


Barbara Bachmann e Franziska Gilli nel loro libro dal titolo "Santa o sgualdrina. Essere donne in Italia" raccontano le contraddizioni dell’immagine femminile nel nostro Paese tra Vaticano, TV e conseguenze dell'emergenza Coronavirus.
Che cosa significa essere donna oggi in Italia? È la domanda che si fanno la giornalista Barbara Bachmann e la fotografa Franziska Gilli.
Per rispondere, hanno dato vita a un interessante progetto diventato un libro dal titolo Santa o sgualdrina. Essere donna in Italia, edito da Raetia, attraverso il quale hanno registrato le contraddizioni dell’immagine femminile del nostro Paese, sospesa tra i due estremi di “santa” e “sgualdrina”, in bilico tra una concezione tradizionale dei ruoli di genere, figlia del sessismo e della mentalità patriarcale che lo ha generato, e la spinta propulsiva e rivoluzionaria di un femminismo emergente che aspira a ribaltare codici e mettere in atto cambiamento culturale, ancora percepito come troppo lontano.
E attraverso reportage giornalistici e fotografici, le due autrici ci consegnano i ritratti di donne diverse, suddivisi in sette capitoli ispirati ai sette peccati capitali, mettendo in luce le contraddizioni dell’universo femminile in un Paese come il nostro in cui ogni tre giorni una donna viene uccisa da un uomo e l’immagine femminile vive ancora del dualismo santa-sgualdrina, plasmato dall’egemonia del potere della televisione – e del suo sessismo – e di quello del Vaticano.
Barbara Bachmann ci racconta come è nato in loro l’interesse per il tema e come il progetto ha preso forma fino a diventare un libro:
La nostra attività giornalistica ci ha portato spesso a riflettere, indipendentemente l’una dall’altra, sull’immagine femminile in Italia. Ci siamo rese conto che i vecchi stereotipi della santa e la sgualdrina ci condizionano ancora oggi, a volte abbastanza evidentemente, a volte meno. Così è nata l’idea di approfondire la tematica, a cui abbiamo voluto dedicare un libro insieme. Il volume nasce proprio dal desiderio di dare la parola alle donne e di accrescerne la visibilità. Entrambe siamo cresciute in Alto Adige, in una minoranza di lingua tedesca. Io vivo ancora qui, ma viaggio in tutto il mondo come reporter freelance. Lavoro principalmente per i media di lingua tedesca, ma anche per quelli italiani. Il progetto di questo libro è stato uno dei più autonomi finora. È stato bellissimo avere tempo e poter approfondire, in testo e in immagine. Lo scambio con Franziska Gilli è sempre molto arricchente.
Io da un paio di anni vivo a Hannover, in Germania, dove tra l’altro ho studiato fotogiornalismo e fotografia documentaria. Lavoro come fotografa freelance per diverse testate, soprattutto nel mondo germanofono. La mia attività giornalistica mi ha portato spesso anche in Italia. Nell’inverno 2013-2014, ad esempio, ho viaggiato per tre mesi in tutto il paese, ed è lì che ho iniziato ad accorgermi di certe particolarità italiane per quanto riguarda l’immagine femminile. In Italia, come donna, vengo trattata in modo diverso che in Germania, e così in me è nato l’interesse di capire perché. Così, abbiamo iniziato la nostra ricerca per capire che cosa riesce a tener alimentato questi cliché. Il nostro desiderio era affrontare la tematica da vari lati, avendo a disposizione più tempo rispetto a quello di cui abitualmente disponiamo nel nostro lavoro giornalistico. Il concetto del libro ci apre a una certa libertà d’azione per rendere più agibile e comprensibile un argomento che ci riguarda tutte e tutti.
