

Silvia Ballestra scrive un romanzo attualissimo e antico, come i luoghi dove è nata, cui dedica pagine di graffiante umorismo ma al tempo stesso piene della nostalgia e dello stupore di chi sente iniziare una nuova stagione.
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Chi con nostalgia vorrebbe riappropriarsi un po’ del tempo passato, senza guardare però con troppa diffidenza al futuro.
Dopo aver vinto il Premio Fiesole Narrativa Under 40, il Premio Rapallo Carige per la donna scrittrice ed essere stata per due volte finalista al Premio Bergamo, è con il ventesimo libro, La nuova stagione, che Silvia Ballestra arriva tra i dodici finalisti del Premio Strega, edizione 2020.
E così, la scrittrice e traduttrice marchigiana costruisce un racconto attualissimo e antico al contempo, magico, quasi incantato, che parte dalla leggenda della Sibilla la quale, adirata contro le fate che si attardavano a ballare il salterello con i pastori, avrebbe scagliato loro le pietre che sarebbero poi diventate il paese di Arquata del Tronto: quelle stesse pietre che durante il terremoto sono rotolate di nuovo, tristemente.
Proprio qui le sorelle Nadia e Olga hanno fatto la loro casa, quella dove il loro papà ha sempre lavorato coltivando i campi guadagnandosi il rispetto; ma oggi l’amore e il lavoro le hanno portate lontane, come i figli, divenuti cittadini del mondo, in un tempo in cui il valore della terra si è perso. Così, Nadia e Olga compiono un nostalgico viaggio all’indietro nelle memoria, interrogandosi anche sul futuro da lasciare agli eredi, sui cambiamenti, sulla paura di cambiare.
Scrittrice e traduttrice, il suo libro d’esordio Compleanno dell’iguana è un longseller tradotto in molti Paesi europei, e da quel lib...
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