Nel 1962, dopo aver già pubblicato testi rivoluzionari sul mondo della natura, la biologa marina Rachel Carson catalizzò l’attenzione del mondo con un libro che ha fatto epoca. In Primavera silenziosa denunciò i rischi dei pesticidi e spiegò in quale modo sarebbero risultati veleno per tutta l’umanità.

Primavera silenziosa

Primavera silenziosa

"Il libro di Rachel Carson, pietra miliare dell'ambientalismo, è la prova innegabile di quanto il potere di un'idea possa essere di gran lunga più forte del potere dei politici". Così il candidato alla presidenza americana Al Gore descrisse Primavera Silenziosa.
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Una parte della comunità scientifica la additò come folle, ma oggi possiamo dire che con la pubblicazione del saggio ebbe anche inizio il movimento ecologista. Al Gore, ex vicepresidente degli Stati Uniti e premio Nobel per la pace grazie al suo impegno per la Terra, in una delle ultime ristampe ha espresso magnificamente l’approccio che tutti dovremmo avere verso questo classico del pensiero ambientalista.

Su di me Primavera silenziosa ha avuto un impatto profondo. Era uno dei libri che leggevamo a casa, su insistenza di mia madre, e che poi discutevamo attorno al tavolo da pranzo. Mia sorella e io non amavamo tutti i libri di cui si parlava, ma le nostre conversazioni su Primavera silenziosa restano un ricordo vivido e felice. Infatti la lettura di Rachel Carson fu una delle ragioni della mia consapevolezza dell’ambiente e del mio impegno ambientalista. […]

Il ritratto di Carson è appeso alla parete del mio ufficio a fianco di quelli dei leader politici, dei presidenti e dei ministri. C’è stato per molti anni e quello è il suo posto. Carson ha avuto su di me altrettanta se non più influenza di ognuno di loro e, forse, più di tutti loro messi insieme.

Ma chi era e per quale motivo Rachel Carson è così importante? Come racconta il sito ufficiale che ancora oggi porta avanti le sue idee, nacque il 27 maggio 1907 a Springdale, vicino alla città di Pittsburgh. In un territorio in cui l’industria avanzava sempre più, la sua famiglia portava avanti una fattoria. Fin da piccola, anche su incoraggiamento della madre, ebbe modo di immergersi nella natura e scoprire le sue dinamiche misteriose.

Non ricordo un periodo della mia vita in cui non sia stata interessata all’intero mondo della natura. Ero una bambina piuttosto solitaria e trascorrevo gran parte del tempo nei boschi, osservavo gli uccelli, gli insetti, i fiori e imparavo.

Ascoltando le storie e i racconti in casa, si appassionò anche alla letteratura, tanto da scrivere un racconto già a dieci anni. Il breve testo, che parlava delle esperienze in aviazione del fratello, venne addirittura pubblicato su una rivista per l’infanzia e premiato. Studentessa brillante, nel 1925 si iscrisse al Pennsylvania College for Women, dove ebbe modo di seguire il corso di biologia che cambiò il suo destino.

La scrittura sarebbe diventata il mezzo attraverso cui esprimere il suo amore per la scienza. Dopo la laurea nel 1929 e il master in zoologia alla John Hopkins University, diventò una delle poche donne a poter contare su un’istruzione completa e approfondita nel suo campo.

Una volta laureata, tuttavia, Rachel Carson si trovò di fronte una società che ancora non era pronta a concedere alle donne ruoli importanti. Dovendo anche provvedere alla famiglia, in seguito alla morte del padre e della sorella, a un certo punto fu persino costretta a lavorare come domestica e infermiera, oltre che come biologa marina al dipartimento governativo.

Solo di notte poteva dedicarsi alla scrittura, sfruttando gli appunti raccolti durante i suoi impegni istituzionali nei laboratori e negli archivi. Quando, finalmente, ebbe l’opportunità (mai concessa prima a una donna) di potersi imbarcare su una nave per compiere ricerche al largo, tutto cambiò. Dall’esperienza nell’oceano, nel 1941 prese vita il libro Under the Sea-Wind, il suo esordio da divulgatrice scientifica, in cui anticipava gli argomenti che anni dopo avrebbe approfondito in Primavera silenziosa.

Chi può dire di conoscere l’oceano? Né io né voi, con i nostri sensi terreni, conosciamo la schiuma e l’onda che si abbatte sul granchio nascosto sotto le alghe, nello specchio d’acqua creato dai flussi di marea, tra le rocce dove ha la sua dimora; o il ritmo del lungo, lento ingrossarsi dell’oceano, dove banchi di pesci erranti cercano le prede e a loro volta diventano preda e il delfino infrange le onde per respirare in superficie. […]

Ancor meno è dato all’essere umano di scendere lungo quella imperscrutabile profondità di sei miglia fino ai recessi dell’abisso dove regna il silenzio assoluto, il freddo immutabile e la notte eterna.

Esattamente dieci anni dopo uscì il suo secondo libro, The Sea Around Us, ritardato dai problemi familiari e dalla guerra. Frutto di una monumentale ricerca sul mare, fu un grande successo di vendite in tutto il mondo, tradotto in oltre trenta lingue. Rachel Carson ebbe quindi la possibilità di dedicarsi solo alla scrittura.

In quegli anni iniziarono a crescere sempre più forti in lei le paure alla base della sua pubblicazione più nota: il mondo stava cambiando e l’industria chimica minacciava di distruggere la natura. Per questo motivo, decise di aprire Primavera silenziosa con un racconto distopico: così vedeva la terra, in balìa delle scellerate azioni umane.

C’era una volta un villaggio nel cuore dell’America dove tutta la vita sembrava scorrere in armonia con l’ambiente circostante. Il villaggio si stendeva al centro di una scacchiera di prospere fattorie, tra campi di grano e colline coltivate a frutteto dove, in primavera, le bianche nuvole dei fiori appena sbocciati spiccavano sul verde dei prati. D’autunno le querce, gli aceri e le betulle si vestivano di un rosso fiammante che lampeggiava su uno sfondo di pini. […]

Così era sempre stato fin da quando, molti anni prima, i primi abitanti avevano edificato le loro case, scavato i pozzi e costruito i fienili. Poi un influsso maligno pervase la zona, ed ogni cosa cominciò a cambiare. Sulla popolazione si abbatté una diabolica magia; le galline furono colpite da misteriose malattie; i bovini e le pecore si ammalarono e morirono. Tutto era avvolto dall’ombra della morte.

Ancor prima che uscisse il libro, nel 1962, le idee di Rachel Carson vennero derise e liquidate come frutto della fantasia perversa di una donna isterica. Dissero che non era qualificata per scrivere quelle cose.

L’industria chimica, capitanata dalla Monsanto, le dichiarò guerra, grazie al supporto del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e dei mass media. Qualcosa, però, si stava muovendo, almeno in una parte della comunità scientifica e in alcuni piccoli agricoltori preoccupati per l’uso massiccio di pesticidi. Purtroppo, però, la malattia frenò la sua partecipazione ai numerosi dibattiti pubblici a cui era stata invitata: ammalata di cancro al seno, non visse abbastanza a lungo per assistere al bando del pericoloso DDT. Morì il 14 aprile del 1964 a soli 56 anni.

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