Sembrava bellezza
"Sembrava bellezza" è un romanzo sull'impietoso trascorrere del tempo, e su come nel ripercorrerlo si possano incontrare il perdono e la tenerezza, prima di tutto verso se stessi. Un romanzo di madri e di figlie, di amiche, in cui l'autrice mette in scena le relazioni, tra donne e non solo.
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Consigliato a
Le donne, ma non solo. A chiunque voglia cogliere il senso di quanto sia effimera la bellezza e di quanto sia importante costruire altro, nella vita.
Il nostro voto
Recensione e trama
Teresa Ciabatti lo ha definito un “giardino delle vergini suicide, dove le vergini sono donne di mezza età”; e in effetti il suo Sembrava bellezza, settimo romanzo pubblicato dall’autrice e sceneggiatrice grossetana, parla di donne: di donne in crisi, travagliate, sconfitte, combattute tra risentimento e sgomento del tempo che passa.
Soprattutto, parla di relazioni, fra amiche-nemiche, tra madri e figlie, ma non solo. Al centro della trama una donna, scrittrice, che dopo essere stata una reietta nei tempi della gioventù ha finalmente conosciuto il proprio riscatto, e il successo; tutto all’inverso di quanto successo a Livia, la ragazza più bella e popolare della scuola, rimasta impigliata in quella chimera di eterna giovinezza in seguito a un incidente, che nella mente della protagonista è riportata dalla sorella minore, Federica, la migliore amica del liceo.
Proprio quel punto di svolta, quell’incontro, spinge la protagonista a un tuffo non voluto nel passato, alla ricerca di una verità, su se stessa, su Livia, il tutto mentre cerca di destreggiarsi tra gli errori e le consapevolezze del proprio passato, il lavoro, gli amori, e tutto quanto è il suo “oggi”.
Ma il suo viaggio non è solo generazionale, è anche interiore, introspettivo, concreto. Mentre la figura di Livia assurge a straordinario monito reale, che ci ricorda cosa può succedere se la giovinezza si cristallizza in un presente immobile.
Come l’adolescenza, la mezza età rende difficile dimenticare il corpo, ti costringe a pensarci – spiega Ciabatti al Corriere – Gli uomini che raccontano la mezza età sono sempre tutti vigorosi, vero? La donna di mezza età in genere è raccontata come una madre. A me interessava costruire un giardino delle vergini suicide, ma abitato da vergini suicide di mezza età. Mostrare cosa succede quando si perde la giovinezza, la bellezza. Che poi, se mi chiede cos’è la bellezza… Non ne ho idea. So che quando finisce la giovinezza, la bellezza la perde anche chi non l’ha mai avuta: si accorcia la possibilità di desiderarla. Da ragazza mi dicevo: dopo l’estate tornerò, stupenda, con i capelli biondi, abbronzatissima… Piano piano, quello che desideri si rivela irrealizzabile. Fino a qualche anno fa il mio sogno era la villa con la piscina.
E svela che lo spunto del libro le è arrivato da
un caso clinico: la storia di un’ex insegnante scozzese, Jo Cameron. Dopo un’operazione all’anca scoprirono che non sentiva dolore a causa di un’anomalia genetica legata alla memoria. Il dolore è memoria del dolore. Se non avessimo memoria saremmo più felici? Mi interessava partire da studi scientifici, non volevo che fossero cose campate in aria. Devo ringraziare anche i reportage che ho fatto per La Lettura sui disturbi del sonno, sull’anoressia. Questo romanzo ho iniziato a scriverlo prima di saperlo, proprio attraverso quei viaggi nella malattia. Uno scrittore deve concentrarsi sulle sue ossessioni poetiche.
Dettagli
Informazioni sull'autore
Dopo la laurea in Lettere moderne alla Sapienza di Roma, Teresa Ciabatti ha frequentato la scuola di scrittura di Alessandro Baricco a Torino, esor...
- Teresa Ciabatti
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