10 Storie di Mamme in 10 Libri per Commuoversi, Riflettere, Sorridere
In occasione della festa della mamma, abbiamo scelto 10 libri scritti da madri - o che parlano di madri - per rendere un omaggio a tutte le mamme del mondo.
In occasione della festa della mamma, abbiamo scelto 10 libri scritti da madri - o che parlano di madri - per rendere un omaggio a tutte le mamme del mondo.
Le mamme amano, sorridono, pregano, soffrono, piangono, si rimettono in piedi e talvolta scrivono. O si trovano scritte sulle pagine d’altri per esaltare e ricordare il ruolo fondamentale che hanno nelle nostre vite da ancor prima che veniamo al mondo, quando ancora siamo piccole promesse cullate dal loro ventre.
In occasione della festa della mamma, noi di Roba da Donne vogliamo rendere un omaggio a tutte le madri del mondo con una lista di 10 libri che parlano di mamme o sono stati scritti per parlare di mamme, ora in modo ironico, ora per narrare una tragedia, ore per ripercorrere il ruolo della maternità o evocare le domande che colgono una donna quando si trova alle prese con una responsabilità enorme come quella di mettere al mondo un figlio.
Ecco quindi 10 libri che raccontano storie di mamme per sorridere, riflettere e commuoverci.
Che Oriana Fallaci piaccia oppure no, Lettera a un bambino mai nato, a 31 anni dalla sua uscita, rimane uno dei grandi capolavori della letteratura sui temi dell’aborto, dell’amore, della famiglia. Un monologo, drammatico e straziante, di una donna che porta avanti la sua maternità ponendosi domande sulla legittimità di decidere se mettere al mondo un’altra creatura e sull’effettiva possibilità da parte del nuovo venuto di accettarlo. Un’introspezione di rara profondità, la vicenda di un’anima che sanguina e che alla fine trova il mondo di danzare tra le lacrime.
Da leggere per approfondire il delicato tema dell’aborto, per ricordarci che anche oggi per molte donne è un grande dilemma da affrontare – spesso ostacolato dalla sanità pubblica -, per non dimenticare i tormenti che accompagnano ogni madre nel momento in cui scopre che dentro di lei sta crescendo una vita.
Una madre lo sa – Tutte le ombre dell’amore perfetto di Concita De Gregorio è uno di quei libri che sembra messo nelle nostre mani dal destino, è una di quelle opere che sembrano raccontare la nostra storia mille volte meglio di come noi avremmo mai saputo fare. Una scrittura dolce, uno stile onesto e cristallino per raccontare la maternità, quella vera e quotidiana, di tutte le donne. Non è la maternità patinata dei giornali o degli spot in Tv, ma quella di venti donne che come noi vivono ogni giorno un’esistenza non sempre facile.
Da leggere per rendersi conto, una parola dopo l’altra, di quanto sia difficile vivere in un contesto in cui è sempre qualcun altro a berciare cosa si deve fare o cosa no per essere una buona madre, per capire che ogni posizione rispetto alla maternità è legittima e normale e per comprendere, prima di avere il primo figlio, che probabilmente non tutto sarà facile, ma quasi tutto sarà meraviglioso.
Una storia d’amore. Il più antico, più forte e più puro che esista. L’invenzione della madre di Marco Peano narra di una mamma malata, come spesso accade. Un figlio che non si rassegna e, determinato, cerca di assaporare ogni goccia distillata di tempo che gli rimane da passare accanto alla madre. Una madre che conosciamo da un lato attraverso gli occhi del figlio e dall’altro attraverso la malattia: la donna diventa quasi lei stessa la sua malattia in una vita permeata di dolore in attesa dell’ultimo respiro.
Da leggere per scorgere barlumi di speranza nel futuro anche nei momenti più drammatici, per non aver paura di guardare la malattia in faccia sapendo che chiuderemo il libro con qualche consapevolezza in più ma non senza turbamenti.
Un calvario distruttivo, quello di Quando andiamo a casa? di Michele Farina, che può comprendere sino in fondo solo chi abbia avuto un genitore colpito da quella morsa irreversibile chiamata Alzheimer. Un figlio vede la madre inabissarsi, con tutta la sua vita e i suoi ricordi, giorno dopo giorno, sempre più lontana, pressoché irraggiungibile. Vuota. Farina ha cercato sua madre dieci anni dopo negli sguardi di altri malati, stavolta sconosciuti, realizzando una commovente inchiesta attraverso le storie di pazienti, famiglie, operatori e associazioni coinvolti a diverso titolo nella malattia di Alzheimer.
Da leggere per capire quale vortice infinito sia un morbo che erode giorno dopo giorno ogni ricordo, ogni tassello che ha reso una persona ciò che è o per confrontarsi con altre voci se stiamo vivendo questa difficoltà.
