“È meraviglioso essere donna, ma ogni uomo, in cuor suo, ringrazia devotamente il Signore di non esserlo”. L’autrice di queste parole, tratte dal suo primo libro, è oggi sconosciuta ai più e i suoi libri sono quasi tutti fuori catalogo, almeno in Italia, ma ci sono molte ragioni per conoscere la storia e le opere di Olive Schreiner.

Ai suoi tempi fu una vera celebrità letteraria, secondo Lithub può addirittura essere considerata la Charlotte Brontë del Sudafrica. Scrittrice e protofemminista, vissuta a cavallo tra Ottocento e Novecento, dopo un’infanzia di povertà riuscì a diventare famosa come autrice. Una cosa non semplice, soprattutto in un periodo in cui le donne non potevano nemmeno accedere allo stesso livello di istruzione degli uomini.

Nata nel 1955, Olive Emily Albertina Schreiner era la nona dei dodici figli di una coppia di missionari metodisti tedeschi che avevano scelto proprio il Sudafrica come terra d’elezione. Un po’ come le sorelle Brontë, visse un’infanzia povera e infelice, senza una vera istruzione che non fosse quella impartita dalla inflessibile madre o dalla lettura. La morte di una delle sue sorelle, l’ultima arrivata in famiglia, cambiò per sempre il suo approccio alla religione, come lei stessa raccontò in una delle tante lettere.

Credo di aver pensato lucidamente alla morte solo quando la mia sorellina preferita è morta, quando avevo nove anni. Ho dormito insieme al suo piccolo corpicino fino a quando l’hanno seppellita e dopo sono stata seduta per ore accanto alla sua tomba. Mi era impossibile comprendere, così come rimane per me impossibile oggi, accettare che lei potesse vivere da qualche parte senza un corpo.

La sua insofferenza alla fede la portò ben presto a scontrarsi con i genitori, soprattutto con la madre. Ad allontanarla sempre di più dall’opprimente clima familiare furono anche le sue letture: si appassionò fin da giovanissima ai libri di Goethe, Charles Darwin, Ralph Waldo Emerson e soprattutto al saggio The Subjection of Women di Stuart Mill, che contribuì a formare la sua coscienza di donna e il suo desiderio di lottare per i diritti femminili.

Olive Schreiner

L’occasione per diventare indipendente giunse nel 1874, quando fu costretta ad andare a lavorare come governante per aiutare la sua famiglia. Nel tempo libero Olive Schreiner iniziò a dedicarsi alla scrittura e dalle sue esperienze nelle case di diverse famiglie afrikane nacque il primo romanzo, Storia di una fattoria africana, che pubblicò nel 1883 con uno pseudonimo maschile. In quel momento, però, la sua vita era già ricominciata in un paese nuovo.

Storia di una fattoria africana

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Ambientato in una fattoria sudafricana dell'Ottocento, offre uno sguardo particolare su un periodo controverso, in cui si intrecciano le vite dei padroni bianchi con quelle degli schiavi.
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Ormai in piena lotta contro i genitori e i fratelli maggiori, Olive aveva infatti iniziato già da tempo a sognare di trasferirsi in un paese dove potesse sentirsi più libera. Era giunta così, nel 1881, la decisione di partire per l’Inghilterra. Lì sperava di poter studiare medicina e iniziare a pubblicare: dovette però rinunciare all’università, perché l’asma cronica di cui soffriva da anni le impediva di seguire un tirocinio. Andò meglio con la scrittura, grazie all’interesse dell’editore Chapman & Hall, che pubblicò il suo libro.

Il racconto parzialmente autobiografico della vita in Africa attirò l’attenzione dei lettori inglesi, ma anche le critiche di chi non tollerava la visione della protagonista. La bambina, alter ego dell’autrice, era infatti considerata troppo spregiudicata e libera per la rigida società vittoriana. Nonostante ciò, fu un successo: messo da parte il suo nom de plume maschile, Olive poteva finalmente vivere delle sue idee ed essere considerata un’intellettuale a tutto tondo.

Per sfuggire all’aggravarsi della sua situazione di salute, peggiorata per via del clima inglese, nel 1889 decise di tornare in Sudafrica. Vi trovò un clima politico e sociale allarmante, in cui si stava radicando l’apartheid. Da quel momento Olive Schreiner usò la sua penna e la sua notorietà per dare voce ai poveri e agli oppressi, occupandosi in primo luogo della condizione delle prostitute. A spronarla c’era anche il marito Samuel Cronwright, sposato nel 1894: la morte della loro unica figlia, poco dopo la nascita, fu però un dolore troppo forte per lei. Per il resto della sua vita, Olive continuò a scrivere, lasciando però quasi tutti i suoi libri incompiuti. Morì nel 1920 a Città del Capo e fu sepolta accanto alla figlia, come aveva chiesto prima di spirare.

 

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