Sempre più influencer stanno rinnovando i propri contenuti in favore del movimento di body positive e di body acceptance, comprendendo quanto il loro ruolo sia fondamentale per aiutare soprattutto giovanissimi e giovanissime a prendere consapevolezza del fatto che le imperfezioni siano assolutamente naturali, e che molto spesso le immagini patinate che tanto si ammirano non siano altro che artifici costruiti ad hoc.

Giulia Accardi, modella e influencer siciliana trapianta a Milano, ha preso molto seriamente questo compito, pubblicando un libro, Il potere dell’imperfezione (Harper Collins) in cui racconta, in prima persona, tutte le esperienze negative legate ai giudizi sulla sua fisicità, ma anche di come sia riuscita a scrollarsi di dosso ogni negatività per inseguire il suo sogno, quello di lavorare nel mondo della moda.

Il libro di Giulia è scritto in maniera frizzante e spontanea, proprio come se parlasse a un’amica, e contiene, alla fine di ogni capitolo, interessanti tips che spaziano fra i più disparati argomenti, dal benessere fisico fino ad amicizia e relazioni.

Il potere dell'imperfezione

Il potere dell'imperfezione

La modella e influencer Giulia Accardi ci guida nel mondo della body acceptance partendo dalla sua esperienza personale di giovane donna che ha smesso di fare la guerra al suo corpo e di lasciarsi influenzare dal giudizio altrui. Nel libro anche tante piccole tips sul benessere da cogliere al volo.
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L’abbiamo incontrata per approfondire alcune tematiche del suo libro, in uscita il 23 settembre.

Già dal primo capitolo del tuo libro ci si rende conto di una cosa: il bullismo non è innato nei bambini, ma viene trasmesso dagli adulti.

Assolutamente sì. Secondo me la cattiveria, l’invidia, non sono sentimenti innati nell’animo umano, ma vengono ‘immagazzinati’ col tempo. Se andassi in Africa nessun adulto probabilmente si sognerebbe di fare commenti estetici su un bambino, perché questo è proprio un tema tipico della nostra società. Io ricordo i commenti che facevano sul mio aspetto, sul mio peso, quando ero appena una bambina, li facevano come se i bambini non avessero cognizione, non capissero. Tutte le insicurezze legate al mio corpo infatti derivano dall’ambiente esterno, perché la mia famiglia non mi ha mai detto cose come ‘Sei grassa, devi dimagrire’, anzi mi dicevano sempre che ero bellissima. 

Anche perché non ero oggettivamente obesa, non avevo una condizione patologica, ero semplicemente paffutella. Io non mi sono mai sentita ‘brutta’, ma a un certo punto mi sono sentita molto grassa, quello sì, a causa del contesto grassofobico, esterno, che me lo faceva notare di continuo.

I problemi alimentari che ho avuto, intorno ai 14 anni, sono dipesi da quello. Ero una bambina più alta della media, a 13 anni circa ero già 1,70, mi vedevo ‘diversa’, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state proprio tutte quelle parole. Ai compleanni degli amichetti le loro mamme mi dicevano ‘Giulia, per te solo un pezzetto piccolo di torta’, oppure ‘Tu quello non mangiarlo, è meglio’. Poi magari se ne uscivano con frasi che in teoria dovevano consolarmi, tipo ‘Ma si, vedrai che da grande quella pancia se ne andrà’“.

Ma come si riesce a far passare il concetto che tuttə siamo imperfettə, quando per anni siamo statə bombardatə, nell’ordine, da cinema, tv, moda e social?

“Prima di tutto va detto che a essere cambiata, nel tempo, è quasi unicamente la figura della donna. Si è passati dalle donne filiformi degli anni ’20 a quelle burrose degli anni ’50, come Loren o Monroe, per poi tornare alle modelle magrissime. L’uomo, invece, non ha mai visto molta attenzione attorno ai suoi canoni di bellezza, né stereotipi estetici.

Il concetto della perfezione è veramente stupido, non lo concepisco associato all’essere umano; la perfezione si vede nella natura, si percepisce come sensazione in momenti della propria vita in cui si è felici e tutto è perfetto, appunto, ma non la vedo associata agli esseri umani.

Personalmente ho fatto tantissimo lavoro su di me, sulla mia persona, ho cercato di essere il più egoista possibile per far si che non mi paragonassi mai agli altri, perché è lì che nasce l’insicurezza, nel paragone continuo con le altre persone. Se provo un vestito e sta meglio a te, non penso di essere sbagliata, penso semplicemente che quel vestito non sia fatto per me, né che tu sia meglio di me, ma solo che siamo diverse. 

La ricerca ossessiva della perfezione è la piaga della nostra generazione. Io stessa modifico le foto, ma conosco l’editing adatto, e lo faccio più che altro per scopi professionali; se devo fare un post per sponsorizzare un prodotto, magari elimino il brufolo che mi è spuntato sulla faccia, per rispetto del brand, ma non mi stravolgo. Anche perché chi mi conosce sa come sono, sarebbe stupido mostrarmi con un fisico diverso da quello che ho realmente. 

A ogni modo, il lavoro che ho fatto su me stessa mi ha spinta a concentrarmi molto su quel che ho dentro, più che sul lato estetico, e oggi posso dire che sono molto più bella dentro che fuori!”.

In un capitolo del libro affronti anche il tema dell’invidia femminile, citando vari esempi a proposito. Ma perché è tanto difficile la sorellanza?

Credo per quanto ti ho detto poc’anzi, tendiamo a paragonarci alle altre persone. A questo aggiungiamo il fatto di vivere in una società che spinge le donne a essere insicure, e se si è insicure non si riesce a sperare nel bene di qualcun’altra. Io oggi ho acquisito una consapevolezza che mi permette di provare stima per chi, magari, riesce a ottenere un lavoro che speravo di avere io. Non invidia, ma stima, la guardo e mi dico ‘Spero di sentirmi come ti senti tu adesso la prossima volta’. C’è troppo maschilismo femminile, io non capisco sinceramente come una donna possa andare contro il suo stesso genere“.

Nel libro parli anche di alcune disavventure, ma sarebbe meglio definirle per ciò che sono, truffe, che ti sono capitate cercando di entrare nel mondo della moda. E proponi delle tips per mettere in guardia ragazzi e ragazze, per non farsi fregare. Dicci tre cose al volo da non fare assolutamente se si vuole entrare in questo mondo.

Facile: non pagare mai un euro a un’agenzia (i professionisti non chiedono soldi). Non incontrare mai nessun produttore, fotografo o chicchessia in luoghi privati, hotel o persino case. Non svendersi”.

Oggi come ti senti, o come vorresti che le persone ti considerassero? Un modello a cui ispirarsi, o semplicemente una ragazza che ha smesso di farsi la guerra e non si danna l’anima per cercare di rispondere a un presunto ideale estetico?

Io non ho la presunzione di ritenere me stessa un modello da seguire, di errori ne ho fatti milioni, ne faccio continuamente e ne farò tanti altri, ma se magari con quello che ho fatto, con gli obiettivi che sono riuscita a raggiungere, posso aiutare un altro essere umano a vivere meglio, non oppresso dal giudizio altrui, sono felice. Perché se sei in guerra col tuo corpo, se non riesci a essere gratə di quel che hai ogni giorno, di un corpo che funziona, non puoi vivere serenamente. Io vorrei solo che gli altri mi vedessero come una ragazza che ha smesso di farsi la guerra e prova a essere un essere umano migliore ogni giorno, vorrei dare il mio piccolo contributo per rendere il mondo un posto migliore. Non serve fare cose eccezionali, basta solo una parola: gentilezza“.

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