Un libro allegro e scoppiettante già dalla copertina, reso celebre dal blog Nonsolomamma che Claudia De Lillo ha tenuto per anni e ancora cura con maniacale regolarità. Da quel blog sono nati tre libri, uno dopo la nascita di ciascun figlio. Riflessioni, storie di vita quotidiana, aneddoti esilaranti di parole storpiate e figuracce tipiche dei bambini che crescono, che iniziano a guardare il mondo, che imparano a non essere soli e ad amare chi sta loro intorno, dai genitori ai fratellini.
Da leggere per gettare uno sguardo più leggero su una famiglia in cui certo non mancano le difficoltà che qui vengono raccontate nel modo più ironico possibile e per carpire qualche segreto da una madre che riesce a lavorare e a occuparsi di tre figli piccoli nonostante il marito sia spesso all’estero per lavoro.
Federico Aldrovandi è morto a 18 anni mentre rincasava dopo una serata di divertimento con gli amici. Per la sua morte sono stati condannati i quattro poliziotti che l’avevano fermato sulla via di casa per “eccesso colposo nell’utilizzo legittimo delle armi”. Sin dal momento in cui ha appreso della tragica sorte di Federico, la sua mamma, Patrizia Moretti, non ha desistito nemmeno per un attimo nella ricerca della verità, spesso insultata e umiliata al pari di suo figlio. Con Una sola stella nel firmamento, Patrizia ripercorre il suo dramma vagando nei sentieri della sua vita pubblica e privata. Quello che ne è uscito è un diario, un racconto intimo ma non meno coraggioso, una testimonianza di forza, amore e di una scintilla che sempre brilla nel cielo: la stella di Federico.
Da leggere per ripercorrere le tappe di un fatto di cronaca controverso e molto grave, per comprendere cosa possa provare e pensare una madre cui un figlio adolescente venga portato via in questo modo, per aumentare la nostra coscienza civile e fare in modo che niente di simile accada più.
Molte di noi ricorderanno il massacro della Columbine High School, nel 1999, quando due studenti, Eric Harris e Dylan Klebold, entrarono nell’istituto armati e aprirono il fuoco su compagni e insegnanti. Dodici ragazzi morti e un docente oltre a 24 feriti e ai due assassini che morirono suicidi.
Sue Klebold, mamma di Dylan, non si dà pace, non riesce a capire che fine abbia fatto quel ragazzo che aveva cresciuto con tanto amore e dedizione. Devastata da dolore, incredulità, vergogna e senso di colpa, Sue ha letto a più riprese i suoi diari e quelli del figlio alla ricerca di ogni piccola sbavatura nel passato: cosa le era sfuggito? Cosa avrebbe dovuto notare che invece non aveva visto?
Da leggere per comprendere come a volte l’amore incondizionato per i figli non sia sufficiente a proteggerli da tutti, per capire che gli errori dei nostri ragazzi non sono per forza conseguenze delle colpe delle madri e per capire come una mamma abbia affrontato una vicenda tanto cruenta e distruttiva.
Alice, in Era mia madre di Iaia Caputo, è un’acrobata arsa dalla passione per la danza. “Precarietà”, come per la quasi totalità della sua generazione, è la sua parola d’ordine. Vive senza futuro e senza radici in una sfida che diventa anche quella della madre, convinta che l’antidoto alle brutture del mondo sia solo la bellezza. Al suo ritorno in patria, a Napoli, Alice troverà la mamma in coma e si troverà a fare i conti con una difficile convivenza con il padre.
Da leggere per capire quanto la memoria sia importante per comprendere le nostre radici e la nostra identità, per seguire Alice nella scoperta di chi fosse realmente quella donna che ora dorme, per prepararsi a salutare per sempre una persona amata.
Mamma Miriam di Masal Pas Bagdadi è un regalo, una testimonianza per figli e nipoti perché possano avere gli strumenti per ricostruire il loro passato e la loro identità. Quella di Masal, fuggita bambina da chi la voleva morta perché ebrea, è la storia di tante persone che, oggi come ieri, fuggono dalle persecuzioni razziali abbandonando casa, famiglia, lavoro, amici. E dopo aver perso tutto, rischiano anche di perdere i ricordi.
Da leggere per scoprire un’Italia accogliente e gentile, per capire l’importanza del racconto e della trasmissione dei ricordi, per rivedere il dramma di chi fugge dalle persecuzioni razziali ma soprattutto di chi da questi persecutori non riesce a scappare.
Marina Gamberi si è trovata a fare i conti con il dolore più grande che possa assalire una mamma: la morte della figlia diciottenne, Giorgia, coinvolta in un tragico incidente d’auto. Marina, poche settimane dopo quella notte, inizia a scrivere lettere a Giorgia nella convinzione che la figlia sia da qualche parte – “nella stanza accanto” – e possa ancora vederla, ascoltarla, amarla. Queste lettere sono state poi raccolte in Cara Giorgia ti scrivo – Lettere di una madre alla figlia che ora vive nella stanza accanto.
Da leggere se crediamo in un disegno divino che ricompone ogni squilibrio, se abbiamo vissuto lo stesso dramma, per provare a trovare risposte a domande che sembrano non avere requie.
Scrivo perché è l'unico modo che conosco per dire, raccontare e raccontarmi senza dover parlare.
Cosa ne pensi?