Vita di Pi

Recensione e trama

Vita di Pi di Yann Martel è un viaggio ispirato e meraviglioso, un racconto straordinario, un inno all’immaginazione e al potere creativo delle parole.

È la storia incredibile di Pi Patel, un ragazzo indiano che, in viaggio su una nave con la sua famiglia e alcuni animali del loro zoo per raggiungere il Canada, si trova ad affrontare un naufragio nel quale sopravvivono solo lui, una zebra, un orango, una iena e una tigre, chiamata Richard Parker.

Ben presto sulla scialuppa rimangono solo lui e la tigre, e Pi prende una decisione impensabile: sceglie infatti di ammaestrare Richard Parker, mentre, insieme, lottano contro l’oceano, la fame, la sete, le tempeste, i periodi torridi e gli squali.

Un viaggio che sfida la logica e che lancia una domanda ben chiara: perché vale la pena sopravvivere?

I motivi che si possono trovare nel romanzo sono molteplici, dalla fede alla compagnia alla speranza: davanti alla paura e al dolore, condizioni in cui versa un naufrago come Pi, quale è quella vincente?

Si tratta di una risposta che ogni lettore può (e deve) dare da sé, così come l’interpretazione stessa della storia: si può credere all’avventura di Pi?

Risposte che vanno date non con la ragione, ma col cuore, che guida Pi nel suo viaggio di sopravvivenza e che può guidare il lettore nella storia e può portarlo a stupirsi del fatto che la vita che sconfigge la morte è un miracolo.

Con un stile poetico ed evocativo, l’autore ci fa salire sulla scialuppa di Pi, promettendoci che, se ci fideremo di lui, ne usciremo un po’ cambiati.