Se pensate che l’infedeltà sia il male assoluto dei rapporti umani, forse potrebbe essere interessante leggere State of Affairs, della psicoterapeuta belga Esther Perel, che fornisce un approccio e una prospettiva del tutto diversi rispetto al tradimento, esaminandone in profondità le ragioni sociologiche e psicologiche che ne stanno alla base.

L’infedeltà ha una tenacia che il matrimonio può solo invidiare. Al punto che è l’unico peccato che ottiene due comandamenti nella Bibbia, uno per farlo e uno solo per pensarci.

Scive Perel nel libro, uscito a ottobre del 2017 ma attualmente non ancora tradotto nel nostro paese.

Perel  è considerata una vera e propria guru del sesso e delle relazioni, i cui due TED sono stati visti circa 20 milioni di volte. Il suo primo libro, Mating in Captivity, pubblicato nel 2006, è stato un fenomeno mondiale, mentre questa nuova fatica letteraria è già acclamata come un best seller, tanto che alcune delle recensioni – che possono essere lette anche sul link Amazon dove è possibile acquistare il libro – recitano

Esther Perel non fa altro che privarci dei nostri pregiudizi più profondi, ricordarci il nostro scopo nel collegarci come amanti e salvare relazioni che potrebbero altrimenti affondare nel mare, tutto con saggezza imparziale, moralità fresca e prosa saggia. Grazie a Dio per questa donna. Lena Dunham.

La terapista sessuale più saggia che abbiamo mai incontrato. Il suo nuovo libro,  propone una nuova prospettiva sull’infedeltà. Cara Delevingne.

Cosa c’è dunque di tanto innovativo nell’approccio della dottoressa Perel rispetto all’infedeltà? In State of Affairs scava, facendo le solite domande (Perché è successo? Come possiamo recuperare?), senza giudicare, né consigliare, rivelando un’ossessione insana delle persone per la trasparenza, la rivelazione totale e l’intimità soffocante. Il concetto a cui è maggiormente associata – che siamo divisi tra i nostri desideri di avventura e sicurezza – viene dal lavoro dello psicoanalista Stephen A. Mitchell, ma tuttavia il suo lavoro, come lei stessa tende a sottolineare, “non è un sondaggio scientifico basato sull’evidenza, né è uno studio sociologico basato sui dati raccolti dai vari siti web per le persone in cerca di relazioni. Piuttosto, il mio approccio è simile a quello di un antropologo e di un esploratore. Parlo con le persone e ascolto“.

Fondamentalmente, il suo è un tentativo di aprire, nella mente delle persone, altri spazi e scenari possibili che vadano al di là della sceneggiatura ereditata da una certa cultura a proposito di infedeltà, che vede nello sposo fedele sempre e solo la  “parte lesa” e l’infedele come “colpevole”.
Nel suo lavoro in giro per il mondo, fra India, Argentina e buona parte dell’Europa, la dottoressa Perel ha provato e assistito a una varietà di risposte all’infedeltà – indifferenza, indignazione, accettazione tacita, accettazione vocale, sperimentando anche una serie di motivi diversi per cui le persone si allontanano:

Una persona può attraversare il confine della monogamia per una semplice avventura, mentre un’altra sta cercando di emigrare. Alcune infedeltà sono piccole ribellioni, scatenate da un senso di noia, un desiderio di novità, o il bisogno di sapere che uno ha ancora potere.

A essere in gioco, dunque, talvolta sono gli equilibri di una coppia, quelli dove, alla fine, sottolinea la psicoterapeuta, “si viene a scoprire che la donna desiderata è proprio quella che ci ignora da mesi, nostra moglie“.

Perel li definisce “i dissidenti della monogamia”, coloro che ripensano ai confini della coppia, e quando le si dice che il concetto può essere difficile da far passare, lei risponde che, in fondo, anche il sesso prematrimoniale lo era, fino a qualche tempo fa.

Socialmente, aggiunge Perel, viene rivisto anche il ruolo della persona tradita, che oggi condivide col partner perdonato il “peso della vergogna”

Quando ti vergogni di essere rimasto – dice la dottoressa – sei in una situazione di doppio legame: ‘sono stata tradita dal mio compagno e devo mentire a riguardo per proteggerlo in modo che le altre persone non lo giudichino, al punto che perderò tutte le mie amicizie’. Quindi ora non posso parlare con nessuno. Questa è la nuova vergogna.

Ma, nonostante socialmente sia ancora peggio per gli uomini perdonare una moglie infedele che non il contrario, Perel dice che il divorzio non può essere sempre il consiglio giusto da dare in caso di tradimento. Perché

Intere vite sono intrecciate con un matrimonio. Non è solo la relazione tra i coniugi. Sono i social network, le vite dei bambini, i nipoti, è l’economia.

Karen Harms/Sonny Figueroa, The New York Times

Insomma, dal tradimento si può recuperare, e ripartire; superando lo stigma sociale che coinvolge entrambi i coniugi, per versi diversi, e partendo proprio dal punto di rottura – l’infedeltà – per ricostruire.

Molti tradimenti causano rotture, ma alcuni sono solo trucchi. A volte il rapporto che ne esce è più forte e più onesto e profondo di quello che esisteva prima, perché le persone finalmente si fanno avanti. L’esperienza dell’infedeltà è così onnipresente e così poco compresa che non penso possa essere ridotta a buona e cattiva, a vittima e carnefice. Abbiamo bisogno di una conversazione che abbracci la complessità e che sia più premurosa e compassionevole per tutte le persone coinvolte. Quindi sì, un tradimento comporta sempre una violazione della fiducia ed è un atto di infedeltà. Coinvolge bugie, segretezza. Ma ci sono tutti gli elementi che caratterizzano una relazione, e il tradimento a volte arriva in molte forme.

Non è un inno alla poligamia o all’infedeltà, sia chiaro, ma solo un approccio psicoterapeutico che mette in conto la possibilità di tradire il partner, nel corso di una relazione, e che razionalmente invita a non farne un dramma, né a considerarlo la fine del mondo, ma talvolta piuttosto un’opportunità per rimettersi in gioco, per rivedere i propri equilibri di coppia, ritrovando, perché no, gli spunti e gli stimoli giusti per continuare una vita insieme.

Certo può essere un’opinione condivisibile o meno, ma tant’è, persino Alexandre Dumas pensava dei legami del matrimonio che fossero

così pesanti che ne occorrono due per portarli, a volte tre.

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