La bastarda della Carolina
Dorothy Allison racconta con un'intensità senza precedenti un mondo al contempo crudele e amorevole, nel quale la brutalità maschile e la resilienza delle donne, il desiderio di rivolta e la forza dei legami familiari coesistono in un intrico indissolubile.
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Consigliato a
Chi ha amato libri come Il buio oltre la siepe, cui non a caso La bastarda della Carolina, per i temi e i contenuti, viene spesso accostato.
Il nostro voto
Recensione e trama
Sono passati 27 anni dall’uscita de La bastarda della Carolina, primo romanzo semi-autobiografico in cui Dorothy Allison ricorda l’infanzia trascorsa con la mamma, incinta di lei a soli 15 anni, ma soprattutto dei ripetuti abusi sessuali del patrigno, che devastarono la sua giovinezza.
C’è molto di lei nella protagonista, Ruth Anne (Bone) Boatwright, narratrice del romanzo, chiamata “bastarda” per l’illegittimità della sua nascita, che con tagliente sarcasmo fornisce un quadro di una società macchiata di razzismo e discriminazione, anche verso di lei, considerata, con la sua famiglia, “white trash”, spazzatura bianca; nel libro di Allison ogni personaggio ha storie da raccontare per spiegare la sua visione del mondo, e la sua è la narrazione di un mondo pieno di contraddizioni e contrasti, dove amore e crudeltà si mescolano, e su tutto emergono la brutalità maschile e la resilienza delle donne, poli opposti che però si intersecano in maniera indissolubile.
Uno dei personaggi centrali è senz’altro l’amica di Bone, Shannon Pearl, che lei ammira perché è una narratrice così grande e al tempo stesso raccapricciante. “Le storie di Shannon avevano l’aura dei titoli dei giornali e delle autopsie – si legge – e amava i bambini piccoli che cadevano nelle grandi macchine agricole“.
Bone è anche la stessa che crea un gioco chiamato “Mean Sisters“, in cui lei e le sue cugine femmine immaginano altre vite per se stesse, giocando a essere fratelli di infami fuorilegge maschi che vivono avventure incredibili. Perché, si sa, essere donne era vissuto spesso e volentieri come una colpa dalle donne stesse.
Ruth- Bone nasconde segreti per anni, rimbalzando tra senso di colpa e confusione, tra paura e vergogna. Ora si sente in dovere di dire finalmente cosa è successo, e ha bisogno dell’ascolto del pubblico.
Così viene rivelata la storia del patrigno, papà Glen, che abusò di lei, verbalmente, fisicamente e sessualmente, da quando aveva circa sette anni fino a poco prima che ne compisse tredici. (nel libro vediamo l’abuso sessuale solo due volte: la prima volta che Bone viene violentata, e l’ultima. Ed è abbastanza.)
Le violenze si consumano mentre mamma Annie si gira dall’altra parte, e la sua difesa per la figlia solo quando sarà troppo tardi, e in un modo davvero poco ortodosso: con una fuga, in compagnia dello stupratore, mentre Bone viene affidata a una zia.
Osannato dalla critica e finalista al National Book Award, La bastarda della Carolina ha suscitato molto scalpore e critiche proprio per il modo crudo e reale di rappresentare l’abuso sessuale tanto che non furono poche le controversie e le azioni legali da parte di genitori e insegnanti per proibirne la diffusione all’interno delle scuole. A punto che Stephen King e la moglie Tabitha si schierarono in favore di Dorothy quando il romanzo fu messo all’indice, distribuendo copie del volume alle biblioteche del Maine perché potesse essere letto gratuitamente.
Nel 1995, Allison ha pubblicato un libro di memorie intitolato Due o tre cose che so di sicuro, che descrive le somiglianze e le differenze tra la gioventù di Bone e la sua, compresa la sua esperienza con gli abusi. Ha scelto di chiamare Bone in quel modo dopo aver scritto una poesia su quell’abuso, “To the Bone“, raccolto in The Women who hate me, del 1991.
Allison, paladina dei diritti degli omosessuali, gay lei stessa, nel saggio A Question of Class, contenuto in Skin: Talking About Sex, Class, and Literature, del 1994, dice:
Per la gran parte della mia vita ho cercato di capire… Perché quelli di noi che sono nati poveri e diversi sono spinti così tanto a lasciarsi andare o a perdersi, ma soprattutto a scomparire semplicemente per come sono. Io ho preso la decisione di invertire questo processo.
Allison, dopo Cavedweller, del 1998, non ha ancora pubblicato un terzo romanzo. Nel 2016, come riporta il Newyorker, ha raccontato di stare lavorando a un nuovo libro, provvisoriamente intitolato”1971, “su una donna a cui la più vecchia e cara amica fa un regalo molto complicato“.
Sebbene non siamo mai stati forniti altri dettagli, non è difficile presumere che, ancora una volta, tratterà di personaggi emarginati e bistrattati dalla società, che hanno convissuto con la vergogna che deriva dall’essere poveri, gay o abusati, e di essere considerati “spazzatura”. Del resto, Dorothy più di una volta ha chiarito che, a suo giudizio, la migliore letteratura sia proprio quella che proviene dal ceto operaio americano.
Dettagli
Informazioni sull'autore
È una scrittrice statunitense nota per i suoi testi in cui tratta temi spesso autobiografici come l’identità di sesso, l’emancipazion...
- Dorothy Allison
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