Perché non sono femminista
Il femminismo a cui guarda con nostalgia Crispin sembra un’ascetica ed eroica rinuncia alle nuove strade che si aprono alle donne.
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Consigliato a
Ogni donna (e uomo) che intende davvero ridiscutere la propria visione del femminismo, trovando nuovi spunti di riflessione e una prospettiva diversa sul modo stesso di considerarsi femministe.
Il nostro voto
Recensione e trama
Negli ultimi anni sempre più spesso attrici, cantanti e celebrità proclamano la loro adesione al femminismo, soprattutto quello versione 2.0, che sarà cambiato nei contenuti ma non nella sostanza. Allo stesso tempo, però, altrettanto spesso sentiamo parlare di scandali sessuali, di molestie e di abusi, non da ultimo il clamoroso caso Weinstein che ha travolto proprio quella Hollywood dove tanti discorsi e parole sono state spese in favore del femminismo. Dunque qual è la vera natura di questo femminismo di nuova generazione di cui tante persone sembrano parlare senza realmente sapere di cosa? È davvero sufficiente limitarsi a condannare gli abusi sessuali o credere nell’elementare principio che donne e uomini abbiano gli stessi diritti per potersi considerarsi femministe?
Jessa Crispin, a lungo editore capo del blog Bookslut, nel suo saggio ha provato a rispondere ad alcune di queste domande, mostrando anche come il femminismo moderno, nel suo tentativo di essere il più inclusivo e universale possibile, abbia in realtà perso la sua carica rivoluzionaria, e soprattutto abbia perso di vista il suo vero obiettivo, che è, alla fine, riuscire a legare la lotta per l’emancipazione femminile a quella, ben più ampia, per il rovesciamento di uno status quo predefinito.
Non è un j’accuse verso le donne, semmai un pamphlet che ha lo scopo di fornire una prospettiva diversa e più oggettiva su una questione tanto complessa e spesso inflazionata, mostrando anche come dietro il cosiddetto “girl power” spesso si celi l’accettazione di quegli stessi valori che sono una fondante della società patriarcale, gli stessi da cui scaturiscono ingiustizie e disuguaglianze: il denaro, il potere, la sopraffazione del più debole per il raggiungimento dei propri interessi.
Proprio andando controcorrente, Crispin si riappropria di teorie più vicine al primo femminismo, quello del Novecento, cercando di immaginare nuovi valori e nuove pratiche per sviluppare un nuovo progetto, completamente diverso, che possa essere al contempo collettivo e radicale: ovvero una rivoluzione totale in cui non sia il diritto alla partecipazione per le donne la chiave di volta, ma il fatto di poter essere parte attiva nel processo di riforma di un intero sistema.
Da questo concetto, e da questa volontà di fornire una prospettiva del tutto nuovo e diversa sul femminismo di nuova generazione, allo scopo di imporre una riflessione sul tipo di valori che le donne intendano davvero trasmettere, si sviluppa Perché non sono femminista.
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Informazioni sull'autore
Critica, autrice, leader del pensiero femminista e redattore capo di Bookslut, Jessa Crispin ha iniziato a scrivere sul suo blog mentre lavorava pr...
- Jessa Crispin
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