Luride, agitate, criminali. Un secolo di internamento femminile (1850-1950)
Questo studio è una vera e propria anatomia dell’internamento femminile, un’ulteriore prova (se ce ne fosse bisogno...) di come la storia femminile sia stata segnata dal controllo sociale maschile e dai filtri del cosiddetto “senso comune”
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Consigliato a
Chi è pronto a leggere un ritratto crudo, intenso ma veritiero di quella che è stata una parte della nostra storia.
Il nostro voto
Recensione e trama
“Pericolose per sé e per gli altri”.
Così veniva scritto sui moduli clinici con cui i medici decidevano di internare nei manicomi le donne; era una dicitura generica, che comprendeva minorenni giudicate ingestibili dalla famiglia perché considerate “idiote”, vedove, orfane, prostitute o lesbiche.
La storica, ricercatrice e dottoressa in Studi di genere Candida Carrino ha raccolto le loro storie, e le loro testimonianze, in Luride, agitate, criminali. Un secolo di internamento femminile (1850-1950), edito da Carocci nel 2018.
Luride, agitate, criminali. Un secolo di internamento femminile (1850-1950)
Carrino ha svolto un lavoro certosino di indagine, analisi, raccolta, mettendo insieme decine di storie dolorose e tutte tristemente legate dallo stesso fil rouge: una considerazione della donna praticamente inesistente e un maschilismo imperante per qui chiunque fosse considerata “diversa” finiva in manicomio.
Lì, nelle strutture che le ospitavano, spesso per tutta la vita, venivano studiate, sottoposte a trattamenti inumani, all’elettroshock; nel suo intenso saggio Carrino porta alla luce un sistema orribile, in cui a essere coinvolte sono le famiglie, i medici, le istituzioni, l’intero sistema patriarcale.
Così, fra le pagine drammatiche di quella cronaca, si incontra ad esempio Maria Vittoria, che rivendica fino all’ultimo istante, con la forza delle parole, il suo diritto alla libertà, e poi Rosa, che nel suo silenzio e la nascita del figlio reclama l’accesso alla sessualità, o Camilla, esule anarchica, che resiste alla persecuzione politica e alla violenza delle pratiche psichiatriche. Più di tutto, ci sono le loro parole, che restano impresse come un pugno nello stomaco.
Carissimo fratello, vergo questi righi per farti noto del mio stato di salute […] Il dolore che ha provato il mio cuore nell’essere internata di nuovo in questo ospedale, non so descrivertelo.
Ed è, in effetti, davvero difficile anche solo immaginare l’insieme di emozioni e sentimenti contrastanti che queste donne incolpevoli, ma giudicate un pericolo dalla società, hanno potuto provare, fino a quando la legge Basaglia, nel 1978, ha definitivamente chiuso i manicomi che, per troppi anni, sono stati musei dell’orrore.
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Informazioni sull'autore
Dottore di ricerca in Studi di Genere, archivista, storica e ricercatrice, dopo aver riordinato gli archivi di tutti gli ex ospedali psichiatrici d...
- Candida Carrino
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