Isabel Allende e quelle parole di una madre alla figlia che muore
Nella vita di Isabel Allende c'è anche un grande dramma: la morte della figlia Paula, avvenuta a causa della porfiria, cui la scrittrice cilena ha dedicato il libro omonimo.
Nella vita di Isabel Allende c'è anche un grande dramma: la morte della figlia Paula, avvenuta a causa della porfiria, cui la scrittrice cilena ha dedicato il libro omonimo.
“Ascolta, Paula, ti voglio raccontare una storia, così quando ti sveglierai non ti sentirai tanto sperduta“: inizia così Paula, il libro che Isabel Allende ha dedicato alla figlia. Citando Borges, la morte è un’usanza che tutti prima o poi dobbiamo rispettare, ma il mestiere dello scrittore è anche quello di ingannare la realtà. E questo era proprio quello che stava cercando di fare la grande scrittrice cilena, provando a ingannare il tempo e a trovare altro tempo e altri giorni da vivere per la ragazza. Ma la verità era che di tempo non ce n’era più.
Non scrivo più in modo che quando mia figlia si svegli non si trovi tanto sperduta, perché non si sveglierà più. Queste pagine non hanno un destinatario, Paula non potrà mai leggerle.
Nata nel 1963, Paula Frías Allende era figlia di Isabel Allende e Michael Frías, primo marito dell’autrice de La casa degli spiriti e molti altri bestseller mondiali. Giovane, appena sposata e impegnata nel sociale, nel 1991 scoprì improvvisamente di essere malata di porfiria, una rarissima patologia difficile da debellare. Ridotta allo stato vegetativo, non si risvegliò mai più: morì il 6 dicembre del 1992, a casa sua, dove la madre aveva scelto di farle passare i suoi ultimi istanti di vita.
In quei lunghi mesi passati al capezzale della figlia, Isabel Allende ebbe modo di riflettere sulle esperienze vissute e sul suo passato. L’abbandono del padre, quando era ancora una bambina, l’infanzia passata dai nonni e, nel 1973, il golpe militare del generale Pinochet, che portò alla morte del presidente Salvator Allende e a un tragico regime dittatoriale. Tanti ricordi amari, a cui si contrapponeva la consapevolezza che Paula non avrebbe avuto la possibilità di sperimentare gli alti e bassi di ogni esistenza. E che, molto probabilmente, nemmeno lei sarebbe più stata la stessa.
Per sempre… Che significa, Paula? Ho perso la nozione del tempo in questo edificio bianco in cui regna l’eco e non è mai notte. Le frontiere della realtà si sono sfumate, la vita è un labirinto di spacchi deformanti e di immagini contorte. Un mese fa, a questa stessa ora, io ero un’altra donna. C’è una mia fotografia di allora, sono alla festa del mio ultimo romanzo in Spagna, con un vestito scollato color melanzana, collana e braccialetti d’argento, le unghie lunghe e il sorriso fiducioso, un secolo più giovane di adesso. Non riconosco questa donna, in quattro settimane il dolore mi ha trasformata.
Intervistata tempo fa dalla Feltrinelli, Isabel Allende ha parlato della morte della figlia.
Mia figlia è viva nel cuore dei lettori che hanno amato il libro che le ho dedicato. Ancora oggi ricevo centinaia di lettere su di lei alla fondazione di beneficenza che ho istituito in sua memoria a Sausalito, in California, dove abito e lavoro. A volte ho l’impressione che Paula mi parli. Ma è solo frutto della mia immaginazione. Non credo ai fantasmi.
Di Paula, Allende ha parlato anche in un’intervista a Repubblica.
Non sono una persona religiosa ma ho tanta spiritualità in me. Paula è una presenza costante nella mia vita: non la considero un fantasma, ma uno spirito onnipresente sì, al quale dedico amore e ricordi. Il 22 ottobre è stato il suo compleanno: siamo andati tutti nella foresta dove sono le sue ceneri e abbiamo fatto una piccola cerimonia. Ma non è mai un giorno triste per me.
Questi i libri più famosi della scrittrice cilena.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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