In vita fu una donna ammiratissima e celebrata, ma oggi Cristina Trivulzio di Belgiojoso è ricordata da pochi. Eroina e protagonista dell’Unità d’Italia, era certamente ricca, nobile e bellissima, ma non furono solo queste doti a renderla famosa. Femminista ante litteram, si rese protagonista del Risorgimento italiano, ma fu anche un’instancabile viaggiatrice e un’acuta osservatrice della realtà che la circondava, come raccontano le tante biografie a lei dedicate, tra cui La principessa del nord e Passioni.

La principessa del nord. La misteriosa vita della dama del Risorgimento: Cristina di Belgioioso

La principessa del nord. La misteriosa vita della dama del Risorgimento: Cristina di Belgioioso

Arrigo Petacco racconta l'avventurosa vita di Cristina Trivulzio principessa di Belgioioso, eroina del Risorgimento, liberale e antiaustriaca, colta, intelligente, pragmatica, coraggiosa riformatrice, sostenitrice della parità dei sessi, giornalista di successo, autentica "prima donna d'Italia" come la definirono Giuseppe Garibaldi e Carlo Cattaneo
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Maria Cristina Beatrice Teresa Barbara Leopolda Clotilde Melchiora Camilla Giulia Margherita Laura Trivulzio, per tutti semplicemente Cristina (per fortuna), nacque il 28 giugno 1808 a Milano. Apparteneva a un’illustre famiglia ed era figlia di Gerolamo Trivulzio e Vittoria Gherardini. Dopo la morte di suo padre, quando lei era ancora una bambina, sua madre sposò Alessandro Visconti D’Aragona, da cui ebbe un figlio e tre figlie, a cui Cristina era molto affezionata. Poco si sa della sua infanzia, se non dalle sue parole, affidate a una lettera spedita all’amica Ernesta Bisi e riportata nel sito a lei dedicato.

Ero una bambina melanconica, seria, introversa, tranquilla, talmente timida che mi accadeva spesso di scoppiare in singhiozzi nel salotto di mia madre perché credevo di accorgermi che mi stavano guardando o che volevano farmi parlare.

A sedici anni Cristina rifiutò il matrimonio con un cugino e scelse invece di sposare il principe Emilio di Belgiojoso, nonostante l’opposizione della sua famiglia. Era bello e giovane, ma la sua passione per le donne gli aveva portato solo la sifilide e un mucchio di debiti. Il matrimonio con la giovane rampolla della famiglia Trivulzio fu per lui una manna dal cielo, visto che la sposina portò in dote 400.000 lire austriache, che oggi corrisponderebbero a 4 milioni di euro.

La mattina delle nozze, celebrate il 24 settembre 1824, la giovane ricevette in dono dal conte Ferdinando Crivelli un epitalamio dal contenuto bizzarro, in cui, con rimandi testuali al Don Giovanni di Lorenzo Da Ponte, si profetizzava il destino della povera Cristina Trivulzio di Belgiojoso:

Che poi che teco alquanto avrà goduto,
lussureggiando andrà con Questa e Quella,
e invano ti udirem gridare aiuto:
ma come indietro più non si ritorna,
render solo potrai corna per corna

Il matrimonio ebbe vita brevissima, anche se i due non divorziarono mai ufficialmente, restando amici fino alla morte. Il marito, come previsto dai maligni, scappò con una contessa, rifugiandosi nella sua villa sul lago di Como.

Verso la fine degli Anni Venti Cristina cominciò a frequentare i patrioti, ma la sua passione politica attirò l’attenzione della polizia milanese, che sequestrò il suo patrimonio. Cristina Trivulzio di Belgiojoso fu costretta a fuggire prima in Svizzera e poi in Francia, dove si guadagnò da vivere realizzando pizzi e coccarde.

Riacquistati i suoi averi, grazie all’aiuto della madre, affittò un appartamento nel centro della Ville Lumière, frequentato da intellettuali come il poeta Heinrich Heine, il composito Franz Liszt e lo scrittore Alfred de Musset. Continuò però a prodigarsi per la causa italiana, scrivendo articoli e finanziando i giornali patriottici e persino un tentativo di colpo di stato mazziniano in Sardegna.

Nel 1838 diede alla luce Maria, la suo prima figlia. Poco si sa del padre, che di sicuro non era Emilio di Belgiojoso. Lasciò i salotti parigini e partì prima per l’Inghilterra e poi per l’Italia, per la precisione nel suo paese natale, Locate. Lì si dedicò ai più poveri, creando asili e aiutando la comunità.

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Quando scoppiarono le Cinque Giornate di Milano, nel 1848, Cristina si trovava a Roma, ma riuscì comunque a organizzare un piccolo esercito di 200 volontari da inviare al capoluogo lombardo. Nei mesi seguenti si unì ai patrioti della Repubblica Romana, con cui trascorreva ogni sua giornata.

Dopo la sconfitta della Repubblica Romana, Cristina Trivulzio di Belgiojoso partì per Costantinopoli insieme alla figlia, dove fondò una colonia agricola aperta a profughi italiani, assistendo la popolazione locale e scrivendo articoli sull’Anatolia, il Libano, la Siria, la Palestina. Tornò in Italia solo nel 1855 e qualche anno dopo, in seguito alla proclamazione dell’Unità d’Italia del 1861, poté finalmente lasciare l’attività politica e ritirarsi nella sua villa sul lago di Como. Morì nel 1871, a Locate, e lì fu sepolta.

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