L'uomo che sussurrava ai cavalli

Recensione e trama

L’uomo che sussurrava ai cavalli di Nicholas Evans è una grande storia d’amore dal sapore dolce-amaro, un romanzo che parla di amicizia e del ritrovare se stessi nei luoghi e nei modi più inaspettati.

In una mattina d’inverno Grace, una ragazzina, esce a fare una cavalcata e viene travolta da un camion: l’incidente causa la morte della sua amica, uscita con lei, e l’amputazione della sua gamba.

Pilgrim, il cavallo che Grace ama tanto, è ferito gravemente e dovrebbe essere abbattuto.

Sia la ragazzina sia il cavallo mostrano i sintomi di un grande trauma psicologico: il cavallo sembra impazzito e non si lascia avvicinare da nessuno, mentre Grace è sempre triste.

Annie, la madre di Grace, decide allora di rivolgersi a un sussurratore, Tom, un uomo capace di comprendere i cavalli e di ammansirli.

Annie, Grace e Pilgrim partono allora per il Montana: sarà un viaggio che li porterà più lontano di quanto credono.

Annie è una madre, e in quanto tale è disposta a tutto per aiutare sua figlia, per ridarle quella fiducia e quella gioia di vivere che ha perso; ma è anche un donna, un essere umano, e porta con sé delle debolezze, dei sensi di colpa: per questo motivo il viaggio per aiutare Grace si rivelerà un viaggio per aiutare anche se stessa, un’occasione per riscoprirsi.

Riscoperta che passa sia nel rapporto con sua figlia, che viene recuperato, sia nella storia d’amore travolgente con Tom.

Il romanzo, scritto in uno stile semplice ma evocativo che rende la lettura piacevole, coinvolge chi legge: la storia di Grace e Annie è commovente e la figura di Tom lascia il segno.

E ci lascia con una domanda: la sofferenza può portare felicità?