"Il corpo delle donne: politico, elettrico, desiderante": intervista a Jennifer Guerra

"Il personale è politico" diceva Carol Hanisch e da qui parte Jennifer Guerra, smontando l'idea che il corpo della donna sia un fatto privato: il corpo delle donne è politico.

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Un libro necessario.
Il corpo elettrico – Il desiderio nel femminismo che verrà di Jennifer Guerra, edito da Edizioni Tlon e in libreria dall’11 giugno 2020, è un libro necessario, che segna l’esordio letterario di una delle voci più interessanti, lucide, giovani e quindi promettenti del femminismo italiano contemporaneo.

Il femminismo di quarta ondata ha prodotto libri interessanti e molto validi, sia chiaro, ma questo saggio di Jennifer Guerra stacca molta della produzione contemporanea, per almeno quattro motivi:

  • Perché è davvero un saggio. Non nasce, cioè, come compendio di temi trattati su altri medium (social, podcast, talk show): il che non è un male in sé, anzi, ma un conto è strutturare un saggio da un discorso nato per essere altrove, un conto è scrivere un saggio. Il primo è un adattamento, può essere fatto bene o male, ma resta tale; il secondo no e sfrutta tutta la potenzialità del mezzo.
  • Per profondità di analisi e ragionamento, preparazione storiografica e bibliografica. Il femminismo di quarta ondata ha un punto di forza che è anche il suo punto di debolezza: Internet. Ne abbiamo parlato anche in questa intervista con la stessa Jennifer Guerra. Il mezzo web e, in particolare, i social hanno permesso una fioritura del femminismo (in questo senso bene), adattandolo però spesso a un linguaggio pop, molto sfruttato anche dal marketing, che in qualche pubblicazione recente si vede e sfiora la superficialità. Non nel caso de Il corpo elettrico, in cui Jennifer Guerra, ripercorre la storia del femminismo non in modo fine a se stesso, ma per indagarne l’evoluzione del dibattito e gli intrecci che animano le varie filosofie di pensiero, al fine di entrare, con cognizione di causa e, soprattutto, concretezza, nel ragionamento sull’etica, sulla necessità e sulle possibilità dell’essere femministi oggi.

Non demonizzerei il femminismo pop e social, anzi. Io stessa mi sono avvicinata così al femminismo. Ben venga se serve a raggiungere sempre più donne, però non basta. Poi ognuna di noi deve approfondire, studiare, andare oltre. Poi però non mi sono fermata lì.

  • Perché è chiaro, ma non semplicistico. Jennifer Guerra scrive e parla bene (anche in senso letterario, in che rende la lettura piacevolissima). Lo sa chi la legge (The Vision, ma anche Forbes, tra gli altri) e chi ascolta il suo podcast a tema femminista AntiCorpi.
    La sua è una vocazione divulgativa: sa essere chiara e semplice senza rinunciare a esporre pensieri e temi complessi.
    In un momento in cui spesso il femminismo è ridotto a semplificazione, Il corpo elettrico è fondamentale.
  • Sostiene una tesi. Jennifer Guerra non si limita a fare il compitino o l’analisi del tema del corpo delle donne nel femminismo. No, Il corpo elettrico è un libro di teoria femminista, il che vuol dire che la sua autrice si inserisce nel dibattito e teorizza, propone uno sguardo personale (che non vuol dire personalistico, anzi: i riferimenti personali sono ridotti all’osso e sempre finalizzati all’argomentazione).

Del resto, “Il personale è politico” diceva Carol Hanisch e da qui parte Jennifer Guerra, smontando l’idea che il corpo della donna sia un fatto privato: il corpo delle donne è politico.

Come? Il corpo? Ma non è la cosa più intima che abbiamo? Potrebbe obiettare qualcuno.
No, soprattutto se sei donna.
“Il tuo corpo è un campo di battaglia”, grida alla donna anche l’artista Barbara Kruger. Ed è innegabile.
Perché è sul corpo della donna che si sono consumate le battaglie economiche, sociali, culturali e politiche nei secoli. Parliamo del diritto all’aborto, ma anche dell’autoderminazione e della possibilità di scegliere se e quando avere una gravidanza; parliamo del diritto a una parità coniugale, di matrimonio riparatore, delle mestruazioni e dei temi sociali, non personali, correlati (period poverty, period tax, ghettizzazione sociale e lavorativa).

Il corpo della donna, nonostante la retorica del pudore, non è mai stato solo “della donna”.
È stato cancellato dalla Storia con la s maiuscola, fatta dagli uomini; è stato visto (e in gran parte ancora lo è) attraverso il male gaze e narrato alle bambine in funzione dell’uomo; il corpo della donna è stato delegittimato, nascosto e straziato in nome del mito della verginità e della purezza, e incolpato del peccato originale (quello della conoscenza, di cui Eva non può che essere orgogliosa, semmai).

Autodeterminazione, gender gap, #MeToo, femminismo trans-escludente, femminicidio e violenza sulle donne, ciclo mestruale: a partire dal corpo, Jennifer Guerra fa una panoramica storica che arriva all’oggi e riapre dibattiti mai davvero risolti. Di più, sostiene la teoria femminista che mette al centro, una volta per tutte, il corpo della donna (inteso non come sesso biologico, ma genere cui si sente di appartenere: le TERF sono avvertite!).

E lo fa immaginando un corpo elettrico, come nella poesia di Walt Whitman da cui prende il titolo il libro: straripante, volitivo, consapevole di sé e, soprattutto, pericolosamente, necessariamente e finalmente libero.
È un corpo desiderante che, proprio tramite il desiderio legittimato e libero da costrizioni e vergogne, trova la propria vocazione e, insieme alla mente con cui costituisce un tutt’uno, può fiorire, per il suo bene personale e per il bene di tutta la comunità cui appartiene.

Scrive Jennifer Guerra:

Questo è il mio corpo, che non offro in sacrificio per nessuno. Questo è il nostro corpo, tanti corpi che ne fanno uno solo.

Mai come ora il corpo della donna è politico ed elettrico.
E politico lo è anche il libro di Jennifer Guerra.
E allora, ragazze, avanti!

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Foto in copertina: Lavinia Paolini

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