
Trenta libri in più di trent’anni di carriera, ma anche tanti insulti, offese, pregiudizi, tutti schivati con eleganza e discrezione.
Susanna Tamaro è conosciuta per quello che è considerato il suo più grande successo letterario, Va’ dove ti porta il cuore, ma dal 1989 (anno dell’uscita del primo romanzo, La testa fra le nuvole) in poi, ha raccontato molto, se non tutto, di se stessa e di milioni di persone: dell’amore, della sindrome di Asperger – perfettamente narrata ne Il tuo sguardo illumina il mondo -, di come vede il mondo, guadagnandosi, per questo anche la “fama”, meno piacevole, di cattobigotta, buonista, incoerente.
Quando fu travolta dal successo planetario del suo libro cult, e poi dalle opinioni, non sempre gentili, del pubblico, è riuscita a salvarsi grazie all’assenza dei social, come ha recentemente spiegato in un’intervista per Huffington Post:
Altrimenti non sarei sopravvissuta – dice – Questa cattiveria c’è stata e c’è sempre, perché certa gente, facendo così o dicendo certe cose, si rassicura. Si rassicurano quando ti possono mettere in un cassettino e tirarti fuori quando serve. Chi, invece, come me, non sta in nessun cassettino, inquieta e fa paura.
Non ha mai voluto né accettato etichette, da donna indipendente e libera, forse anche questo l’ha resa più forte di quanto lei stessa pensi di essere; anche per questo poco le è importato di ricevere le critiche del mondo LGBTQ+, che l’ha accusata di incoerenza per essersi definita “eterosessuale al 100%”, anche se non portata per la vita di coppia e per la maternità, ma al contempo di volersi unire civilmente con la sceneggiatrice e scrittrice di romanzi gialli Roberta Mazzoni (che usa il nom de plume Roberta De Falco), con cui dall’88 convive a Porano, in Umbria.
Sul loro rapporto Tamaro ha sempre speso poche parole, proprio perché non è nella sua indole dover dar conto agli altri e dare in pasto al pubblico altro che non sia la sua arte e la sua letteratura.
Anche per questo sorprende vederla oggi protagonista di un documentario che la racconta, e che sviscera dettagli molto più intimi della sua vita; si chiama Inedita, non a caso, ed è firmato dalla regista Katia Bernardi. Presentato a ottobre alla Mostra del Cinema di Roma, il docufilm ha richiesto tre anni di lavoro proprio perché, come ha spiegato la regista nel corso della conferenza di presentazione, “volevo essere delicata e rispettosa della sua sfera privata. I tempi lenti sono serviti a instaurare un rapporto di fiducia e di amicizia”.
Sia chiaro, questo non significa un ripensamento, da parte di Tamaro, rispetto alla decisione di abbandonare la vita pubblica.
Ho subito una campagna stampa di odio per anni, da parte di tutti, destra e sinistra, cattolici e buddisti – ha spiegato in una recente intervista per SuperGuida Tv – Questa denigrazione ossessiva ha lasciato un’immagine pessima di me in Italia. Ci sono addirittura persone che mi insultano per strada. Ho deciso dal 2019 di ritirarmi dalla vita pubblica perché non ce la faccio fisicamente e mentalmente a sostenerla, ma continuo a scrivere e questo film è un modo per offrire alle persone la verità su di me.
Nel frattempo, però, continua a scrivere; l’ultima fatica è Una grande storia d’amore, pensato più di dieci anni fa ma ultimato solo durante il lockdown.
Erano anni che volevo scrivere una storia d’amore, ho l’età oramai per farlo – ha detto all’Huffington – Passati i sessanta, posso raccontare le storie d’amore con una certa tranquillità. Sono quasi tutte storie di disamore quelle che si raccontano, qui invece ho voluto parlare dell’esatto contrario, dell’amore nelle sue sue diverse fasi in un tempo che fa maturare personaggi e paesaggi.
Ha un’idea ben precisa dell’amore, Tamaro, che spesso però non è stata compresa.
Per anni ho avuto una persecuzione sulla mia identità e sulla mia vita che è stata molto violenta. È stato difficilissimo sopravvivere. Se non avessi avuto grandi passioni – su tutte l’amore per la vita – non ce l’avrei fatta. Mi ha aiutata molto essere circondata da persone che mi vogliono bene e che sanno chi sono veramente. Se esci da una delle rotaie prestabilite, non vieni tollerato. Spesso ti costringono a farlo, ma io sono un’anarchica e non voglio stare in nessuna rotaia.
Così, del resto, si definisce fieramente:
Una persona che non accetta di essere rinchiusa in nessun cliché, una persona abbastanza pazzerella. Mentre stavamo facendo le riprese per il film, uno dei ragazzi che lavorava con noi, mi ha detto: ma lei è veramente matta?
[gli ho risposto] Che ringraziando il cielo, sì, è vero, sono matta, ma nel senso più positivo del termine.
Questi i libri più famosi di Susanna Tamaro.



Va' dove ti porta il cuore. Ediz. speciale



La testa fra le nuvole. Con un brano inedito



Anima mundi



Ascolta la mia voce



Il tuo sguardo illumina il mondo



Una grande storia d'amore
Articolo originale pubblicato il 2 dicembre 2021
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