Sono tantissimi i desideri e le paure di queste donne. Eppure alcuni di questi si ripetono in tutte, ad esempio il desiderio di essere viste e ascoltate, di vivere una vita autodeterminata, sicura e rispettata. E poi, la paura di non essere pienamente accettata e amata. Abbiamo avuto la fortuna di avere pieno appoggio dalla casa editrice Raetia, ma anche tutta la libertà, per quanto riguarda il contenuto e anche la forma del libro. Potevamo lasciarci andare alla deriva, scartare le idee, lasciarci sorprendere di tanto in tanto durante la ricerca, anche se naturalmente dovevamo pianificare bene i nostri viaggi attraverso il Paese, poiché il nostro budget finanziario era limitato. In realtà siamo state accolte a braccia aperte ovunque e abbiamo scoperto che c’è un grande bisogno e una volontà tra le donne di parlare di certe cose come per esempio delle loro visioni della femminilità.
Anche oggi ci sono molte cose che non vanno “bene”. Ma a differenza del passato, vengono rotti sempre più tabù. Uno di questi è la violenza psicologica e a volte fisica che alcune donne sperimentano durante il parto. Uno dei nostri capitoli racconta la storia intima di una donna che ha subito la cosiddetta violenza ostetrica. Un’altra contraddizione è per esempio la gestione sociale dei femminicidi. Spesso si parla di omicidio se un uomo ha ucciso le sua moglie o ex-partner, ma è sempre più chiaro che questa donna è morta perché era donna.
È ancora profondamente segnato da stereotipi e dalla disuguaglianza, per esempio nella ricerca di un’occupazione. Una donna guadagna meno di un uomo ed è molto più soggetta a molestie sessuali e alla violenza domestica. Secondo noi, nella società italiana queste strutture sono ancora più rigide e i problemi più tangibili rispetto ad altri paesi europei. Ma allo stesso tempo, l’Italia ha uno dei movimenti femministi più forti d’Europa: “Non una di meno”. Questa tensione è molto interessante. Con questo libro vorremmo indagare la nostra concezione della normalità e i ruoli di genere prevalenti.
Francesca Fiaschetti è una giovane donna romana, la cui storia raccontiamo nel primo capitolo, che si rende conto dei limiti che offre l’immagine femminile italiana, ma allo stesso tempo non riesce a non accusare la pressione sul proprio corpo, che cerca di controllare da tutta la vita. In lei c’è piena consapevolezza, ma senza l’appoggio dell’ambiente circostante e di una cultura adeguata, è molto difficile.
Ci sono poi le Suore dell’Immacolata Concezione ad Ascoli Piceno, che ho accompagnato nella loro vita quotidiana. Loro vedono molto critico il tema dell’uguaglianza di genere, hanno paura che possa sparire “la vera identità della donna”, cioè “la capacità di donarsi, di mettersi al servizio”.
I sette peccati capitali e le loro antitesi sono stati per noi fonte di ispirazione nella nostra ricerca. Rappresentano il filo rosso che attraversa il volume, unendo anche quanto a prima vista potrebbe apparire inconciliabile. E questo grazie anche ai grafici dello studio di design Lupo Burtscher che si sono occupati in modo molto sensibile dell’impaginazione del libro. Sulle pagine di divisione tra i vari capitoli hanno interpretato i peccati capitali e le loro antitesi, creando delle sovrapposizioni, facendo “tremare” i termini e realizzando una fascia di ripetizione che è un continuum infinito di rimandi.
Potrebbe essere interessante rifare la ricerca tra 20-30 anni, cioè viaggiare ancora una volta per il paese e incontrare di nuovo certe protagoniste del nostro libro. Per vedere che cosa sarà cambiato fino ad allora. Speriamo molto, e che non ci sarà più bisogno di raccontare certe storie, come quella dei 7 femminicidi in 7 giorni.
Amante dei cani, delle foglie d'autunno, dei tetti di Parigi e della pizza. Scrivo da sempre e credo nel potere delle parole. Amo la musica, i cieli azzurri e i giorni di sole.
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