Vissuta a cavallo tra Settecento e Ottocento, Madame de Staël fu indubbiamente la donna più famosa in Europa della sua epoca.

Con la sua rivendicazione del diritto femminile alla felicità ispirò molte altre donne e scrittrici, prima tra tutte George Sand. Stendhal disse di lei che era “la donna più straordinaria mai vista” e molti altri intellettuali la presero come punto di riferimento. In un passaggio delle sue lettere, ricordato in un articolo del Corriere, emerge tutta la dirompente potenza anticipatrice del suo pensiero.

Illuminare, istruire, perfezionare le donne al pari degli uomini, i talenti come gli individui, questo è ancora il miglior segreto per tutti i fini ragionevoli, per tutte le relazioni sociali e politiche alle quali si voglia dare una stabile durata.

Anne-Louise-Germaine Necker nacque a Parigi nel 1766. Figlia di Jacques Necker, Ministro delle finanze di Luigi XVI, fu cresciuta personalmente dalla madre Suzanne Curchod, una fervente calvinista che amava mostrarla nel suo salotto letterario per mostrarne l’erudizione. Sorprendentemente precoce, a quindici anni chiacchierava già con i filosofi e aveva letto ogni parola scritta da Rousseau.

Germaine era una creatura perfetta per il bel mondo parigino: parlava correntemente l’inglese e il latino, aveva appreso l’arte della danza e della musica, la recitazione e la dizione, e amava frequentare il teatro. Per la sua cultura, era diversa dalle ragazze del suo ambiente e della sua classe sociale, cresciute in un modo più tradizionale e per trovare un buon marito.

Non poté però sfuggire al matrimonio di convenienza: grazie al benessere e al prestigio del padre, alla sua porta si presentarono numerosi pretendenti. Scartati gli amici svizzeri, considerati troppo provinciali, respinse anche personaggi di spicco come Axel von Fersen, ambasciatore svedese e amante di Maria Antonietta, e Louis Marie de Narbonne-Lara, figlio naturale di Louis XV.

Non riuscì però a opporsi al potente barone di Staël-Holstein, ambasciatore di Svezia, diciassette anni più vecchio. L’uomo aveva già proposto l’unione ai suoi genitori quando lei era ancora bambina, ma aveva saputo aspettare: a vent’anni, venne così data in sposa. Da quel momento si fece chiamare Germaine de Staël o semplicemente Madame de Staël: il matrimonio (che non sfociò mai in amore) durò fino al 1800 e portò alla nascita di quattro figli.

Una volta sposata, aprì il suo salotto, molto attivo prima della Rivoluzione francese: di fatto, gli eventi del 1789 le preannunciarono una libertà che desiderava ardentemente. Diversamente da chi come lei si trovava in una posizione privilegiata, non temeva il cambiamento di rotta del popolo francese. Molto attiva nel dibattito politico, credeva in una monarchia costituzionale su modello di quella inglese.

Dopo essersi adoperata per salvare amici e parenti, vide presto la sua posizione diventare sempre più critica e nel 1792 decise di rifugiarsi prima in Inghilterra e poi in Svizzera. Lì si invaghì di un tipografo di nome François de Pange, che non contraccambiò l’amore ma si rivelò un grande amico e un critico giusto. Fu proprio lui ad aiutarla a stampare alcune tra le sue prime opere significative, come Zulma e La Paix.

Tornata in Francia, scrisse le sue riflessioni sul processo alla regina, in cui denunciava non solo il modo in cui era stata trattata la consorte del deposto regnante francese, ma la condizione femminile in generale. L’approccio protofemminista del saggio le era stato molto probabilmente ispirato dalla lettura del testo Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina di Olympe de Gouges, pubblicato nel 1791 e considerato un testo seminale per il femminismo.

Con l’avvento di Napoleone, vide una nuova possibilità per la Francia, che fu presto disillusa. Ne era affascinata anche come donna, ma la speranza si infranse quando lui le fece capire che continuava a considerare la donna come una macchina per figli. Smarrite le sue illusioni, divenne uno dei volti (e delle menti) della resistenza al regime sempre più dittatoriale. Nell’impossibilità di pubblicare saggi politici, si dedicò ai romanzi, firmandosi semplicemente come Madame de Staël.

Il crescente successo delle sue opere, come Delphine e Corinne ou l’Italie, le fecero nuovamente guadagnare l’esilio. Cacciata da Parigi nel 1803, fu accolta con grande entusiasmo in Germania, dove ebbe modo di frequentare alcuni tra i maggiori intellettuali del tempo, come Schiller e Goethe. Iniziò così un lungo periodo da vera europea per Madame de Staël, che viaggiò per tutto il continente e partecipò al dibattito culturale, attirando l’attenzione anche dei letterati italiani. Come racconta un vecchio articolo di Repubblica, intrattenne un fitto carteggio letterario con Vincenzo Monti, che la descrisse come “la donna del secolo”. Non solo: fu proprio lei a far conoscere la nuova corrente del romanticismo ai francesi.

Nel 1811 Germaine si risposò con un giovane officiale svizzero di oltre vent’anni più giovane di lei, Albert de Rocca, da cui ebbe un altro figlio. Tornata finalmente in Francia nel 1814, dimostrò tutte le sue ambizioni politiche, opponendosi ancora una volta a Napoleone e mostrando la sua vicinanza ai Borbone. Tuttavia, in seguito a un grave problema alle gambe, vide lentamente la sua salute e l’umore precipitare, fino alla morte nel 1817 per un’emorragia cerebrale.

Quando una nobile vita si è preparata per la vecchiaia, quello che rivela non è il declino ma i primi giorni dell’immortalità.

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