Le donne che hanno una passione per i viaggi sono molte, e sono sempre esistite, benché la storia, da sempre “scritta dagli uomini”, solo negli ultimi tempi abbia dato loro il giusto riconoscimento.

Molte le figure femminili che hanno viaggiato per il mondo, il più delle volte da sole; molte anche quelle che tutt’oggi scelgono solo la compagnia di se stesse per avventurarsi in giro per il pianeta, spesso alla scoperta di luoghi, molto più frequentemente di sé. Alcune le abbiamo conosciute, come Antonella, che voleva raggiungere Capo Nord in bici, o Loredana, che ha aggiornato il suo blog con le tappe del suo itinerario lungo un anno.

Esistono dei buoni motivi per cui una donna dovrebbe decidere di viaggiare da sola? Assolutamente sì, almeno cinque, come vi spieghiamo in questo articolo; eppure, girando su Internet è facile imbattersi in guide pensate apposta per le donne che vogliono viaggiare in solitaria.

Perché, ci chiediamo? Perché “guide per donne”, e non semplicemente guide?

Sia chiaro, la nostra non è una critica a chi queste guide le scrive e le mette in commercio, anzi lodevole è l’intento di voler fornire un supporto e un aiuto a chi, donna, sceglie di partire armata solo dei propri bagagli e della propria compagnia; inutile dire quanto sia fondamentale, per una donna che sceglie di viaggiare sola, tutelarsi e informarsi per capire quali sono le zone “safe” dei luoghi che vuole visitare.

Tuttavia, appare deprimente trovarsi ancora a parlare di sicurezza per le donne che vogliono viaggiare da sole, e di come sembri una vera e propria follia che una donna debba circoscriversi in un proprio carcere ideale e che debba “vietarsi” certe libertà. Ricordiamo la storia di Pippa Bacca, uccisa e violentata mentre viaggiava, in abito da sposa, nelle zone di guerra, per diffondere un messaggio di pace e umanità, e immediatamente pensiamo al perché le persone continuino a pensare, non a torto, che ci sia ancora bisogno di guide per le donne che viaggiano in solitaria.

Eppure, dalla notte dei tempi le donne hanno viaggiato, non per forza in compagnia degli uomini a far loro da scudo e protezione, dalla galiziana Egeria, partita nel 382 dal suo paese per Gerusalemme, passando per Catalina de Erauso, che nel suo memoriale autobiografico racconta del suo itinerario “nascosta” in abiti maschili, stratagemma cui spesso le donne, un tempo, dovevano fare affidamento.

C’è stata Maria Sibylla Merian, che sul finire del Seicento si imbarca su un battello ad Amsterdam alla volta del Suriname, assieme alla figlia, luogo da cui riporterà una collezione naturalistica meravigliosa, fra cui fiori, frutti, bruchi, insetti e farfalle.

Nel Settecento è invece a una figura come Mary Wortley Montagu che l’Occidente deve ringraziare per l’introduzione, in Europa, della vaccinazione antivaiolo. Lady Montagu ci ha portato a conoscere con meraviglia ed empatia le donne turche dell’harem e dell’hammam, mentre nell’Ottocento le donne viaggiatrici sono una vera e propria esplosione di forza ed energia, pronte a partire da ogni base sociale delle partecipanti e verso spazi sempre più ampi: c’è chi si occupa di andare a conoscere ambienti naturalistici estremi, come Léonie d’Aunet che ha voluto seguire il marito nella spedizione francese verso il Polo Nord, nel 1839; chi si muove verso itinerari esotici e appena esplorati, come la viennese Ida Pfeiffer che, nel suo giro solitario del mondo, nel 1851, raggiunge la regione dei cacciatori di teste del Borneo; chi, addirittura, sfida la montagna, come Henriette D’Angeville, che nel 1838 scala, prima donna a farlo, il Monte Bianco; Alexandra David-Néel cerca di recuperare una dimensione spirituale mistica con un lungo e introspettivo viaggio a piedi fra le montagne del Tibet, nel 1924, in cui entra travestita da monaco nella città, proibita agli stranieri, di Lhasa.

È un peccato che tutto si debba ridurre a uno “state attente”, quando si parla di donne che viaggiano da sole, perché proprio molte di loro hanno dimostrato abilità e spirito invidiabili, sfidando le convenzioni del loro tempo, oltre che i pericoli.

Oggi che, invece, di convenzioni ed etichette non ne esistono più, e le donne potrebbero viaggiare per il mondo senza il peso ingombrante di dover fingersi uomini per farlo, a resistere è invece la percezione del pericolo cui sono spesso sottoposte nell’avventurarsi in un itinerario in solitaria.

Chiaro, quindi, che a cambiare non debbano essere i percorsi, i viaggi, e neppure le guide, ma un’intera mentalità.

Nel frattempo, è altrettanto palese che di guide ne abbiamo – ahinoi – ancora bisogno, per questo abbiamo raccolte alcune delle più famose o complete.

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