Effequ adotta per prima la "ə": perché non una è "stronz**a" come dice qualcuno
Effequ sarà la prima casa editrice ad adottare lo Schwa, ovvero il genere neutro, nelle sue prossime pubblicazioni. Una decisa virata verso l'inclusività.
Effequ sarà la prima casa editrice ad adottare lo Schwa, ovvero il genere neutro, nelle sue prossime pubblicazioni. Una decisa virata verso l'inclusività.
Quella sul genere è una battaglia che va avanti da moltissimo tempo e su cui, temiamo, non verrà mai messa la parola fine. Troppo distanti e diverse le opinioni di chi, da una parte, vede un retaggio ormai antiquato nella declinazione “o” o “a” al maschile e femminile”, e, dall’altro, invece, chiede a gran voce di preservare la distinzione, con conseguente separazione netta anche in vari ambiti della vita, dallo sport, ai giocattoli, fino ai mestieri, per uomini e per donne.
Qualcuno che, ultimamente, sta andando controcorrente rifiutando l’idea di generi separati in realtà c’è: in Italia è appena arrivata la prima casa editrice che, nelle proprie opere, adotterà lo Schwa, il fonema, largamente usato nella lingua inglese ma molto diffuso anche nella trascrizione di alcune parole del Sud Italia, che indica proprio un genere neutro.
Nella nostra lingua non è previsto n genere neutro come, ad esempio, in inglese (it) o nello svedese, che infatti usa hen già da molto tempo nelle scuole, per evitare distinzioni tra bambini e bambine e farli crescere in un clima di gender neutrality, così c’è bisogno dello Schwa. E la casa editrice fiorentina effequ, sotto la guida di Silvia Costantino e Francesco Quatraro, ha deciso proprio di adottare questo fonema a partire dalle prossime pubblicazioni, in favore di una inclusività sempre maggiore, accogliendo in questo senso anche quanto proposto dalla sociolinguista Vera Gheno nel suo Femminili Singolari, ma non solo.
In italiano – scrive Gheno – alcuni tentativi per far riemergere una sorta di neutro hanno portato all’impiego, nello scritto, dell’asterisco in fine di parola: car* tutt*; un uso interessante e molto espressivo, forse più elegante del raddoppio care tutte e cari tutti, che può effettivamente diventare molto farraginoso, ma con un difetto che non può che limitarne l’impiego su ampia scala: l’impronunciabilità.
Da qui l’idea, per Silvia e Francesco, di usare il fonema ə, come hanno dichiarato:
La linea editoriale di effequ si basa sull’attenzione alla lingua e all’espressione: nei Saggi Pop, collana per definizione ibrida e trasversale, questo si è da sempre manifestato nella ricerca di proposte semplici ma autorevoli, inclusive ma non invasive. Per questo parliamo di una saggistica ‘pop’, ovvero che sia schiettamente popolare, leggibile da chi è esperto di un tema specifico come da chi lo ha appena scoperto. La narrativa è leggera e inquieta come le Rondini da cui prende il nome, e la sua ricerca si declina nella ricerca di voci italiane originali, capaci di rappresentare il momento che viviamo, che si spingono oltre il semplice narrare e sono in grado di arrivare, davvero, a tuttə.
Niente di rivoluzionario, però, ma un passo assolutamente normale da compiere per raggiungere l’inclusività. Anche se, come ha scritto Silvia in un post, a giudicare dalle reazioni forse non tutti la pensano così.
Lo leggerete, forse, tra poco e altrove, ma di recente ci hanno chiesto: pensate di aver fatto qualcosa di...
Pubblicato da Silvia Costantino su Lunedì 19 ottobre 2020
Quasi scontato che, fra le tante voci che si sono inserite nel dibattito, ce ne sia anche qualcuna (più d’una) che ha trovato ridicola e fuorviante la scelta di effequ, arrivando a definirla una “stronz**a”, come spesso accade con tutto ciò che non si comprende bene e di cui, soprattutto, non si comprende l’importanza per altre persone; parliamo ovviamente dei “paladini” del genere, che probabilmente non riescono a concepire l’idea che qualcosa semplicemente non sia incasellabile in nessuna categoria. Ma a loro la risposta migliore l’ha data proprio Vera Gheno.
Giorno nuovo, nuova discussione sullo schwa (mea culpa, mi ci sono infilata a mo' di kamikaze perché non riuscivo a...
Pubblicato da Vera Gheno su Lunedì 19 ottobre 2020
[…] Non so se è merito dell’educazione che mi hanno impartito i miei genitori, o dei maestri che ho avuto – scrive la sociolinguista nel suo post – ma sono felice di non avere generalmente il bisogno, la compulsione di definire ‘stronzata’ o ‘cagata pazzesca’ ciò di cui qualcun altro si occupa. Se non mi interessa, semplicemente passo oltre, consapevole del fatto che non posso conoscere proprio tutto, e che magari quella che a me lì per lì pare davvero ‘una stronzata’ per qualcun altro non lo è.
Questi alcuni dei libri a tema inclusività pubblicati da effequ.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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