Naomi Klein: cosa può salvare il mondo dalle fiamme
La scrittrice e attivista canadese, autrice del saggio seminale "No Logo", racconta quello che possiamo fare per garantire un futuro alle prossime generazioni
La scrittrice e attivista canadese, autrice del saggio seminale "No Logo", racconta quello che possiamo fare per garantire un futuro alle prossime generazioni
“Le persone si chiedono quando tornerà la normalità, ma la normalità era la crisi”: con queste parole, pronunciate durante un recente streaming live raccontato dalla piattaforma spagnola El Salto, Naomi Klein ci invita a cambiare prospettiva.
La giornalista canadese, da anni impegnata per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di un sistema economico, politico e sociale davvero sostenibile e green, ci mette in guardia su come le élite potranno sfruttare a loro vantaggio la crisi legata al Coronavirus.
L’attivista, che recentemente ha pubblicato il libro Il mondo in fiamme, ha offerto un incontro virtuale il 26 marzo dalla sua casa nel New Jersey, in cui ha condiviso la sua visione della crisi legata al Covid-19 e la situazione di isolamento che sta vivendo gran parte del pianeta. “Questa è una crisi globale che non rispetta confini. Sfortunatamente, i leader di tutto il mondo sono alla ricerca di modi per sfruttarlo. Quindi dobbiamo anche scambiare strategie”, ha spiegato.
Credo nel distanziamento sociale, dobbiamo restare a casa. E uno dei motivi è che i nostri leader non hanno ascoltato i segnali di avvertimento e hanno imposto dei gravi tagli al sistema sanitario pubblico, riducendolo all’osso e senza la capacità di affrontare questo tipo di situazione.
Ormai da tempo, Naomi Klein denuncia come il sistema capitalista sia “sempre stato disposto a sacrificare la vita su larga scala a scopo di lucro”. La sua attenzione è rivolta soprattutto agli Stati Uniti e a Donald Trump, colpevole di aver ripetutamente sottovalutato l’emergenza Covid-19, insieme al suo entourage.
Molte persone che prima non lo notavano, adesso accendono la TV e vedono opinionisti e politici di Fox News dire che forse sarebbe giusto sacrificare i loro nonni per far aumentare i prezzi delle azioni. E così si chiedono: che tipo di sistema è questo?
Il dibattito sulle televisioni, sui social media e sui giornali sembra ridursi alla necessità di tornare a come era la vita prima del virus, ma siamo sicuri che quella fosse la società auspicabile? Un mondo trainato dalle necessità del consumismo, con produzioni insostenibili e la distruzione sistematica dell’ecosistema naturale, non può essere davvero il nostro Eden. Deve esserci un altro sistema da costruire.
È normale che l’Australia fosse in fiamme fino a un paio di mesi fa? È normale che l’Amazzonia stesse bruciando? È normale che milioni di persone in California restino improvvisamente senza elettricità perché il loro fornitore privato ritiene che sarebbe un buon modo per prevenire un altro incendio boschivo? Il normale è letale. La “normalità” è una crisi enorme. Dobbiamo catalizzare una massiccia trasformazione verso un’economia basata sulla protezione della vita.
Questo, secondo Naomi Klein, è il momento ideale per evitare che venga messa in atto una nuova shock doctrine, da lei teorizzata in un libro di qualche tempo fa. Ne ha parlato ultimamente anche in un’intervista con Vice, a cui ha spiegato come il capitalismo tragga linfa vitale proprio dai grandi disastri.
La mia definizione di capitalismo dei disastri è molto diretta: indica il modo in cui le industrie private trovano il modo di trarre profitto dalle crisi su larga scala. […] La “shock doctrine” è la strategia politica che utilizza crisi di grande scala per promuovere politiche che accrescono le disuguaglianze, arricchiscono le élite e sabotano tutti gli altri. In periodi di crisi, le persone tendono a concentrarsi sulle emergenze quotidiane per sopravvivere alla crisi, qualunque essa sia, e tendono a riporre troppa fiducia in chi è al potere.
In un momento in cui i mercati falliscono, potrebbe aprirsi la strada a una nuova e vitale energia progressista. La shock doctrine punta proprio a impedire che ciò accada, per preservare i “normali” equilibri economici, fondati sulle disuguaglianze, e per salvare le aziende che contribuiscono maggiormente alla crisi climatica, come quelle del petrolio, del gas e dell’industria aerea.
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Per evitare che ciò accada, è importante che ognuno faccia la sua parte. Siamo chiamati a reagire come cittadini del mondo e non solo come abitanti di un quartiere o di una nazione. Dobbiamo fare in modo di costruire una nuova società, basata sul rispetto degli altri e della natura.
Possiamo pensare di essere al sicuro quando possiamo permetterci una buona assistenza sanitaria, ma se la persona che prepara i nostri pasti o impacchetta le nostre merci non ha lo stesso standard e non può permettersi di pagare un test – per non parlare di stare a casa in quarantena preventiva perché non riceve alcuna indennità di malattia – non saremo mai al sicuro. Se non ci prendiamo cura di tutti, nessuno è al sicuro. Siamo tutti collegati.
Web content writer e traduttrice. Parlo poco, scrivo tanto e cito spesso Yeats.
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