La periferia come luogo radicale di possibilità, femminismo e resistenza

Martina Miccichè in "Femminismo di periferia" (Edizioni Sonda, 2024) mette al centro quello che la società e il potere vogliono tenere al margine: la periferia. Chissà cosa succederebbe, ci interroga la scienziata politica e fotoreporter, se questi luoghi radicali di possibilità e spazi di resistenza, per parafrasare le parole di bell hooks, si unissero, tutti. Insieme.

Le strade sono moleste. I marciapiedi non sono sicuri, le fermate degli autobus sono affollate di sguardi, lo spazio tra i lampioni è munito di troppe mani che si allungano. Le strade, per una donna sono cosa viva e ostile. La relazione con questo corpo organico multiforme, per alcune di noi è ingestibile, invivibile, letale, e per altre lo è persino di più.

Le donne e le persone razzializzate subiscono molestie con una frequenza maggiore, quasi come se il peso del sessismo urbano, per loro, raddoppiasse. Ed è effettivamente una somma quella tra sessismo e razzismo, un intrico in cui diventa impossibile distinguere l’uno dall’altro. Non si tratta solo di una sensazione esterna, localizzata in casi isolati, ma un fatto rilevato e misurato […]

La percezione di pericolo, perciò, è costante e l’esperienza cittadina si struttura di conseguenza. Le uscite, i mezzi scelti, gli orari e il vestiario – quindi anche l’espressione del sé – sono condizionati dall’onnipresenza invadente di questo sguardo. La città fissa, soppesa e discute.
– da “Femminismo di periferia” di Martina Miccichè

La scienziata politica e fotoreporter Martina Miccichè in questo libro mette al centro quello che la società e il potere vogliono tenere al margine: la periferia.
Periferia intesa come ultimo pezzo della città, ma anche come periferia globale, luogo insicuro per antonomasia, abitato dagli ultimi e dalle ultime come un marchio d’infamia: la lettera scarlatta della povertà da cui si viene e alla quale la scuola, la politica e il sistema capitalistico ti condanna come a un peccato originale.

Micciché – che in questo articolo per Roba da Donne aveva già concettualizzato il femminismo di periferia – racconta, in un atto politico d’amore e di rabbia, le persone periferiche, a loro volta: marginalizzate perché iscritte in quel margine che la società ti dice che puoi superare, se lo vuoi e se te lo meriti, ma farà di tutto affinché ciò non accada.
Persone che hanno corpi, cibi, tradizioni, religioni considerate marginali, di cui ci si può non curare troppo e comunque sempre male. Persone di serie b, soprattutto se abitano corpi di donna, non binari o non conformi. Delinquenti per pregiudizio, sia quando chinano il capo, per sempre vittime di un sistema, sia quando il sistema che li prende per fame cercano di cambiarlo.

Eppure, in questa “città invisibile dentro ogni città”, in quello che Miccichè dipinge, con contezza, come “un conglomerato di porte aperte, tavole profumate e servizi a intermittenza tenuto insieme da intrecci linguistici”, serpeggia un fermento, ribolle qualcosa che è insieme rivalsa, spinta creativa, sete di giustizia, sorellanza e fratellanza. Qui, si tendono mani che non hanno nulla, pure offrono aiuto a chi ha ancora meno.

Qui, nelle periferie, si muove

un ingranaggio silenzioso di servizi con cui le persone espulse trovano il modo di prendersi lo spazio che spetta loro. Il femminismo di periferia ne è motore e collante, attivo proprio in quegli ambienti dimenticati e oppressi del sistema. Realizza su base quotidiana modalità di esistenze alternative, che contribuiscono a costruire valide prospettive di una società diversa.

È grazie a questo mutualismo femminista, così lontano dal performativismo di una certa idea artefatta e digitale del femminismo che ci siamo fatti, che in periferia si continua a esistere come esseri umani e pure a resistere, in primis alla periferia come condanna. E chissà cosa succederebbe, ci interroga Micciché, se questi luoghi radicali di possibilità e spazi di resistenza, per parafrasare le parole di bell hooks, si unissero, tutti. Insieme.

Il libro

Femminismo di periferia
di Martina Miccichè
Edizioni Sonda, 2024

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