nel raccontare una storia diversa, che stavolta non è l’indicibile autobiografico che pure ci ha detto in X (Fandango Libri, 2021), si mette da sola sul banco degli imputati, quelli che dall’altra parte della Storia, quella sbagliata, ci sono state e stati: per pigrizia o per sciatteria, magari, o per superficialità e ignoranza, per ignavia. Da qui, Mira passa attraverso questa storia nera, come i fascisti, e ne emerge vergando (la citazione che segue è sua, eppure ben descrive bene l’atto politico che l’autrice compie con la sua scrittura):

Parole che ti salvano un po’. Ma anche che rendono conto di un errore. Perché la differenza tra chi si attesta e si continua ad attestare come carnefice, e chi è molto altro da una vittima, è la capacità di prendersi delle responsabilità. Di riconoscere che, seppur in buona fede, si sono commessi degli errori. E non rifarli. E perdonarsi per averli fatti.

Il libro

Dalla stessa parte mi troverai
di Valentina Mira
SEM, 2024

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