Nell’estate del 1933 una ragazza americana di nome Irma Brandeis si trovava in Italia per studio e per piacere. Ma voleva anche conoscere il suo poeta preferito, Eugenio Montale. Il 15 luglio bussò timidamente alla porta del Gabinetto Scientifico e Letterario Vieusseux di Firenze, dove lui lavorava, e fu proprio il il grande scrittore italiano ad aprirle, come ricordato in un articolo del Corriere. Da quel primo incontro nacque un amore difficile e disperato, ben documentato nel fitto carteggio tra i due (156 lettere), avvenuto tra il 1933 e il 1939.
Il nome di quella giovane dagli occhi chiari ormai si è perduto nella bruma del tempo, ma chiunque abbia letto Montale non può non ricordare la Clizia idealizzata dal poeta, soprattutto nella raccolta Le occasioni (1928-1939). Lui la fece diventare molto di più di una donna da amare: era la sua musa, il suo “visiting angel”, una figura mitica e mistica capace di risollevarlo e di ridare senso alla sua vita.
Eugenio Montale nacque a Genova nel 1896. Dopo aver seguito studi tecnici, si dedicò per alcuni anni allo studio del canto, ma venne chiamato alle armi e prese parte alla Prima Guerra Mondiale come sottotenente di fanteria. Tornato dalla guerra, si dedicò alla poesia. Tra i più grandi poeti del Novecento, esordì nel 1924 con la raccolta Ossi di seppia. Dal 1929 fu direttore del Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux a Firenze, dove si era trasferito nel 1927. Fu proprio lì che conobbe Irma Brandeis.
Capelli neri a caschetto, occhi azzurrissimi, Irma Brandeis giunse in Italia nell’estate del 1933. Nata nel 1905 da una ricca famiglia ebraica newyorkese di origine austro-boema, Irma si dedicò fin da giovane a studi sulla letteratura italiana e in particolare su Dante. Dopo aver letto l’esordio letterario di Montale, decise di volerlo incontrare. I due si conobbero nel luglio del 1933 e iniziarono subito una storia d’amore, che si concluse bruscamente nel 1938.
Irma ed Eugenio iniziarono quindi a vedersi nell’estate del 1933, ma raramente da soli. Solo in agosto, qualche settimana dopo il primo incontro, lui cominciò a scriverle da Parigi e da Londra, dove si trovava con Drusilla Tanzi e il marito di lei, il critico d’arte Matteo Marangoni. Solo a settembre, tornato in Italia, il poeta e la sua amata poterono finalmente ritrovarsi per una notte indimenticabile per entrambi.
Nell’autunno dello stesso anno Irma ritornò in America, ma il ricordo di quella notte non lasciava nessuno dei due. Nel frattempo, però, Montale aveva iniziato anche una storia drammatica con Drusilla, che aveva verso di lui un atteggiamento possessivo e geloso. Sebbene il poeta attendesse l’estate del 1934, che gli avrebbe riportato Irma, su di lui era calata l’ombra di Drusilla (che nelle lettere lui chiamava X), dei suoi ricatti e delle minacce di suicidio. Nonostante l’amore per la Brandeis, il poeta non riusciva a lasciarla.
L'amore che non fu tra Eugenio Montale e Maria Luisa Spaziani
Lei poetessa e traduttrice di Proust, lui uno dei più grandi poeti del Novecento: tra di loro si chiamavano la Volpe e l'Orso e vissero un'amicizi...
L’esistenza di Montale divenne disperata, ma il carteggio con Irma Brandeis non finì. Nel 1938, con la guerra che si avvicinava, lei non poté più tornare per colpa delle leggi razziali, dato che era ebrea. Furono anni di passione a distanza, con il desiderio di ritrovarsi a New York. Smisero di scriversi solo nel dicembre del 1939. “Io ti voglio bene più dei miei occhi e non so perché insisto a restar vivo”, le disse, prima di salutarla per sempre.
Montale si rifugiò nella storia con Drusilla, da lui soprannominata Mosca. La sposò nell’aprile 1962, poco più di un anno prima della morte di lei. Irma, però, rimase a lungo nei suoi sogni, ma più come un angelo che come un’amante: in un bigliettino del 1981, tre mesi prima di morire, la definì “my divinity”. I due avrebbero dovuto finalmente rivedersi, ma non ci riuscirono: fu il destino a decidere per loro.
Nel 1990, quando anche Irma Brandeis era vicina alla fine, le venne chiesto perché, dopo tutto quello che era successo, avesse comunque cercato di rivedere Montale. Lei rispose che le era sembrava “insensato” non vedersi per un’ultima volta, nonostante quanto era successo.
Irma Brandeis
“Siamo diventati amici!”, scrisse Irma in una delle sue lettere all’amica Jean Cook, parlando del primo incontro con Montale, come ricordato da Il Corriere . “Abbiamo parlato di Ezra Pound, di T.S. Eliot, dell’Inghilterra, dell’America e dell’Italia”.
