Astrid Lindgren, ribelle come la sua eroina, Pippi Calzelunghe
Trecce rosse, lentiggini e poteri speciali: ecco come nacque il personaggio di Pippi Calzelunghe, creato dalla scrittrice svedese Astrid Lindgren
Trecce rosse, lentiggini e poteri speciali: ecco come nacque il personaggio di Pippi Calzelunghe, creato dalla scrittrice svedese Astrid Lindgren
“Dai quindici ai venticinque anni vivi almeno quattro vite diverse”, disse Astrid Lindgren, l’autrice di Pippi Calzelunghe, parlando delle fasi evolutive di ogni donna. Come raccontato dalla sua prima biografia in lingua inglese, The Woman Behind Pippi Longstocking, fino ai quindici anni la sua esistenza fu quella di una bambina taciturna, poi di un’adolescente solitaria, che trovava conforto e slancio nei libri.
Improvvisamente è avvenuto un rapido e colossale cambio, facendomi diventare da un giorno all’altro una ragazza dell’età del jazz. Era il momento in cui il jazz stava esplodendo, nei favolosi Anni Venti. E mi sono tagliata i capelli corti, scatenando l’orrore dei miei genitori, più inclini alle convenzioni sociali di quanto lo fossi io.
Nell’esistenza di Lindgren ancora oggi tutto ci sembra sorprendente, a partire da come venne alla luce quel suo personaggio così speciale e amato da diverse generazioni di bambini. Non solo c’era molto di lei e della sua personalità nella celebre ragazzina dalle trecce rosse, ma anche il modo in cui presero vita le sue divertenti e surreali storie è un altro capitolo speciale della sua vita.
Nata il 14 novembre 1907 in una piccola cittadina svedese chiamata Vimmerby, Astrid Anna Emilia Ericsson (il nome da nubile della Lindgren) era figlia di contadini, seconda di quattro figli. Educata e obbediente, sopportava a fatica l’idea che le donne fossero destinate al ruolo di madri e mogli. Ecco così che, a sedici anni, si trasformò da adolescente insicura in donna estroversa.
Era il 1924 e lei si gettò a capofitto nella rivoluzione culturale giunta persino nella remota campagna meridionale della Svezia. Si vestiva alla maschietta come Greta Garbo, cosa che provocò un certo scandalo tra i suoi compaesani. Non dimenticò mai, per il resto della sua vita, lo stupore suscitato nelle persone dopo il suo drastico cambio di look.
C’erano circa 3.500 abitanti a Vimmerby a quei tempi e io ero stata la prima in città a tagliarsi i capelli corti. A volte la gente che incontravo per strada mi fermava per chiedermi di togliere il cappello e mostrare la mia zazzera corta.
Il peggio, però, doveva ancora venire. Dopo aver lasciato la scuola per lavorare in una redazione locale, a diciassette anni rimase incinta dell’editore del giornale, un cinquantenne sposato. Per sfuggire alle occhiatacce dei moralisti, decise quindi di andare a vivere nella capitale. Mentre lei si guadagnava da vivere come stenografa, fu suo malgrado costretta a dare in affidamento il figlio Lars per tre anni a una famiglia di Copenhagen.
Fu come una “passeggiata all’Inferno”, ma in realtà non fece altro che accumulare altro materiale per la vita da scrittrice che ancora la attendeva. L’esilio dalla sua famiglia, i litigi con il padre del figlio, la sua indipendenza e lo struggimento per la separazione dal piccolo, a lungo termine trovarono spazio nelle sue tante storie di bambini abbandonati e dolcemente strambi.
Nel 1931 un’altra svolta: sposò il suo capo, Sture Lindgren, e riuscì a riprendere la custodia di Lars, allargando la famiglia. Tre anni dopo nacque la figlia Karin: all’improvviso si era trovata a far parte di una vera e propria famiglia tradizionale, almeno all’apparenza. La sera, dopo una giornata passata a controllare la corrispondenza privata per l’Intelligence svedese, tornava a casa e inventava le storie della buonanotte per i suoi piccoli.
Nel 1941, quando la sua secondogenita si ammalò di polmonite, le venne in mente di parlare di una certa Pippi Calzelunghe, nome che si era inventata sul momento.
Trecce rosse, tante lentiggini e sorriso contagioso, viveva sola con un cavallo e una scimmia, nascondendo in casa un tesoro di monete preziose raccolte in giro per i mari dal padre pirata.
Pippi divenne una specie di eroina familiare per i Lindgren, e i bimbi continuarono a chiedere nuove storie. Nel 1945, in seguito a una caduta sul ghiaccio, Astrid fu costretta a letto per diverso tempo e ne approfittò per trascrivere tutte le avventure del suo personaggio. Nello stesso anno trovò un editore e il successo fu immediato: era il dopoguerra, la gente voleva tornare a vivere e a ridere. E poi, come si poteva resistere a quella ragazzina dai capelli fulvi che sembrava arrivare da un altro pianeta?
Seguirono fiumi di inchiostro: decine di libri, sceneggiature per la televisione, diari personali e lunghe lettere di risposta a chi le scriveva. Astrid Lindgren continuò a lottare per i diritti delle donne, dei bambini e degli animali, promuovendo la pace e supportando le cause ambientaliste e pacifiste. Sopravvisse alla morte del marito, del figlio Lars, dei fratelli, di tutte le sue amiche e persino alla prima generazione di lettori. Ma ne seguirono e ancora ne seguiranno molte altre, perché Pippi non è uno di quei personaggi che si dimenticano facilmente.
Web content writer e traduttrice. Parlo poco, scrivo tanto e cito spesso Yeats.
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