Giuliana Fiorentino Tedeschi e il corpo delle donne nei campi di concentramento
"Eppure qualcosa brillava ancora in quell'oscurità e c'era soprattutto la sete di cultura, mai dimenticata, l’esigenza dello spirito non ancora spenta, che ci faceva soffrire nella vana fatica di concentrazione, ma che distraeva dal ritmo monotono e vuoto delle pale, dalla visione di centinaia di esseri, inutili e meccanici."
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