Noi, bambine ad Auschwitz. La nostra storia di sopravvissute alla Shoah
Per combattere la paura, ci siamo immerse nell'assurda quotidianità di Birkenau cercando così di sopravvivere.
Noi, bambine ad Auschwitz. La nostra storia di sopravvissute alla Shoah
Consigliato a
Intenso, appassionato, crudo eppure veritiero fino in fondo. Il libro di Tatiana e Andra Bucci è una lettura irrinunciabile per chi ha paura di dimenticare l’orrore che gli uomini sono stati in grado di produrre quasi 80 anni fa.
Il nostro voto
Recensione e trama
Erano solo due bambine, Tatiana e Andra Bucci, quando la notte del 4 aprile 1944 arrivarono con il treno nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Con loro la mamma, Mira Perlow, di origine ebrea, la sorella di quest’ultima, Gisella, e suo figlio, Sergio De Simone, cugino delle due bambine, e altri familiari.
Tatiana e Andra, probabilmente scambiate per gemelle perché praticamente identiche, nonostante i due anni che le separano, vengono divise dalla mamma e, con il cuginetto, sono indirizzate nel Kinderblock, la baracca dei bambini destinati agli esperimenti del dottor Josef Mengele.
Mira, spedita con la sorella in un campo di lavoro, raccomanda alle sue bambine, in quelle rare occasioni in cui riesce a vederle, di non dimenticare mai i loro nomi; e questa raccomandazione sarà fondamentale quando, salvate dalla prigionia, Andra e Tatiana riusciranno a ricongiungersi ai familiari rimasti.
Ma le bimbe, stando nel campo, iniziano a rifiutare quella donna smagrita, rasata e sofferente che era diventata la loro mamma, e imparano a proteggersi a vicenda dagli orrori che vivono quotidianamente, mettendo su una corazza contro la morte che le sfiora ogni giorno.
Le bambine iniziarono a rendersi conto di essere nel campo di concentramento, e anche se in maniera confusa, si abituarono alla morte, non piangevano di fronte ai cumuli di cadaveri di ebrei come loro e non piansero nemmeno quando la mamma smise di andarle a trovare, accettando la possibilità che tra quei corpi potesse esserci anche la loro madre. Tatiana ricorda:
[…] Auschwitz è soprattutto il camino – ricorda Tatiana – Non so quando, ma a un certo punto sapevo di essere in quel posto chiamato Auschwitz e per me quel nome si legava alla ciminiera. […] Sta di fatto che io sapevo che lì dentro si inceneriva la gente. Uscivano anche fiamme, non solo fumo grigio. Vampate di fiamme, da cui pioveva come una nebbiolina grigia che si posava dappertutto. E si sentiva sempre quell’odore, io non capivo che cosa fosse. Dopo ho saputo che era carne bruciata.
Tatiana e Andra sono fortunante, nonostante tutto; nel 1945 vengono liberate, finiscono in Inghilterra, a Lingfield, nella tenuta di sir Benjamin Drage, usata come centro per l’accoglienza di bambini rimasti orfani, fino al ricongiungimento con la mamma, che, liberata anch’essa, non aveva mai smesso di cercarle e aveva chiesto aiuto al comitato per i rifugiati ebrei di Londra e alla Croce Rossa Internazionale, partendo dai numeri tatuati sulle braccia delle sue bambine che si era ricordata a memoria. Nel dicembre 1946 riescono a stringere di nuovo la mamma ma anche papà Giovanni Bucci.
Ad avere sorte diversa fu invece il piccolo Sergio, di cui abbiamo raccontato anche qui
La blockova, addetta alla sorveglianza della baracca dei bambini e delle donne, aveva avvertito le due sorelle:
Verranno degli uomini, raduneranno tutti voi bambini e vi diranno: chi vuole vedere la mamma e tornare con lei, faccia un passo avanti. Voi dovete rimanere ferme al vostro posto, non rispondere assolutamente nulla.
Così Tatiana e Andra fecero, mentre Sergio, da sempre abituato a vivere con la mamma, cadde nel tranello; fu trasferito al campo di concentramento di Neuengamme dove subì orribili esperimenti e infine morì.
Oggi Andra e Tatiana hanno trovato il coraggio di ripercorrere quella esperienza orribile per scrivere un libro, Noi, bambine ad Auschwitz. La nostra storia di sopravvissute alla Shoah, in uscita il 21 gennaio per Mondadori.
Dettagli
Informazioni sull'autore
Biografia non disponibile
- Tatiana e Andra Bucci
Cosa ne pensi?