Di Montale disse anche che era “vestito con buon gusto”, ma anche che era “davvero semplice, alquanto brutto e spesso, persino, piatto”. Sembrerebbe un inizio difficile, ma la Brandeis era già incantata da lui: “il grande poeta non sa parlare. Mi dice, umilmente, delle cose stupide. E mi piace adesso, non perché somiglia tanto alla sua opera, ma perché non ci somiglia affatto!”
Due rare immagini di Irma Brandeis e Montale negli Anni Trenta
Si rividero solo il 5 settembre 1933, in una notte che fu indimenticabile per entrambi, come ricordato da Montale in una sua lettera all’amata:
Non dimenticherò mai quel ritorno tra scale acque e terrazze. Mi sentivo ubriaco non di quel fiasco a triplo fondo, cara Irma, ma di te e della tua presenza. E dopo… quando si è stati così felici almeno per un’ora si può fare ancora qualcosa per essere riconoscenti alla sorte e per vincere le difficoltà.
Eugenio Montale da giovane
Così Eugenio Montale scriveva direttamente a Irma Brandeis in una delle lettere contenute nella raccolta Lettere a Clizia:
Mia cara Irma,
lo so non conosco ancora tutto, ma so che non ho mai incontrato una donna come te e che certamente nessun uomo potrà sentire per te quello che io sento…
Ma non desidero ingannarti.
Devi sapere che sono un uomo assai stanco, probabilmente sulla fine
della propria carriera… poetica e sfiduciato di dover scrivere in una lingua che nessuno capisce e che non si adatta più alla vita di oggi.
Un uomo poco tagliato per la vita, tanto in Italia che in America.
E nondimeno…
Penso che tu potresti salvarmi…(25 Settembre 1933)
Irma Brandeis, musa di Montale
Oh mia cara, Irma mia cara,
come hai pensato che ho scritto – qualunque cosa avvenga – quando nulla sapevo della morte di tuo padre e quando non sospettavo che una parola così, cadesse su un terreno devastato?
Io mi sento vincolato a te in qualunque modo, ma ti riconosco il diritto alla tua libertà se non potrò offrirti una vita più decente.
E spero, e come!
In una soluzione possibile anche se ci sono del giorni nei quali mi augurerei di morire felice dopo aver passato un mese con te (30 giorni e 30 notti) – se tu potessi dopo ritrovare ancora la pace e la tranquillità.
Non vorrei farti del male in nessun modo.(9 Novembre 1933)
Eugenio Montale nel 1972
Mia cara Irma,
Ti prego di togliermi da questa perplessità,
sai che ti voglio bene, più bene di prima, ma ci sono giorni, come questo, in cui privo di notizie, pieno di freddo, di guai e malinconie, io non riesco a vederti – e starnazzo nel buio come un pipistrello.
Ti voglio bene e non ti vedo.
Sei viva?
Esisti?
Che cosa sta macchinando l’ignobile destino?
Non è questione di fede; io ho fede in te e benedico il giorno in cui t’ho incontrata.
Ma sento la mia debolezza, sento il varco di 10.000 miglia, sento l’ingiustizia della sorte.
Sono immerso in preoccupazioni d’ogni genere, e ancora debbo rimandare di qualche giorno la lunga lettera che ti devo.
Ma se non ricevo altre tue notizie io mi perdo nel buio e attendo… E non oso scrivere.(1 Dicembre 1933)
Eugenio Montale nel 1975
Mia cara Irma, io sono abituato a cibarmi di nuvole e lontananze, ma tu meritavi qualcosa di meglio !
Io sarò sempre tuo, a tua disposizione, pronto a fare quello che vorrai, e persino a pensare quello che vorrai farmi pensare…
Non desidero di meglio che pensare con la tua testa e vedere coi tuoi occhi.(5 dicembre 1933)
Eugenio Montale negli Anni Settanta
Dearest Irma,
le tue lettere sono un tesoro che non riesco neppure a rileggere tanto sono preziose.
Le tengo chiuse in un cassetto…(5 Dicembre 1933)
Eugenio Montale con la moglie Drusilla Tanzi
Nel 1934 Montale cominciò però a frequentare anche Drusilla Tanzi, che poi sposò negli Anni Sessanta. Continuò a scrivere a Irma, ma dopo un incontro nell’estate del 1934 la loro relazione divenne solo epistolare. Smisero di scriversi solo nel dicembre del 1939. Nel 1981, poco prima che Montale morisse, si scrissero di nuovo per progettare un incontro, che non avvenne mai.
Eugenio Montale nella celebre foto di Ugo Mulas (1970)
In data 13 settembre 1981 Clizia annotò nel suo diario (poi diffuso e pubblicato dall’amica Jean Cook): “Telefonata da Glauco C(AMBON). Montale è morto”.
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