Si sta prendendo con troppa leggerezza la transizione di genere? Nel suo libro La piccola principe. Lettera aperta alle giovanissime su pubertà e transizione, pubblicato da VandA ePublishing, la ricercatrice Daniela Danna riflette sull’aumento del numero di adolescenti che accedono a percorsi di transizione di genere in direzione FtM (Female to Male), ovvero da donna a uomo. Così la scrittrice presenta il suo saggio:

Possono i minorenni voler cambiare sesso? Da dove viene questa strana richiesta, dal momento che cambiare sesso non è realmente possibile? L’attuale confusione tra “sesso” e “genere” indotta dalla filosofia postmoderna, secondo la quale il mondo è un testo e la realtà materiale non ha alcuna importanza, sta dando una spinta potentissima alla normalizzazione delle nuove generazioni. Se sei un bambino effeminato, diventerai bambina. Se sei un maschiaccio, allora sei “veramente” un ragazzo. Big Pharma ti sorride: ti venderà ormoni per tutta la vita.

Questo punto di vista, strettamente personale, esposto da Daniela Danna in La Piccola Principe, non è stato molto apprezzato da Gaynews, che ne ha criticato la troppa semplificazione, non tollerabile in un tema complesso come questo, e che porta l’autrice a ridurre i motivi che spingono le persone trans a voler cambiare sesso a questo:

Danna riporta in auge l’errata identificazione del fenomeno della variabilità di genere con quello dell’omosessualità, riconoscendo nella misoginia interiorizzata la causa dei percorsi di transizione e autodeterminazione FtM.

È chiaro come un tema del genere comporti una riflessione che non si può esaurire all’interno di un singolo articolo (forse nemmeno in un singolo libro) essendo così complesso, soggettivo e ancora vittima di stereotipi negativi. Accanto a queste difficoltà va detto che in Italia anche il percorso pratica che porta alla transizione è tortuoso. A regolarlo c’è la macchinosa legge 164 del 1982 intitolata Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso. Grazie a una sentenza della Corte Costituzionale e della Cassazione del 2014, che ha fatto da spartiacque, oggi una persona può però cambiare il nome e il genere senza rettificare chirurgicamente il sesso. La regola vale sia per persone maggiorenni, sia per minorenni che hanno il consenso dei genitori.

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Per avviare il percorso di transizione FtM è necessario rivolgersi prima a uno psicologo per certificare la disforia di genere, poi, dopo una lunga serie di sedute, se c’è l’ok si può passare all’endocrinologo e alla terapia ormonale (spesso cara e difficile da ottenere, soprattutto nel caso del testosterone prescritto per la transizione FtM). A questo punto si può presentare un’istanza al tribunale per chiedere l’autorizzazione agli interventi chirurgici e infine chiedere i nuovi documenti. Il lungo processo fisico include non solo la terapia ormonale, ma anche una ricostruzione del petto, l’isterectomia, la falloplastica e la metoidioplastica.

Come capire se sia davvero giusto farlo? Per chi non sa come muoversi, da diversi anni è in funzione lo Sportello Trans, che si occupa proprio di aiutare le persone transgender e chi è al loro fianco. Il fai da te è molto pericoloso, come ricorda Stefania Bonadonna, endocrinologa dell’associazione AME (Associazione Medici Endocrinologi) in un comunicato stampa diffuso dallo Sportello Trans in occasione del convegno TransAME- Trattiamo il genere del 2017.

Avere almeno un centro di riferimento a livello regionale, dove le persone trans possono trovare un team completo con le competenze di tutti gli specialisti del team multidisciplinare come ginecologo, psicologo, urologo, chirurgo ma anche infermieri e operatori sanitari, è importante anche per far fronte al grave problema dell’automedicazione. Infatti, secondo uno studio pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, il 25% delle donne trans si autoprescrive la terapia ormonale procurandosi i farmaci su internet. Il passaparola, informazioni trovate online e terapie fai da te sono molto pericolose perché fatte senza alcuna consulenza medica e fuori dagli opportuni controlli periodici necessari. Qualsiasi intervento, dalle terapie ormonali agli interventi chirurgici deve essere fatto con la piena consapevolezza di cosa comporti il percorso di transizione, soprattutto perché si tratta di terapie mediche e chirurgiche irreversibili.

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