"Zitelle. Il bello di vivere per conto proprio" in 10 punti
Essere single non dovrebbe essere un punto di debolezza, ma di forza. Con tanti vantaggi. È quello che è scritto nel libro "Zitelle. Il bello di vivere per conto proprio" di Kate Bolick.
Essere single non dovrebbe essere un punto di debolezza, ma di forza. Con tanti vantaggi. È quello che è scritto nel libro "Zitelle. Il bello di vivere per conto proprio" di Kate Bolick.
Quante di noi avranno sentito il peso di una società che destina un solo futuro per le donne, sposarsi e avere figli? Si tratta di un retaggio che purtroppo ci portiamo dietro ancora oggi in alcuni Paesi, tra cui l’Italia. O in generale laddove diciamo ancora «zitella» e non single. Laddove la lezione di indipendenza di Carrie Bradshaw pare essere limitata all’ambito dell’intrattenimento. Per questo risulta ancor più rivoluzionario il contenuto di un libro, Zitelle. Il bello di vivere per conto proprio di Kate Bolick (acquistabile qui). Si tratta di un volume che racchiude i vantaggi della vita da single, che sono tanti e vanno esplorati. Stando alle dichiarazioni della stessa autrice in un’intervista a Io Donna, abbiamo riassunto questi vantaggi in 10 punti principali: ecco quali.
È qualcosa che non ha a che vedere con un ambito della vita da single, ma con molti. Parliamo dell’indipendenza economica in particolare, ma anche della possibilità di non essere vincolata a niente o a nessuno. Zitelle. Il bello di vivere per conto proprio di Kate Bolick non tratta di uno stile di vita opposto a un altro, ma dell’importanza di raggiungere un proprio equilibrio da sé e per sé. Che abbiamo una relazione o no poco importa: è una cosa che dobbiamo fare per noi stesse, non per gli altri.
Essere single significa avere dei propri valori e avere la possibilità di perseguirli senza alcun vincolo. Dopotutto il termine «zitella» è nato nel Medioevo, e indicava un impiego: le donne nubili filavano infatti la lana e il termine non aveva un’accezione negativa. Era il modo con cui abitualmente sopravvivevano, da sole, senza l’aiuto di nessuno, avendo la libertà per farlo, uno dei valori importantissimi – anzi fondamentali – per le donne single (e non solo).
Chi è single ha una vita sociale molto più intensa e coltiva i rapporti famigliari in modo più stretto. Accade anche e soprattutto perché ha a disposizione più tempo rispetto a chi è sposata, magari anche con dei figli a carico. Dopotutto è risaputo che la vita di coppia tende a impigrire le persone, mentre essere single tendenzialmente predispone a essere più aperti a fare nuove esperienze.
Connesso con la vita sociale è il concetto di tempo a disposizione. Chi è single non avverte la schiavitù del tempo – a meno che non si tratti di scadenze di lavoro o di pagamenti – e quindi è completamente libero da essa. Un partner esige ovviamente che gli si dedichi una buona fetta del nostro tempo, essere sole invece permette di utilizzare quelle ore, quei giorni, completamente per se stesse.
Essere single significa anche avere la possibilità di esplorare la propria sessualità. Quando ci si trova in una relazione monogama, il sesso è grandioso, ma avere dei rapporti occasionali può essere interessante dal punto di vista della conoscenza del proprio corpo. In altre parole, potrebbe essere una fase che tutte dovrebbero esplorare. (Ma sempre usando la testa, per mettersi al sicuro da eventuali malattie sessualmente trasmissibili: ricordate, il preservativo è sempre il nostro migliore amico).
Ci sono persone che vivono tutta la vita con qualcun altro, e il loro più grande desiderio è uno spazio proprio, un nido in cui ritrovare serenità lontane dalla folla. Essere single vuol dire anche avere a disposizione un luogo del genere – quando appunto si è raggiunta anche una propria indipendenza economica.
L’autrice non afferma che bisogna ignorare il proprio orologio biologico. È sempre una questione di libertà. Ogni donna dovrebbe essere libera di scegliere per sé. Scegliere se essere single e sposare la carriera. Scegliere se essere madre. Scegliere se essere entrambe, perché, diciamocela con franchezza, le due cose non si escludono certo a vicenda. Dipende da come una sa organizzarsi la giornata, o come dice Bolick, si tratta semplicemente di «temperamento».
Inoltre, quando si sceglie di non abbracciare la maternità, lo si fa consapevolmente, magari perché si comprende che non si sarà una brava madre. Non siamo tutte uguali, l’istinto materno non è cosa di tutte, ma non ha una connotazione positiva o negativa esserne dotate o no: è solo una caratteristica e come tale deve essere trattata. Senza pregiudizi né obblighi insomma.
Il volume parla quindi di felicità. Non esiste una ricetta valida per tutte e in ogni tempo. Esiste quello che vogliamo, che desideriamo, che sappiamo essere giusto per noi. È quello che dobbiamo inseguire, che si sia single o che si abbia fatto una scelta differente.
Nell’intervista, Bolick consiglia una serie di libri da leggere per una maggiore consapevolezza. Si tratta in gran parte di autrici femministe, anche perché per essere felicemente single si deve raggiungere una chiara convinzione: sì, si può vivere ed essere felici anche senza un uomo accanto.
Il testo classico di Betty Friedan, The Feminine Mystique, è un libro brillante sul potenziale soffocante delle condizioni tradizionali e bigotte – spiega la scrittrice – Qualsiasi cosa di Simone de Beauvoir. Qualsiasi cosa di Virginia Woolf. E per quanto riguarda gli scrittori contemporanei, adoro leggere Rebecca Solnit e Rachel Cusk.
Più che un vantaggio, deve essere qualcosa che non deve mancare mai a una donna single. Perché tutte abbiamo dei traguardi, dobbiamo solo fare di tutto per raggiungerli.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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