George Orwell è sempre stato venerato come un simbolo. Che però, attenzione, non può ridursi a uno slogan, soprattutto se di natura politica. Probabilmente, l’Orwell intellettuale è da sempre così tanto apprezzato, proprio perché incarna l’imperfezione rivoluzionaria, tipica degli emarginati e dei ribelli, degli outsider e dei bastian contrari. Seppur venga spesso menzionato – soprattutto negli anni contemporanei- in maniera impropria, resta uno degli scrittori più avanguardisti del 1900.

Nonostante le mille velleità artistiche, una domanda sorge spontanea: chi fu George Orwell nella vita privata, e soprattutto tra le innumerevoli sfaccettature intellettive, chi lo ispirò davvero, in particolar modo per la realizzazione del citatissimo 1984? Probabilmente la sua prima moglie: Eileen O’Shaughnessy.

L’incontro tra Eileen e George

Eileen O’Shaughnessy, come ricorda Guido Bulla – docente di Lingua e letteratura inglese – è:

Il buco nero degli studi orwelliani. Ardita, smaliziata, colta, Eileen voleva impressionare gli altri con la sua intelligenza.

Nel lontano 1935, George Orwell era uno scrittore ancora acerbo. Proprio in quel periodo conobbe Eileen Maud O’Shaughnessy, laureata in psicologia all’Università di Oxford, in procinto di ultimare un master in psicopedagogia quando conobbe il futuro marito; un amore travolgente e che nel giro di un anno culminò in un matrimonio sui generis. I due, infatti, inizialmente vissero in una casa priva di corrente elettrica, acqua calda e in generale molto rudimentale. Nessuna precarietà oggettivamente percepibile intimidì la bella Eileen, che, come ricorda la scrittrice Sylvia Topp nella raccolta epistolare Eileen.The Making of Orwell: non era disposta a fare la parte della moglie sottomessa”.

Nonostante ciò, la Topp sottolinea nel suo libro, che Eileen O’Shaughnessy preferì a un certo punto “abbandonare i propri desideri” per vivere appieno la vita artistica e professionale del marito. Scelte personali discutibili, soprattutto se riflettiamo sul fatto che, probabilmente, fu proprio una poesia scritta nel 1934 dalla donna inglese, a ispirare  – sia nella trama che nel titolo – la stesura del cult distopico 1984.

Una soluzione semplice a uno dei rompicapi più coriacei della letteratura inglese?

Eileen O’Shaughnessy, musa ispiratrice di 1984?

Molti critici letterari hanno sempre sostenuto che 1984 nascesse dalla cifra inversa degli ultimi due numeri di 1948 – anno in cui il celebre romanzo venne pubblicato, ma per altri la vera ispirazione – e chissà se non oltre – fu forse attribuibile a una poesia scritta da Eileen (deceduta nel 1944) dal titolo End of the Century 1984.
Nella fattispecie, la coltissima O’Shaughnessy  nel suo scritto celebrava l’ipotetico e futuro cinquantesimo anniversario della scuola dove studiò negli anni Venti; la scrittrice cercò di fantasticare sulle sorti dell’High School al suo centesimo compleanno, proprio nel fatidico e lontano (per i tempi) 1984. 
Non solo. Molte sono le immagini iconiche e distopiche presenti nella poesia, che poi Orwell ripresenterà anni dopo in 1984: palazzi di cristallo, televenditori, la Telepathic Station 9, “cremazione mentale”. Tutti elementi riconducibili al vigile Grande Fratello.
Probabilmente, il romanzo di George Orwell fu un modo per omaggiare la sua prima moglie, Eileen O’Shaughnessy. Che tra le altre cose, aiutò in modo fin troppo viscerale il suo compagno soprattutto quando scrisse La fattoria degli animali.
Questa la poesia scritta da Eileen che fa supporre ci sia un nesso tra gli scritti dei due sposi: 

Ogni perdita è ora un guadagno/ Per ogni occasione deve seguire la ragione.

Un palazzo di cristallo incontra la pioggia/ Ciò cade nella stagione stabilita.

Nessun libro disturba la linea lucida/ Per gli studiosi abbronzati dal sole sintonizza il loro pensiero

Alla stazione telepatica 9/ Da cui sanno esattamente cosa dovrebbero:

Le scienze utili; le arti/ Di televendita e spagnolo/ Come registrato nelle parti occidentali;

Cremazione mentale che bandirà/ Reliquie, filosofie e raffreddori/ Bambini di dieci anni dalla mentalità Mañana.

