Jennifer Egan, il tempo è un bastardo che non riusciamo ad accettare

Premio Pulitzer per la narrativa nel 2011, Jennifer Egan è una delle scrittrici del panorama contemporaneo internazionale più celebri e apprezzate. E, tra meno di un anno, tornerà finalmente in libreria con una sorta di sequel del suo maggiore successo, “Il tempo è un bastardo”.

Il tempo è un bastardo. Lo sa bene la scrittrice statunitense Jennifer Egan, che con un libro intitolato proprio in questo modo (Il tempo è un bastardo, appunto) ha vinto, nel 2011, il Premio Pulitzer per la narrativa.

Solo uno dei molteplici riconoscimenti di una delle scrittrici più celebri e stimate del panorama contemporaneo internazionale, presidente, dal 2018, del PEN America Center, ossia l’organizzazione che protegge la libertà di espressione – negli Stati Uniti e nel mondo – mediante la letteratura e la difesa dei diritti umani.

Un diritto, la libertà di espressione – anche di sé –, che Jennifer Egan ha fatto proprio fin dalla giovane età, affidando alla parola emozioni e sussulti interiori. Lo si evince dal percorso, a tratti tortuoso, che l’ha condotta alla scrittura.

Il tempo è un bastardo

Il tempo è un bastardo

Le tredici storie che compongono il romanzo vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa nel 2011 dipingono tempi, luoghi e personaggi tra loro molto dissimili. A orbitare intorno ai due cardini, il discografico Bennie Salazar e la sua assistente Sasha, sono, infatti, volti che si muovono tra passato, presente e futuro e nazioni lontane tra loro anche molto lontane, in un susseguirsi di vicende e imprevisti cadenzato dal ritmo della musica e dei ricordi.
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Nata a Chicago nel 1962 e trasferitasi a San Francisco con la madre, in seguito al divorzio dei suoi genitori e all’età di sette anni, Egan ottiene il diploma alla Lowell Hight School, la laurea in Letteratura inglese presso la University of Pennsylvania e, in seguito, la laurea magistrale al St John’s College di Cambridge.

Prima di intraprendere gli anni universitari, tuttavia, Jennifer Egan non aveva le idee particolarmente chiare circa il suo futuro. Il suo sogno, infatti, non era divenire scrittrice, bensì essere un’archeologa: idea naufragata dopo un periodo di scavi nell’Illinois, quando aveva solo 18 anni e aveva deciso di concedersi un anno sabbatico prima del trasferimento in Pennsylvania.

Ed è proprio in questo lasso di tempo che Egan decide di iniziare a fare la modella – con lavori di catalogo sia a San Francisco, sia a Tokyo – per permettersi di volare, in seguito, alla volta dell’Europa. Il rapporto con il mondo della moda ha lasciato, però, segni perenni nel suo spirito, ripercorsi a più riprese sia nei romanzi, sia nei reportage giornalistici, con cui Egan si è concentrata spesso sui danni provocati dalle immagini veicolate dalla stessa industria della moda.

A tal proposito, la scrittrice ha dichiarato al The New Yorker che:

Sapevo com’era stare di fronte a una telecamera e sapevo com’era essere mercificati: è questo strano mix in cui ci si sente completamente denigrati e, tuttavia, sollevati in alto in un modo piuttosto esaltato. Se avessi avuto davvero successo, non posso promettere che ci avrei rinunciato. Ma potrei essere finita come Charlotte (modella sfinita e in crisi esistenziale a causa di una serie di interventi di chirurgia ricostruttiva che la rendono irriconoscibile, e protagonista del secondo romanzo Guardami, ndr).

In questo solco di sofferenza e destabilizzazione si inserisce il potere quasi salvifico della letteratura. In un ostello di Reims, infatti, Jennifer Egan ha un crollo emotivo: il primo di quelli che, ora, identifica come attacchi di panico, ma che al tempo pensava fossero effetti dell’LSD. Egan pensava di star rasentando la follia, e definiva quel malessere “The Terror”.

Comincia, così, ad affidare alla pagina il proprio dolore interiore, componendo un diario di viaggio che contenesse anche i «dettagli più floridi» di quello stato psicofisico. In questo modo:

Ho deciso allora che sarei diventata una scrittrice. È diventato molto chiaro.

Il primo esperimento letterario risale al 1994 e si intitola La figlia dei fiori, romanzo che ricalca la passione di Egan per gli anni Sessanta e gli hippy e vede la protagonista Phoebe porsi alla ricerca della verità circa la morte della sorella maggiore, Faith, scomparsa in Italia otto anni prima.

Con il secondo lavoro editoriale, però, si rivela la forza quasi premonitrice della letteratura di Egan. Guardami, pubblicato nel 2001 e arrivato nel nostro Paese nel 2012 grazie a Minimum Fax, delinea, infatti, un mondo in cui domina una piattaforma social con la quale gli utenti si sottopongono allo sguardo perpetuo di una webcam (una sorta di Grande Fratello 2.0).

