Il colore di Alice Walker
La storia dell'autrice del romanzo "Il colore viola": grazie alla nuova edizione del suo libro più celebre, torna a raccontarci la sua America, precipitata in un nuovo incubo
La storia dell'autrice del romanzo "Il colore viola": grazie alla nuova edizione del suo libro più celebre, torna a raccontarci la sua America, precipitata in un nuovo incubo
Dopo quasi quarant’anni dalla prima pubblicazione, nell’ottobre del 2019 Il colore viola è uscito in una nuova edizione per i tipi di BigSur. Nel 1982 il romanzo di Alice Walker conquistò critica e lettori, facendole vincere Premio Pulitzer e National Book Award: era la prima scrittrice afroamericana a conquistare entrambi i riconoscimenti. Tre anni dopo, Steven Spielberg lo portò al cinema nell’omonima pellicola.
Scritto in forma epistolare, il romanzo racconta una storia familiare che è ancora viva e fresca: quella delle due sorelle Celie e Nettie, con un passato di violenze in famiglia. Alice Walker ci fa entrare nella loro vita, toccando temi universali come la violenza sulle donne, il razzismo e la sessualità femminile, tematiche da sempre care alla scrittrice.
Caro Dio,
ho quattordici anni. Sono una Sono sempre stata una brava ragazza. Magari mi puoi dare un segno per farmi capire cosa mi sta succedendo. La primavera scorsa dopo che è nato il piccolo Lucious li ho sentiti che bisticciavano. Lui la tirava per il braccio. Lei diceva “È troppo presto, Fonso, non sto bene”. Alla fine l’ha lasciata in pace. Passa una settimana, lui la tira per il braccio un’altra volta. E lei “No, non me la sento. Non lo vedi che sto già mezza morta, e poi con tutti questi bambini.”
Caro Dio,
oggi lui mi ha picchiato perché dice che in chiesa ho fatto l’occhiolino a un ragazzo. Può darsi che avevo qualcosa nell’occhio ma non ho fatto nessun occhiolino. Manco li guardo gli uomini. Proprio no. Le donne invece le guardo, perché non mi fanno paura. Magari pensi che siccome mamma mi diceva le parolacce sono ancora arrabbiata con lei. Invece no. Mi dispiace per mamma. Ha cercato di credere alle storie che le raccontava lui ed è questo che l’ha ammazzata.
Attivista e femminista, in una recente intervista per La Lettura Alice Walker ha spiegato il motivo per cui aveva scelto proprio il viola.
Quando osservavo i colori della natura mi sembrava che predominassero il giallo e il rosso. Ma più prestavo attenzione a ciò che mi circondava e più mi rendevo conto che il viola è ovunque. Non lo notiamo subito perché si nasconde facilmente. Ma è sempre stato lì. La stessa cosa accade con la violenza sulle donne: tu pensi che non esista perché si verifica nel privato domestico, lontano dagli occhi. Ma è sempre stata lì. Nessuno sa che cosa accada a Celie finché lei non trova il coraggio di esprimersi. Ed ecco che compare il colore viola. La storia di Celie è la storia di tante donne. È una liberazione.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la storia di Alice Walker…
Nata il 9 febbraio del 1944 in Georgia, Stati Uniti, Alice Malsenior Walker è l’ottava figlia di una coppia di mezzadri. “Eravamo poveri ma non ci consideravamo tali“, ha raccontato al Corriere. “I miei genitori costruirono la scuola che frequentavo. E la ricostruirono quando venne bruciata dal Ku Klux Klan. Ero felice nonostante vivessi la realtà del Sud segregazionista. E, se mi guardo indietro, capisco quanto sono stata fortunata ad appartenere a una comunità simile”. A otto anni, a causa di un colpo di fucile sparato accidentalmente dai fratelli, diventa cieca a un occhio: l’incidente la porta a diventare timida e introversa. Inizia così a dedicarsi alla scrittura e alla lettura.
