Vera Gheno: "Se hai un problema con i femminili hai un problema con le femmine"

Se è vero che le parole creano mondi - ed è vero -, sta a noi decidere di dare forma a un mondo in cui il maschilismo non definisca più la realtà.

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"Mi chiamo Espérance Hakuzwimana Ripanti, sono una donna, sono nera e italiana"

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“Facciamoci caso: la prima forma di offesa nei confronti è sempre quella, ma il maschio, spesso, viene insultato come ‘figlio di puttana’. Rendiamoci conto di quanto il linguaggio che usiamo tutti i giorni è sessista anche se lì per lì non ci facciamo caso”.

Femminili singolari è solo l’ultimo libro di Vera Gheno, sociolinguista, traduttrice è già gestrice – mi raccomando, non gestore – dei social dell’Accademia della Crusca e ora di Zanichelli Firenze, e ha un sottotitolo che è un’affermazione:

Il femminismo è nelle parole

Qualcuno dirà che non è vero. Più di uno dirà, “che palle, queste femministe!”.

Che il maschilismo sia, a oggi, ancora dominante nelle nostre parole e nel linguaggio in generale, però, oltre a essere innegabile, è abbastanza evidente: basti contemplare l’evidenza di vocaboli o modi di dire che al maschile hanno un’accezione normale e al femminile assumono i tratti di un insulto (passeggiatore| passeggiatrice, buon uomo/ buona donna, cane/ cagna, maiale/ maiala, etc…).

Del resto in molti, anche donne, continuano a opporsi all’utilizzo dei femminili – scomodando a torto la correttezza dell’italiano che li prevede e, quindi, perché non usarli? – e ostinandosi a declinare al maschile i titoli professionali, anche quando identificano una professionista.

Così l’ingegnera stessa spesso si presenta come ingegnere; l’architetta viene interpellata come architetto + il suo cognome; la ministra fa inorridire molti; per non parlare di muratrice.

Invece di opporci a priori varrebbe prima la pena di capire le ragioni per cui

a) questi femminili ci sembrano tanto strani o, addirittura, sminuenti;
b) è importante che impariamo a usarli e anche a pretenderli, se siamo donne.

Scopriremmo quello che già dovremmo sapere: che viviamo in una società maschilista di cui, frequentemente, anche chi maschilista non è resta vittima.

Se è vero che le parole creano mondi – ed è vero -, sta a noi decidere di dare forma a un mondo in cui il maschilismo non definisca più la realtà.

Questa intervista e il libro di Vera Gheno sono un ottimo punto di partenza per metterci in discussione.

I libri pubblicati da Vera Gheno sono:

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