Anticipazione “profetica” (come la maggior parte della letteratura postmoderna) del terrorismo e dell’avvento dei social network, il romanzo vede, inoltre, tra i suoi protagonisti, una modella in declino e, soprattutto, Z., un terrorista libanese che insegna matematica in un liceo del Midwest e, nel frattempo, pianifica un attacco contro gli Stati Uniti.

Inquietante, in questo senso, la correlazione tra l’episodio di fiction e la disgrazia dell’11 settembre 2001, accaduta a una settimana dalla pubblicazione del volume per mano di una serie di dirottatori istruiti, sofisticati e ben integrati nella patria ospitante che desideravano distruggere. Proprio come Z.

Guardami

Guardami

Due Charlotte, due destini diversi che, però, finiranno per incontrarsi. La prima è una modella 35enne in declino, in crisi esistenziale in seguito a un grave incidente automobilistico che ne ha letteralmente modificato i connotati, mentre la seconda è un'adolescente del Midwest, giovane e innamorata del suo professore di matematica. Che, nel corso della narrazione, si rivelerà essere un pericoloso terrorista desideroso di attaccare gli Stati Uniti.
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Nel 2006 giunge, poi, in libreria la favola neogotica La fortezza, ma è con Il tempo è un bastardo che Jennifer Egan tocca, nel 2010, l’acme della sua produzione letteraria. A Visit From the Goon Squad (il titolo originale) è un romanzo stratificato, multiforme e ingegnoso, meritevole di aver reso l’autrice una scrittrice “inclassificabile”, per la sua tendenza a costruire strutture articolate e complesse sorrette, però, da una prosa concisa e limpida.

Anche in questo caso, realtà e finzione si incontrano. Il testo, infatti, trae spunto da un fatto realmente accaduto nel 2006, mentre Jennifer Egan stava svolgendo ricerche per quello che sarebbe diventato, qualche anno dopo, Manhattan Beach.

Tutto si svolge nell’arco di una sera, come si legge su Minima et moralia: stanca per il lavoro sul romanzo storico, le difficoltà legate al mutuo della casa e alla famiglia e la preoccupazione per il suo ex fidanzato con un tumore al pancreas (un certo Steve Jobs), Egan incontra la madre in un ristorante per concedersi un momento di pausa dalla frenesia quotidiana.

E, una volta in bagno, scorge spuntare dalla borsa di una donna un portafoglio, tanto in vista quanto semplice da rubare e nascondere con sé. Ma che cosa sarebbe successo se lo avesse fatto davvero? Chi ha letto il romanzo Premio Pulitzer lo sa: ad agire come una ladra ci penserà Sasha, la protagonista del racconto introduttivo de Il tempo è un bastardo e personaggio ricorsivo dell’intera raccolta.

A partire dall’episodio di Sasha si dipanano, così, le storie del suo capo, il dirigente discografico Bennie Salazar, e, a loro volta, quelle di alcuni individui che orbitano sia intorno a Sasha, sia intorno a Bennie, in una narrazione concatenata e stilisticamente originale (un capitolo è addirittura reso come una presentazione PowerPoint) in cui i personaggi crescono, invecchiano e si muovono in spazi e tempi differenti, da Napoli a un safari in Kenya.

Stilisticamente sui generis è anche, però, Scatola nera, spy story redatta nel 2012 e scandita in singoli tweet, che Egan ha scritto a mano, uno per uno, su un taccuino a causa della sua scarsa conoscenza del mezzo.

Fino a giungere, nel 2017, a Manhattan Beach, romanzo storico ambientato negli anni Trenta e Quaranta del Novecento e frutto di un lavoro lunghissimo, durato circa un decennio, nel corso del quale Jennifer Egan ha effettuato ricerche, interviste e approfondimenti – intramezzando un Premio Pulitzer e numerosi altri riconoscimenti – e ha indagato le origini del primato mondiale degli Stati Uniti, incrinato dopo l’11 settembre, focalizzandosi sulla condizione femminile, la vita dei porti newyorkesi e l’esistenza durante la guerra.

Manhattan Beach

Manhattan Beach

Il primo romanzo storico di Jennifer Egan segue le vicende di Anna Kerrigan e Dexter Styles, che, dopo essersi incontrati nel 1934, si ritroveranno una decina di anni dopo nel colmo della Seconda Guerra Mondiale. Tra sommozzatori, marinai, banchieri aristocratici e criminali, l'autrice delinea gli anni in cui le donne cominciarono a conquistare indipendenza e libertà e l'America divenne una grande potenza militare.
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Arriverà nel 2022, infine, un “sibling sequel” de Il tempo è un bastardo, intitolato The Candy House: una sorta di “romanzo fratello” che, come riporta Literary Hub, amplierà i confini e la schiera di personaggi del libro del 2011, riprendendone alcuni volti e virando ancora di più la propria attenzione verso l’innovazione digitale e i cambiamenti repentini del nostro mondo.

E chissà che cosa predirà, questa volta, la mente prodigiosa di Jennifer Egan.

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