Il rapporto di coppia aperto (e artistico)

Nel libro citato precedentemente della Topp, viene sottolineata la possibilità che i due avessero intrapreso un matrimonio aperto.

Infatti, in alcune lettere scritte da Eileen, si evince che dopo la luna di miele con Orwell, lei intraprese una relazione con il comandante Georges Kopp. Anche Orwell ebbe un’amante: l’amica di sua moglie, Lydia Jackson. Questo dettaglio apparentemente futile, in realtà è fondamentale per capire la natura della scrittura orwelliana. E soprattutto, è determinante in 1984. Nella narrazione distopica (a causa della descrizione di un mondo amorale fortemente violento) l’universo femminile è solo un “mezzo” per mettere al mondo nuove vite. Così come viene anche raccontato con crudezza e raffinatezza, nel romanzo di Margaret Atwood, Il racconto dell’ancella.

In 1984 l’amore autentico e passionale, è rappresentato dalla protagonista Julia. Che apparentemente sembra essere ben inserita nella vita politica imposta dal Grande Fratello.

Aderente alla Lega Giovanile Anti-sesso, in cui il sesso carnale si distingue dal “buon sesso” – per lo più legato alla sola procreazione – in quanto recriminante e disgustoso, in realtà Julia non è affatto ciò che sembra: aderisce alle regole del partito, per mascherare la propria promiscuità sessuale. Odia, in fondo, il partito e le regole prestabilite. Per questo motivo, il protagonista Winston ne è attratto, perché come lei, denigra l’omologazione imposta dal Grande Fratello; una ribellione che il personaggio principale non percepisce nella moglie, con cui trascorre una vita di coppia ordinaria, perché “così sembra giusto per la società”. Invece, una passione costante, carnale e intellettuale contraddistingue i due outsider. Tale da indurre Winston a sdoppiare i suoi sentimenti in maniera del tutto riprovevole nel momento in cui pensa a Julia.

Infatti, per quanto la ami – perché rappresenta l’umanità negata da un’azione politica ben precisa –  nel viverla, percepisce un’attrazione mista a violenza, odio e desiderio. Un sentimento oggettivamente malato, anche se si prefigura come una fuga verso l’idealità umana e sociale.

La donna in generale, infatti, nell’immaginario collettivo di 1984 è “l’oggetto di procreazione” e il sesso, quindi, un mero strumento volto al dovere e non alla spontaneità del piacere. Per questo – e valutando l’oggettività della trama – la donna orwelliana è figlia di un dualismo particolare, tra eros e thanatos.

Infine, fu forse il rapporto con Eileen O’Shaughness a far maturare in Orwell, la decisione di descrivere l’amore nella sua forma più libera – rappresentato nel romanzo da Julia.  Lontano, quindi, dal parere di una società che per troppo tempo, ha visto il matrimonio come un punto d’arrivo statico e chiuso e non come un “rapporto di amorosi sensi” in continua crescita?

1. “Eileen. The Making of Orwell” di Sylvia Topp

"Eileen: The Making of George Orwell" di Sylvia Topp

"Eileen: The Making of George Orwell" di Sylvia Topp

“Eileen: The Making of Orwell” è il primo romanzo dedicato interamente alla scrittrice Eileen OShaughnessy, prima moglie di George Orwell. Nell’opera, l’autrice Sylvia Topp, esamina i nove anni di matrimonio dei due coniugi, trascorsi perlopiù in un piccolo villaggio a ridosso della guerra civile spagnola. Che ha visto in prima linea proprio George Orwell. Un anno prima del loro matrimonio, Eileen OShaughnessy, pubblicò la poesia futuristica “End of the Century, 1984”. Nel 1948, Orwell intitolò la sua più importante opera “1984”: un omaggio alla memoria di Eileen.
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2. "1984" di George orwell

"1984" di George Orwell

"1984" di George Orwell

Il romanzo dispotico per eccellenza, grazie al quale George Orwell raccontò le sorti di un mondo nuovo. In cui il potere si concentra in tre immensi super stati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico: il Grande Fratello, infallibile e senza volto. Il protagonista Winston si piegherà alle logiche imposte dal Grande Fratello?
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