Studentessa brillante, Alice Walker nel 1965 si laurea in Legge grazie a una borsa di studio ottenuta per meriti personali. Proprio durante il college inizia a interessarsi al movimento per i diritti civili e nello stesso anno conosce e si innamora di Mel Leventhal, avvocato ebreo di diritto civile, che sposa due anni dopo a New York. Si trasferiscono a Jackson, Mississippi: sono la prima coppia mista sposata legalmente dello stato. Tale “primato” li porta a essere perseguitati dal Ku Klux Klan. Nel 1969 nasce la loro unica figlia, Rebecca, ma qualche anno dopo la coppia divorzia.
Dopo aver pubblicato una raccolta di poesie, durante il college, Alice Walker si dedica principalmente all’attività di consulente legale per gli afroamericani e all’attivismo. Il suo vero debutto come romanziera è nel 1970, con La terza vita di Grange Copeland. Il successo, improvviso e sconvolgente, arriva però nel 1982 con il suo quarto romanzo, Il colore viola.
Ho capito che dovevo scrivere Il colore viola quando vivevo a New York. Lavoravo come editor per la rivista femminista “Ms.”, era la seconda metà degli anni Settanta. All’epoca ero sposata. Tuttavia, per nascere e svilupparsi, i protagonisti del libro esigevano una vita di campagna, esigevano alberi di mele e spazi verdi. Così mi sono trasferita in California e sono nate Celie e Nettie. I miei personaggi hanno cominciato a parlare. Trasferirsi è stato doloroso perché mi ha allontanato da mio marito. Dopo il divorzio ho trovato un nuovo compagno. Vivevamo liberi nella natura, nuotavamo e facevamo passeggiate. In un anno il libro era pronto.
Il colore viola diventa un bestseller in tutto il mondo (il Italia viene tradotto per la prima volta nel 1984) e nel 1985 Steven Spielberg lo porta sul grande schermo. Il film ottiene 11 nomination agli Oscar, ma non ne vince nemmeno uno: resta un successo di critica e di pubblico. Alice Walker dice però di non aver amato subito la pellicola tratta dal suo romanzo.
La prima volta che vidi il film pensai: “È terribile”. Spielberg aveva tagliato scene per me essenziali. Poi lo rividi a New York la sera del debutto. La gente rideva e piangeva. Così cominciai ad amarlo. Considero quel film un ottimo insegnante. Rappresenta qualcosa di potente e di emozionante.
Il successo del libro e del film incide anche sulla vita personale di Alice Walker, che proprio in quegli anni si allontana dalla figlia Rebecca.
Finito il romanzo ero felice. Piangevo ed ero felice. Poi sono arrivati due grandi premi, uno dopo l’altro, e la mia vita non è stata più la stessa. Sono sempre stata introversa. Amo stare sola. Il successo del libro e l’adattamento cinematografico di Spielberg, nel 1985, richiesero la mia presenza in pubblico e la conseguente, dolorosa, lontananza dalla famiglia. Rebecca ha sofferto molto per la mia assenza. Il lato positivo è stato il successo di un libro a cui tenevo tantissimo e che ha aiutato altre persone ad accettarsi per quello che erano.
In seguito al successo del libro e del film, la vita di Alice Walker cambia. Continua a scrivere, pur non ottenendo lo stesso riscontro di pubblico, e a battersi come attivista per i diritti di donne, lesbiche e afroamericani. Negli anni Novanta si lega alla cantautrice Tracy Chapman: una storia bellissima, come da lei raccontato al Guardian, tenuta sempre privata.
Ero innamoratissima di lei, ma erano solo affari nostri.
Oggi il messaggio de Il colore viola è più attuale che mai, soprattutto in un paese nuovamente venato di odio come gli Stati Uniti.
Questo libro ci dice che non si può essere felici provando odio. Oggi viviamo in una società colma di risentimento, nella quale nessuno si può sentire al sicuro. […] Il mio Paese è attraversato da una profonda misoginia. È come se ci fossimo risvegliati in un incubo. L’unico modo per salvarci è studiare, cercare di capire il mondo e liberarci da opinioni precostituite.
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