“Tra le principali funzioni (sociali) di un diario c’è proprio quella di essere letto furtivamente da altre persone, quelle persone (come i genitori e gli amanti) sui quali si è stati crudelmente sinceri solo nel diario”. Così scriveva Susan Sontag nel 1958 in uno dei tanti taccuini compilati dall’adolescenza fino alla morte. E di certo lei era più che schietta nei suoi diari, oggi pubblicati nella raccolta Rinata dalla casa editrice nottetempo.

Rinata. Diari e taccuini 1947-1963

Rinata. Diari e taccuini 1947-1963

"Rinata" coglie e rivela l'autrice mentre è pienamente immersa in una fase di "autoinvenzione", nella consapevole creazione di un'identità attraverso la continua indagine di tutto ciò che tende a ingabbiare l'io in una categoria (famiglia, omosessualità, matrimonio, maternità, ebraismo).
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Superficiale intendere il diario solo come il ricettacolo dei propri pensieri privati, segreti – come se fosse un confidente sordo, muto e analfabeta. Nel diario non mi limito a esprimere me stessa più apertamente di quanto potrei farei con un’altra persona; creo me stessa. Il diario è un mezzo per darmi un senso d’identità. Mi rappresenta come emotivamente e spiritualmente indipendente. Perciò (purtroppo) non registra semplicemente la mia vita concreta, quotidiana ma piuttosto – in molti casi- ne offre una alternativa.

Susan Sontag era consapevole di essere speciale e non era mai ironica quando si trattava di parlare del suo intelletto e delle sue capacità di scrittrice e saggista. Tanti libri diventati dei classici, come Sulla fotografia e Oltre la letteratura, ma era nei taccuini che usciva la sua personalità, con tutte le diverse sfaccettature. Nei suoi diari compilava liste di autori che avrebbe voluto leggere e di gruppi da ascoltare, che poi spuntava, ma si dava anche delle regole precise e banali, come quella di fare il bagno ogni giorno e lavare i capelli ogni dieci. E poi c’erano l’amore e il sesso.

Sulla fotografia. Realtà e immagine nella nostra società

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In questo saggio Susan Sontag esamina tutti i motivi, le suggestioni, i problemi e le relazioni, ripensati e riproposti, ma anche verificati allargando il discorso all'intera situazione culturale e politica del suo tempo.
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Oltre la letteratura. Conversazioni con Susan Sontang

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Questo libro raccoglie una serie di interviste a Susan Sontag, in un arco di tempo che va dal 1975 al 2002, e si propone come un cammino lungo l'evoluzione del pensiero della scrittrice americana.
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L’orgasmo mi fa concentrare. Ho una gran voglia di scrivere. L’arrivo dell’orgasmo non è la salvezza ma, qualcosa di più, la nascita del mio ego. Non posso scrivere finché non trovo il mio ego. L’unico tipo di scrittore che potrei essere è il tipo che si espone… Scrivere è spendersi, giocarsi d’azzardo. Ma fino ad ora non mi era piaciuto nemmeno il suono del mio nome. Per scrivere, devo amare il mio nome. Gli scrittori sono innamorati di se stessi… e i libri che scrivono nascono da quell’incontro e da quella violenza.

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"Voglio andare a letto con molte persone, voglio vivere": i diari di Susan Sontag
Foto: Wikimedia
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