Il signore delle mosche
Gli uomini producono il male come le api producono il miele
William Golding
Consigliato a
Chi cerca un romanzo che metta a nudo la natura umana nei suoi aspetti più crudi e senza edulcorazioni, non risparmiando un accentuato pessimismo rispetto all’idea di bontà dell’uomo.
Il nostro voto
Recensione e trama
Scritto nel 1952 ma pubblicato solo due anni più tardi, la prova d’esordio, nonché lavoro più conosciuto, dello scrittore britannico William Golding è stata in grado di vendere ben 14 milioni di copie nei soli paesi anglofoni, aiutata anche da una pubblicazione in versione economica uscita nel 1959 negli Stati Uniti.
Il romanzo presenta una vaga contestualizzazione temporale, attraverso cui il lettore viene a sapere soltanto di trovarsi nel bel mezzo di una non meglio precisata guerra; dopo una evacuazione, un aereo britannico diretto verso l’Australia precipita al largo delle coste del Pacifico, lasciando i suoi occupanti sperduti su una remota isola deserta. Il gruppo dei sopravvissuti è composto esclusivamente da ragazzini in età preadolescenziale e da bambini di età ancora inferiore, tutti appartenenti alla rispettabile borghesia inglese, che, abbandonati in una sorta di paradiso terrestre dall’aspetto però ostile e sconosciuto, dovranno necessariamente organizzarsi e darsi delle regole per riuscire a sopravvivere.
La compagnia è composta dal biondo Ralph e dal compagno che guadagnerà suo malgrado l’appellativo di “Piggy” per via del suo evidente sovrappeso, i primi a trovare una conchiglia marina da usare come corno per richiamare l’attenzione degli altri; ci sono poi, fra gli altri, i gemelli Sam ed Eric, e Jack, “capo” del gruppetto composto dai coristi.
Saldamente ancorati alla ferrea educazione ricevuta in famiglia, dapprima i ragazzi istituiscono una specie di società perfetta, cercando di autogestirsi ed organizzarsi anche senza la supervisione di un adulto; ma l’orlo del precipizio è proprio dietro l’angolo e, frenati da paure ancestrali e del tutto irrazionali dovute all’inospitalità del luogo e alla disabitudine rispetto a quel tipo di vita, ben presto i ragazzi regrediranno ad uno stato primordiale, dove non esistono più comportamenti sociali o improntati all’etica e al rispetto reciproco, e si va avanti contando solo sul puro istinto bestiale e mostrando il lato più selvaggio e bruto della natura umana.
“Il Signore delle mosche” può essere considerato a pieno titolo il romanzo-manifesto dell’intera poetica di Golding, incentrata sulla concezione totalmente pessimistica dell’essere umano, dedito inevitabilmente al male e provvisto di un animo cattivo che neppure il vivere in società riesce a smorzare.
Il fatto che i protagonisti della vicenda siano proprio i bambini, quelli che iconograficamente rappresentano l’ideale di purezza ed innocenza del genere umano, non è altro che un’ulteriore prova del pensiero di Golding, convinto che la natura maligna dell’uomo si possa palesare precocemente se messa nelle condizioni di mostrarsi, e sia insita, radicata nell’animo prima ancora che quest’ultimo venga “sporcato”, corrotto in età adulta. Quello dell’autore è, insomma, un pensiero diametralmente opposto a quello di Rousseau, per il quale è il vivere in società a corrompere l’uomo che invece, di natura, sarebbe buono, e molto più vicino a quello di Lutero, il quale sosteneva che l’uomo non è altro se non un “contenitore di dannazione”.
Fra le varie allegorie riscontrabili nel romanzo, si può evincere anche una teorizzazione della nascita dei totalitarismi secondo Golding, evidente nella contrapposizione tra Ralph e Jack per assurgere al ruolo di leader. Sarà il secondo a spuntarla, cavalcando l’onda della paura primaria dei ragazzi, quella dell’ignoto, dello sconosciuto, delle belve che possono popolare l’isola, proponendo di lottare e di abbatterle coraggiosamente, proprio come hanno fatto tutti quei leader che, approfittando della paura generale dei propri popoli rispetto al contesto vissuto, hanno assunto il comando anche macchiandosi di atti criminosi “giustificati” dalla collettività perché visti “necessari” come unica arma salvifica per abbattere il nemico. Quando però ci si accorge di essere oppressi dal potere di quello stesso leader, è troppo tardi per uscirne, e solo un intervento esterno può porre fine alla situazione, esattamente come capita a Jack , destituito dall’arrivo del capitano, figura ritenuta unanimemente autoritaria.
Dettagli
Informazioni sull'autore
Nato in Cornovaglia, Sir William Gerald Golding ottenne una laurea in Lettere e Filosofia ad Oxford nel 1935; insegnante di inglese “prestato” ...
- William Golding
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